PEUCEZÎ, Vasi
Con questo termine si designa la ceramica dipinta di stile geometrico prodotta nei siti indigeni della Puglia centrale, l'antica Peucezia (Strab., VI, 3, 8).
I vasi p. derivano, come le affini ceramiche daunie e messapiche, dal Geometrico Iapigio della prima Età del Ferro (v. iapigi, vasi), tuttavia in Peucezia non si avverte la formazione di uno stile geometrico coerente e peculiare, come invece avviene, già dall'inizio dell'VIII sec. a.C., sia in Daunia che in Messapia. Infatti per tutto l'VIII sec. e, sembra, nella prima metà del VII, è riscontrabile nella Puglia centrale uno stile geometrico «generico», privo cioè di quegli elementi, formali e decorativi, che distinguono le produzioni delle regioni contigue. Inoltre la documentazione vascolare relativa a quel periodo appare incoerente, presentando aspetti diversi, dipendenti dalle differenti sollecitazioni esterne. Così, mentre il Geometrico della fascia costiera barese appare influenzato da quello salentino a S, e da quello daunio a N, i centri delle Murge, soprattutto Gravina, risultano fortemente condizionati dalla produzione della valle del Bradano.
Soltanto con la seconda metà del VII sec. a.C., perciò, si può parlare, con certezza, di vasi peucezì. Essi sono modellati ancora, tradizionalmente, alla ruota lenta e si distinguono chiaramente in due classi: A) monocroma; B) bicroma. Tale distinzione non si limita allo stile delle ceramiche, ma trova un'ulteriore conferma nelle diverse aree della loro diffusione. Quella monocroma, infatti, caratterizza i centri della fascia costiera barese (Bari, Bitonto, Ceglie del Campo, Valenzano, Adelfia, Noicattaro, Rutigliano, Conversano, Turi); quella bicroma domina negli insediamenti delle Murge, gravitanti sulla valle del Bradano (Gravina, Altamura, Matera, Ginosa). Entrambe le classi, infine, sono presenti nei centri situati in posizione intermedia, come, in particolare, Monte Sannace.
Le forme più comuni della classe A sono le urne a corpo biconico, le olle globose, con varî tipi di anse, le anfore e le brocche con anse a nastro, gli askòi, le scodelle, le coppe. La decorazione, rigidamente geometrica, è quasi totalmente monocroma, con un colore bruno-nero opaco disposto sulla superficie chiara del vaso. In alcuni esemplari più antichi accanto al colore nero è presente qualche sottile linea in rosso, che presto scomparirà nella successiva produzione. Il repertorio decorativo è dominato da due motivi fondamentali: la svastica e il «pettine» generalmente associati, che occupano la parte centrale del vaso. Sono frequenti anche il meandro a uncini, le file di rombi, variamente campiti, i festoni, nonché le figure umane estremamente schematizzate. La cronologia della classe A è compresa tra la seconda metà del VII e il primo venticinquennio del V sec. a.C., con uno sviluppo stilistico ancora da definire nei dettagli.
Nella classe Β rientrano l'olla biconica, l'olla globosa, con piede alto o basso e con vari tipi di anse, la brocca, la coppa biansata. La decorazione, più esuberante che non nella classe monocroma, si fonda sull'alternanza dei due colori, rosso e bruno, opachi. I motivi decorativi sono molto varí; accanto a quelli più consueti (zig-zag, chevrons, denti di lupo, scacchiere e serie di rombi) non mancano i meandri, gli ovuli, dischi, anelli e, infine, la figura umana in forma di clessidra. Questa classe vascolare fa la sua comparsa nella seconda metà del VII sec. a.C., esaurendosi alla fine del VI. Una sottoclasse (Bi) della produzione bicroma è costituita da un gruppo di vasi, che si distinguono per la presenza nel contesto geometrico di file di gallinacei, dovuta probabilmente all'influsso esercitato dalla ceramica tardo-corinzia su un centro produttore, che potrebbe essere individuato, ipoteticamente, in Monte Sannace. I vasi della classe Bi sembrano accentrarsi nei due quarti centrali del VI sec. a.C.
Parallelamente alla produzione di queste ceramiche di tradizione indigena si diffondono in Peucezia, già dalla seconda metà del VII sec., vasi di tipo greco, torniti e decorati a fasce, con vernice semilustra. Tale ceramica, dapprima importata, soprattutto dalle colonie greche del golfo di Taranto, verrà successivamente imitata dai vasai indigeni, fino a sostituirsi completamente a quella di tradizione locale nei primi decenni del V sec. a.C. E questo, però, un fenomeno che riguarda ormai non solo la Peucezia, ma gran parte delle culture indigene dell'Italia meridionale.
Bibl.: M. Mayer, Apulien vor und während der Hellenisierung, Berlino-Lipsia 1914; M. Gervasio, Bronzi arcaici e ceramica geometrica nel Museo di Bari, Bari 1921; L. Forti, Note sulla ceramica geometrica della Peucezia, in ArchStor- Pugl, XXVII, 1974, pp. 123-160; E. M. De Juliis, La ceramica geometrica della Peucezia. Bilancio degli studi e prospettive dell'odierna ricerca, in M. L. Gualandi (ed.), Απαρχαι. Nuove ricerche e studi sulla Magna Grecia e la Sicilia antica in onore di Paolo Enrico Arias, Pisa 1982, pp. 123-128; D. G. Yntema, The Matt-Painted Pottery of Southern Italy (diss.), Utrecht 1985, pp. 236-250, 266- 296; E. M. De Juliis, La ceramica geometrica della Peucezia, Roma 1994.