BRAGADIN, Vettore
Figlio di Nicolò di Vettor e di Caterina Morosini, del ramo di Santa Marina della nobile famiglia veneziana, nacque nel 1520. Il 14 gennaio 1549, nella chiesa di S. Vitale, si sposò con Lucrezia di Giovanni da Lezze, dalla quale ebbe due figli, Nicolò e Giovanni.
Non è certo se possa identificarsi con uno degli undici nobili veneziani che nel 1551, secondo la notizia data dal Cicogna, fondarono con Giovan Maria Bembo l'Accademia degli Uniti, divenendone "conservatori perpetui". Il suo nome è peraltro taciuto da Michele Battagia nella sua dissertazione sulle accademie veneziane (Venezia 1826).
Per l'intelligenza, la prudenza e la preparazione dimostrate in vari incarichi pubblici, il 6 febbr. 1564 il B. fu destinato bailo a Costantinopoli, una sede di grande responsabilità per la politica estera veneziana in un momento in cui il mondo turco era particolarmente aggressivo, così per mare, dove si preparava all'impresa di Malta come lungo la frontiera balcanica, dove minacciava l'Ungheria e Vienna. Succedeva nella carica a Daniele Barbarigo, prendendo il posto di Marin da Canal, che il 30 gennaio si era visto annullare l'elezione.
La "commissione", che gli fu affidata il 21 aprile, lo incaricava di rinsaldare i buoni rapporti con la Porta, ma d'intervenire energicamente per far cessare la protezione che le autorità turche di Durazzo e i Valona accordavano - partecipando alle prede - ai corsari operanti in Adriatico a danno dei sudditi veneziani. Gli si raccomandava anche di tenersi in amichevole collegamento con i rappresentanti diplomatici di Francia e di Spagna, ma senza destare sospetti.
Il B. invero non rispose del tutto alle aspettative della Signoria. Imbarcatosi sulla galera capitanata da Piero Malipiero, la lasciò alle bocche dell'Adriatico per proseguire via terra attraverso la penisola balcanica, in modo da rendere omaggio - in Albania - al sangiacco dei Ducagini perché fosse benevolo con i mercanti veneziani, ma affrettò tanto il viaggio che la sua debole complessione ne risentì. Giunto a Costantinopoli, s'ammalò gravemente e restò a letto tre mesi, ma non si riebbe mai, fiaccato sempre più da febbri intermittenti e da disturbi di stomaco, né l'aria gli si confaceva, perché ogni uscita aggravava i suoi mali. Gli era vicino il celebre medico ebreo Salomon ben Nathan Ashkěnāzī, allora molto legato a Venezia. Il 14 marzo 1565 chiese perciò di essere sostituito, ma il suo successore, Giacomo Soranzo, non arrivò a Pera che il 10 giugno 1566, esattamente un anno dopo l'elezione.
La sua attività a Costantinopoli è documentata da una settantina di dispacci, i quali offrono un buon quadro della situazione da quell'importante osservatorio.
Il B. partì da Costantinopoli il 17 giugno 1566 e giunse a Ragusa il 24 del mese successivo, dopo un viaggio per via terrestre molto scomodo e pieno di pericoli; una galera lo portò poi a Venezia. Più tardi fu "capitanio" a Padova, dove il 27 luglio 1574 accolse con trionfale solennità Enrico III nel suo viaggio dalla Polonia verso la Francia. Il giovane re lo insignì cavaliere.
Morì nel 1576.
Fonti eBibl.: Arch. di Stato di Venezia, Avogaria de Comun,Contratti nozze, reg. 149/10, c. 91v;Ibid., Segret. alle Voci,Elezioni maggior Cons., reg. 4, cc. 181v-182; Ibid., Senato Costantinopoli, reg. 2, pp. 105v-109;Ibid., Senato - Dispacci Costantinopoli, f. 4 D, nn. 92-104, 106-111, 113-132 (13 luglio 1564-15 marzo 1565); f. 1, nn. 1-17, 19-22, 25-26, 30, 32, 45-52 (12 marzo 1565-17 ag. 1566); Ibid., M. Barbaro, Arbori de' patritii veneti, II, p. 137; E. A. Cicogna, Delle Inscrizioni Veneziane, Venezia 1842, III, p. 321; G. Cappelletti, Storia della Repubblica di Venezia, II, Venezia 1853, pp. 196-200.