COLONNA, Vespasiano
Figlio del celebre condottiero Prospero duca di Traetto e conte di Fondi, e di Covella Sanseverino più probabilmente che di Isabella Carafa, nacque tra il 1480 e il 1490. Sulle orme paterne abbracciò la carriera militare. La prima notizia che si ha di lui e del 1521. Nel dicembre di quell'anno, durante la sede vacante per la morte di Leone X, il Sacro Collegio, arruolati mille fanti, ne affidò il comando a due Orsini e a due Colonna, uno dei quali era Vespasiano. Successivamente, seguendo l'orientamento politico del padre e della maggior parte dei suoi consorti, si mise al servizio dell'Impero.
Agli inizi del 1524 era al comando di sessanta lance e nell'ottobre, mentre iniziava la spedizione francese, guidata da Francesco I, contro il Milanese, era nei dintorni di Asti. Nello stesso anno però fu inviato alla difesa del Regno, attaccato dal duca d'Albany. Sempre nel 1524 l'imperatore gli concesse la contea di Belgioioso in Lombardia.
Dopo la battaglia di Pavia il C. era nel territorio di Parma. Intanto però partecipava, anche con esborsi di denari, ai preparativi di guerra antipapali che quasi tutti i consorti facevano, a mano a mano che Clemente VII veniva assumendo un atteggiamento sempre più filo-francese.
Nella primavera del 1525 il C., che era tornato nel Lazio, perdette la moglie, Beatrice Appiani, da cui aveva avuto una sola figlia, Isabella. Aveva ricevuto la conferma del ducato di Carpi, concesso al padre dall'imperatore, e per questo aveva rinunciato ai suoi diritti su Belgioioso.
Dopo la conclusione della lega del papa con la Francia e la partenza dei rappresentanti di Carlo V da Roma l'8 luglio, con un breve del 13 luglio 1526 il C. fu chiamato dal pontefice a Roma perché facesse da tramite nelle trattative, che, mentre parlavano le armi, si svolgevano riguardo a Siena, che dopo la battaglia di Pavia aveva scacciato i Francesi.
Ancora nel luglio 1526 passava a seconde nozze, prendendo in moglie l'avvenente e dotta Giulia Gonzaga, che sarebbe stata una delle, più famose dame della sua epoca. Il compromesso di matrimonio fra la Gonzaga e il poco avvenente C. (era allora ultraquarantenne, zoppo e deforme) fu redatto il giorno 25 in casa di Isabella d'Este e rimase segreto fino alla ratifica di Ludovico Gonzaga, padre della sposa. La dote era di 12.000 ducati. Il matrimonio, secondo gli accordi, fu celebrato nell'agosto.
La tensione fra i Colonnesi e il papa era intanto arrivata al massimo e il C. insieme con i consorti aveva occupato Anagni. A questo punto parve intervenire una possibilità di rappacificazione. Il C. a Roma trattò un accordo con il pontefice, stipulato il 22 agosto, in base al quale i Colonnesi si impegnavano a restituire Anagni, a ritirare le loro forze nel Regno e a non prendere le armi contro il papa; il pontefice a sua volta perdonava ai Colonna le inobbedienze e si teneva garante dei loro beni. Il 24 agosto furono emanati i brevi di assoluzione, che annullavano le bolle contro i Colonna del gennaio.
Imprudentemente tranquillizzatosi, il papa assottigliò a 500 uomini la guarnigione di Roma e quando il 20 settembre i Colonna, che si erano prima radunati nei dintorni di Anagni, arrivarono fulmineamente contro la città, la resistenza fu nulla. Gli invasori, capeggiati dal cardinal Pompeo, da Ascanio e da Vespasiano, si impadronirono di tre porte della città e vi penetrarono da porta S. Giovanni. Il contingente, forte di ottocento cavalli e di tremila fanti, sostò dapprima a piazza SS. Apostoli, dov'erano le case dei Colonna, poi, mentre il papa invano incitava i Romani a prendere le armi per difenderlo, al grido di "Imperio, Colonna e libertà", si portarono a Trastevere; di lì, invano ostacolati a porta S. Spirito da Stefano Colonna, giunsero in Borgo, dove si dettero al saccheggio, devastando anche i palazzi vaticani e la basilica di S. Pietro.
L'accordo stretto il giorno dopo fra il papa, che si rammaricò amaramente del tradimento del C., e l'inviato imperiale, Ugo di Moncada, stabiliva una tregua di quattro mesi, il ritiro delle truppe pontificie dalla Lombardia e il perdono del papa per i Colonna. Com'è noto, Clemente VII non tenne fede ai patti, cui era addivenuto astretto dalle circostanze, e inviò il Vitelli contro i possedimenti colonnesi della Campagna romana, emanando il 20 febbr. 1527 una bolla contro il C. e i consorti, che minacciava l'interdetto alle località che li avessero accolti e la scomunica a chi avesse porto loro aiuto. I Colonna si erano macchiati nei confronti di Clemente VII anche di un'altra colpa: nel gennaio infatti si era scoperta a Roma una congiura, in base alla quale Napoleone Orsini avrebbe dovuto uccidere il papa e introdurre nella città truppe imperiali guidate da Ascanio Colonna. Una delle ricompense da accordare all'Orsini era la mano della figlia del C., Isabella.
Dopo aver ottenuto il perdono di Clemente VII nel marzo 1527, il C. rientrò a Roma, insieme al cardinal Pompeo, pochi giorni dopo l'inizio del sacco e in seguito partecipò alle trattative per la capitolazione del pontefice.
Nulla si sa dopo quest'epoca dell'attività del C., che il 10 genn. 1528 riceveva la concessione di 6.000 ducati annui in sostituzione del ducato di Carpi. Ammalatosi, mentre la sua compagnia rimaneva a presidio del Regno, il C. morì il 13 marzo 1528 a Paliano.
Il giorno prima aveva fatto testamento disponendo che la figlia Isabella sposasse il nipote del papa, Ippolito de' Medici, con 30.000 ducati di dote; se questo matrimonio non avesse potuto aver luogo, la moglie avrebbe dovuto accasare la figliastra ad uno dei propri fratelli, con una dote ridimensionata. I possedimenti rimanevano alla moglie, finché ella fosse rimasta nello stato vedovile e dovevano passare alla figlia quando la Gonzaga si fosse risposata.
Pietro Gravina gli dedicò un epigramma nei suoi Poematum libri (Neapoli 1532, p. 22v).
Fonti e Bibl.: M. Sanuto, Diarii, XXXII-XLVII, Venezia 1892-1897, ad Indices; F. Guicciardini, Storia d'Italia, a cura di C. Panigada, Bari 1929, IV, p. 307; V, pp. 40, 57, 75 s., 78, 100, 187, 194; J. E. Martinez Ferrando, Privilegios otorgados por el emperador Carlos V, Barcelona 1943, pp. 53, 81 s., 84, 147, 248; A. Coppi, Memorie colonnesi, Roma 1855, pp. 284-87, 299; B. Amante, Giulia Gonzaga..., Bologna 1896, ad Indicem; C. Argegni, Condottieri capitani tribuni, I, Milano 1936, p. 191; L. v. Pastor, Storia dei papi, IV, 2, Roma 1956, pp. 213, 215, 219, 239, 273, 716 s., 722; P. Litta, Le famiglie celebri ital., s. v. Colonna, tav. IV.