VIGILIO papa
Diacono romano, nato agl'inizî del sec. VI e designato alla successione episcopale di papa Bonifacio II dal papa stesso, si vide preferiti prima Giovanni II, quindi Agapito. Seguì papa Agapito a Costantinopoli e, entrato in ottimi rapporti con l'imperatrice Teodora, quando Agapito morì a Costantinopoli, si fece garantire dall'imperatrice la successione. Ma, mentre ritornava a Roma, fu eletto in sua vece Silverio. Altrove (v. silverio papa) è detto come V. riuscisse a sbarazzarsi di Silverio e a farsi eleggere papa, quando ancora Silverio era vivo, il 29 marzo 537, col favore di Belisario. Malvisto dai Romani per il suo carattere avido, debole e violento insieme, accusato d'incerta ortodossia, poco stimato per i maneggi che, dalla morte di Bonifacio II, aveva sempre messo in opera per raggiungere il pontificato, doveva avere una parte malauguratamente celebre nella famosa controversia della condanna dei Tre Capitoli (v.), condanna che rientra nel quadro dell'attività politico-religiosa di Giustiniano e dalla quale l'intero episcopato occidentale repugnava, vedendo in essa un attentato alla fede sancita a Calcedonia. L'adesione di V. alla condanna ebbe per conseguenza uno scisma che per molto tempo separò da Roma i vescovi dell'Africa, della Gallia, dell'Italia Settentrionale, dell'Illiria e della Dalmazia. Soprattutto grave lo scisma di Aquileia.
Il 22 novembre 545 V., prope violenter deductus dai messi dell'imperatrice Teodora, s'imbarca a Costantinopoli dove giunge il 5 giugno 547 dopo aver avuto agio di constatare, in Sicilia, in Grecia e nell'Illirico, la decisa avversione di quei vescovi alla condanna dei Tre Capitoli formulata da Giustiniano nel 544. Mentre a Roma l'apocrisiario e futuro papa Pelagio si prodigava nell'alleviare le miserie della città stretta dai Goti di Totila, V. si era fatto precedere a Costantinopoli da lettere ferme e decise. Ma a Costantinopoli sia per le pressioni esercitate su di lui, sia per la speranza abilmente fattagli balenare di ricondurre alla comunione con Roma, attraverso la condanna dei Tre Capitoli, i monofisiti, modificò il suo atteggiamento. Alla fine giugno 547 rientra in comunione col patriarca Menas, rilascia quindi a Teodora e Giustiniano una dichiarazione segreta di condanna e infine, l'11 aprile 548, emette il famoso Iudicatum nel quale i Tre Capitoli erano esplicitamente condannati, sia pure con riserve intese a mantenere l'autorità del concilio di Calcedonia. Di fronte a questo, accanto all'opposizione di Dazio di Milano e Facondo d'Ermiane - presenti a Costantinopoli - si schierò la quasi totalità dell'episcopato occidentale: in Africa si giunse persino a scomunicare Vigilio. Il quale, dietro giuramento di impegnarsi a far condannare i Tre Capitoli, riuscì (15 agosto 550) a farsi restituire lo Iudicatum che sarebbe stato considerato come non emesso in attesa di deferire la questione a un concilio. Contro tutti gl'impegni, nel 551, Giustiniano emette un nuovo decreto di condanna (l'Omologia fidei). V. assunse questa volta un atteggiamento di tenace opposizione: abilmente sorretto da Pelagio, tornato a Costantinopoli, non si piegò di fronte a ogni minaccia e violenza. Malmenato nella chiesa di S. Pietro a Bisanzio, fuggiasco a Calcedonia, solo nel gennaio 553 poté tornare a Costantinopoli, ma quando, il 5 maggio, fu aperto l'annunciato concilio, si rifiutò di partecipare alle sedute ben sapendo che Giustiniano avrebbe imposto il suo volere. Il 14 V. fa conoscere il suo parere attraverso un Constitutum - forse personalmente redatto da Pelagio - nel quale, come massima concessione, era formulata la condanna non già dei Tre Capitoli, ma solo dell'opera (non già della persona) di Teodoro di Mopsuestia. Giustiniano non volle ricevere il documento: il 26 maggio presenta al concilio tutti i documenti che provavano aver il papa precedentemente condannato i Tre Capitoli e invita i presenti a cancellare dai dittici il nome di Vigilio. Il 2 giugno il concilio condanna solennemente i Tre Capitoli. V. non si piegò. Ma la sua capacità di resistenza era ridotta all'estremo: privato di Pelagio, che - giudicato fondatamente il vero perno dell'opposizione - era stato messo in carcere, stanco, malato, maltrattato, personalmente convinto che la condanna dei Tre Capitoli non intaccava la fede di Calcedonia e avrebbe offerto ai monofisiti il motivo di rientrare nell'ortodossia, l'8 dicembre 553 aderisce alla condanna e la sua adesione conferma solennemente in una lettera del 26 febbraio 554 diretta al patriarca Eutichio.
Rientrato nel favore di Giustiniano, V. si preoccupò d'indurre l'imperatore a occuparsi delle cose italiane e ottenne da lui una Prammatica Sanzione (13 agosto 554) destinata a regolare la situazione delle proprietà, l'organizzazione dei tribunali, l'approvvigionamento di Roma. Nella primavera del 555 riprese la via di Roma, ma, giunto a Siracusa, morì in questa città il 7 giugno 555.
Bibl.: V. pelagio i, papa; silverio, papa; tre capitoi e inoltre: Liber pontificalis, ed L. Duchesne, I, pp. 296, 302; Ph. Jaffè, Regesta 2ª ed., Lipsia 1885, I, pp. 117-124; II, p. 738; L. Duchesne, L'Église au VIe siècle, Parigi 1925, pp. 145, 151-55, 176-218.