VERATRINA
Dai semi della Sabadilla officinarum Br., liliacea della Cordigliera del Messico, sono stati estratti diversi alcaloidi: la sabadina, la sabadillina e specialmente la veratrina cristallizzata o cevadina (derivante dalla cevina) e la veratrina amorfa o veratridina. La veratrina, applicata localmente, irrita le terminazioni dei nervi sensitivi e produce energiche azioni riflesse.
Giunta in piccolissima quantità sulla mucosa del naso provoca violenti starnuti; portata per inalazione in contatto con la mucosa laringea dà luogo a tosse secca, forte, ostinata; posta sulla pelle dà senso di calore, bruciore, talvolta vescicazione, poi perdita della sensibilità. Introdotta in circolo provoca salivazione, vomito, dolori colici, diarrea sanguinolenta, midriasi, ansia, vertigine, senso di soffocazione, rallentamento del polso e caduta della pressione e infine morte per arresto del respiro. È un tipico veleno dei muscoli striati i quali rispondono a ogni stimolo con una contrazíone tonica prolungata che F. Bottazzi ha considerato come fusione di due contrazioni: la prima parte della curva rappresenterebbe la contrazione delle fibrille, la seconda quella della sostanza sarcoplasmica che assumerebbe i caratteri del muscolo liscio. Anche l'acido fosfocarnico muscolare diminuisce nell'avvelenamento da veratrina, mentre l'acido lattico aumenta nel sangue (A. Bonanni). Internamente la veratrina, data la sua tossicità, non è usata. Esternamente s'adopera qualche volta come revulsivo e analgesico nelle nevralgie, associata all'estratto tebaico, all'essenza di trementina o ad altre sostanze, specialmente in forma di pomata.