vertigine
Sensazione illusoria di movimento del corpo (v. soggettiva) o dell’ambiente circostante (v. oggettiva). La v. è nella maggior parte dei casi imputabile a una patologia del sistema vestibolare, le cui strutture periferiche sono situate nel labirinto osseo dell’orecchio interno (➔ udito). Da qui, tramite gli impulsi dei recettori vestibolari, gli impulsi nervosi vanno ai nuclei vestibolari del tronco encefalico (VIII nervo cranico), che proiettano ai nuclei del III, IV e VI, al cervelletto, al midollo spinale e alla corteccia. Questo complesso sistema che serve alla postura e all’orientamento spaziale può essere soggetto a disfunzione momentanea (v. fisiologica) per squilibrio con il sistema visivo e altri sistemi somatosensoriali, per es. quando si compiono movimenti bruschi e insoliti. La v. patologica si verifica invece per danni al sistema visivo o a quello acusticovestibolare: se di origine visiva, si verifica per occhiali inadatti o diplopia; se labirintica, è accompagnata da nistagmo (➔) e dalla tendenza a cadere verso il lato della lesione; ogni patologia che modifichi la frequenza di scarica dei recettori labirintici provoca v., perché la corteccia interpreta le afferenze abnormi come movimento del capo. Le cause di v. labirintiche e del nervo acustico sono: infezioni acute monolaterali o bilaterali dell’orecchio interno, traumi, neurite vestibolare, azione di alcol o di farmaci tossici, disfunzione cocleare associata a sindrome di Ménière, TIA del circolo cerebrale posteriore. Se la patologia interessa il decorso entro l’osso petroso del nervo vestibolare, o in corrispondenza dell’angolo pontocerebellare, la v. si associa a ipoacusia e a tinnito. Le v. da cause centrali sono dovute a lesioni del tronco cerebrale o del cervelletto (tumori, malattie vascolari o demielinizzanti): sono di entità meno grave rispetto alle v. labirintiche, senza sintomi uditivi e quasi sempre associate ad altri sintomi neurologici centrali.