VICOVARO (A. T., 24-25-26 bis)
Paese del Lazio, nella valle dell'Aniene, situato in posizione caratteristica, a 308 m. s. m., su un ripiano rettangolare, che a sud e sud-est scende con ripide pendici sull'Aniene, a ovest è delimitato dall'incassato vallone delle Fontanelle e da un suo affluente, talché la posizione è quanto mai sicura. L'unico accesso comodo è da est, donde entra la strada rotabile, che sale dalla stazione ferroviaria (ferrovia Roma-Sulmona). Vicovaro nel 1931, aveva 2746 ab. in massima parte raccolti nel centro. Il comune (36 kmq.) si estende su ambo i versanti dell'Aniene e comprende aree coltivate (viti, cereali) presso il fondovalle e sulle prossime pendici, come pure nella valle della Licenza e al cosiddetto Campo di S. Cosimato (penisola tra Licenza e Aniene), e inoltre vaste aree pascolative o rivestite di macchia.
Monumenti. - Vicovaro ha un gioiello d'arte: il tempietto ottagono di S. Giacomo, iniziato dal podestà F. Orsini su disegno di Domenico da Capodistria ma lasciato incompiuto alla morte del committente (1456), e terminato verso il 1464 dal nipote Giacomo, quando anche l'architetto doveva essere morto. Ciò viene a spiegare il cambiamento di stile della parte superiore del tempietto che si deve a Giovanni Dalmata e appare di una fattura più delicata, ma fredda, in confronto della vigoria del sagomare e del modellare nella parte più antica. Anche nel grandioso portale si osservano le stesse differenze, ma ivi eccelle Giovanni Dalmata nelle sculture della lunetta. In Vicovaro molti edifici dimostrano che nei secoli XV e XVI la piccola città ebbe uno straordinario sviluppo edilizio e si arricchì di opere d'architettura privata di speciale interesse artistico. Da ultimo sorsero sotto nuovo aspetto la parrocchiale di S. Pietro, buona costruzione del Settecento romano, e il nuovo palazzo dei Cenci Bolognetti trasformando e innalzando le antiche mura del palazzo Orsini. Nei dintorni, il convento di S. Cosimato, i cui spechi rammentano le origini benedettine.
Storia. - L'abitato moderno sorge nella località stessa dell'antica Varia. La sua posizione sulla grande arteria che metteva alla pianura di Roma, procurò a Varia ripetuti attacchi di Longobardi che nel 589 e nel 593 la saccheggiarono. Ma furono i Saraceni che nell'877 vi resero impossibile la permanenza degli abitanti. La vecchia località venne allora abbandonata e solo nel sec. XII, a invasioni finite, sulle rovine cadenti tornò a formarsi un modesto villaggio, cui troviamo dato il nome di Vico Varie onde Vicovaro. Nel 1191 Celestino III donò Vicovaro agli Orsini, conti di Tagliacozzo, che lo fortificarono e lo ampliarono, facendone il vero antemurale di Roma. Nel castello Valde forte di Vicovaro Alessandro VI ebbe nel 1494 un convegno con Alfonso II di Aragona che si vedeva minacciato dalle mire di Carlo VIII; nel 1503 Vicovaro resistette agli assalti del Valentino; ma venne preso nel 1556 dal duca d'Alba viceré di Napoli, alleato dei Colonna contro il papa, che lo recuperò nel 1577. Col 1672 cessò a Vicovaro il dominio degli Orsini e con esso ebbe termine l'importanza militare della località. Lelio Orsini vendette la terra a Paolo e Ferdinando Bolognetti che ne furono gli ultimi signori.
Bibl.: Corp. Inscr. Lat., XIV, p. 357; H. Nissen, Ital. Landesk., II, p. 615; A. Nibby, Analisi..., III, 2ª ed., Roma 1849, p. 478; A. Colasanti, L'Aniene, Bergamo 1906; A. Marchesi, Tempietto di Vicovaro, Roma 1873.