Vedi FLIACICI, Vasi dell'anno: 1960 - 1994
FLIACICI, Vasi
I cosiddetti vasi f. sono un gruppo di vasi, in prevalenza a figure rosse, dell'Italia meridionale, su cui sono dipinti singoli personaggi o intere scene tolti dal repertorio delle commedie fliaciche, un tipo di rappresentazione comica che fiorì nella Magna Grecia durante il IV e il III sec. a. C. e raggiunse il livello più alto con l'opera di Rintone (fiorito circa il 285 a. C.). Essi hanno il merito di illuminarci sulle scene, i costumi e i soggetti di questo tipo di commedia e sono di particolare interesse anche per il modo in cui riflettono la Commedia Media attica, oltre a costituire un documento per la concezione del disegno comico e caricaturale presso gli antichi. Il nome deriva da Phlyax (ϕλύαβ, ϕλύακες) che indicava il genere teatrale e i suoi attori, e che ripeteva il nome di una popolare figura del corteggio dionisiaco, probabile residuo di un antico dèmone della vegetazione.
I vasi a noi noti che possono essere con sicurezza riferiti alle commedie fliaciche in Italia meridionale sono circa 150 in tutto; di essi 90 sono attribuiti a scuola àpula, 14 a scuola campana, 32 a scuola pestana e 13 alla Sicilia. Il loro catalogo, con le relative bibliografie, è stato edito da L. Catteruccia (Pitture vascolari italiote di soggetto teatrale comico, Roma 1951; si basa sull'elenco di 90 vasi pubblicati da Wüst, in Pauly-Wissowa, xx, cc. 292-306, con circa 15 aggiunte) e da A. D. Trendalì (Phlyax Vases, Londra 1959); i numeri dati nel presente articolo, preceduti da una C., oppure da una T., si riferiscono a queste due pubblicazioni.
Le forme vascolari più frequenti sono crateri a campana o a calice, sköphoi e oinochòai. Questi tipi principali assommano a più di 120 vasi; altre forme (hydria, coppa, askòs, rhytòn, ecc.) sono testimoniate ciascuna in uno o, al più, due esemplari.
Ai vasi dell'Italia meridionale si deve aggiungere anche un piccolo gruppo di precursori greci del V e del principio del IV sec. a. C. Questo gruppo comprende: 8 vasi attici a figure rosse (T. 1-8; cfr. Webster, Eph. Arch., 1953-54, p. 196 ss.); 5 vasi attici policromi (T. 9-13; Crosby, in Hesperia, 1955, pp. 76-84) e 2 vasi cotinzî a figure rosse (C. 63 e 88; T. 14-15), gli ultimi spesso erroneamente classificati come beoti o italioti. Questi vasi sono di grande importanza per la conoscenza della commedia greca al tempo di Aristofane e perché forniscono il prototipo di alcuni vasi su soggetto comico tipicamente italioti.
I primi vasi f. dell'Italia meridionale appartengono alla fase più antica della scuola àpula del Pittore di Tarporley (v.) e dei suoi seguaci ed è probabile che fossero eseguiti a Taranto nei primissimi anni del IV secolo. Continuarono ad essere prodotti in Puglia durante questo secolo e un piccolo numero (T. 146-157), particolarmente quelli che raffigurano attori con capelli e barba bianchi, hanno decorazioni policrome sovrapposte nello stile di "Gnathia", benché questa tecnica sia più comunemente ristretta a vasi di piccole dimensioni decorati soltanto con maschere comiche (v. Webster, in Journ. Hell. Stud., lxxi, 1951, pp. 222-232 e cfr. in questa enciclopedia s. v. àpuli, vasi).
Non risulta che alcun vaso f. possa essere attribuito a fabbriche della Lucania, ma questi vasi appaiono nel secondo venticinquennio del IV sec. a Paestum, dove sono popolari le botteghe di Assteas (v.) e di Python (v.); un poco più tardi compaiono in Campania, dove la maggior parte viene dal gruppo AV (v.) e, al tempo della rinascita di Timoleonte (circa 340-330 a. C.), in Sicilia, dove ne sono stati trovati diversi a Manfria e in altre località in prossimità di Gela. I più tardi vasi f. a figure rosse non possono essere datati molto dopo il 320 a. C. circa, benché alcuni, decorati con maschere nello stile di "Gnathia", scendano sino alla fine del IV secolo.
Comunque sia, è certo che tutti i vasi sono più antichi delle commedie di Rintone, il quale, di conseguenza, appare piuttosto come colui che innalzò un tipo di commedia e di "hilarotragedia" già esistente a livello d'arte, piuttosto che l'inventore di un genere tutt'affatto nuovo.
Le figurazioni sono impostate secondo schemi abbastanza uniformi presso tutte le fabbriche; ciò indica che un determinato genere di rappresentazione teatrale doveva essere un tipo fisso in differenti aree dell'Italia meridionale. Il costume tipico delle commedie fliaciche, che si riconnette a quello delle imbottiture dei danzatori dei vasi corinzi, consiste di vesti aderentissime con cui si vuole simulare la nudità, con imbottiture davanti e di dietro e un enorme fallo; se necessario sopra questo costume potevano essere indossati una tunica o un mantello. Nei vasi pestani e sicelioti questi elementi sono spesso aggiunti in rosso o in bianco; caratteristica dei primi è una larga cucitura bianca che corre lungo le braccia e le gambe. Oltre a ciò l'attore portava una maschera appropriata al personaggio; per le donne, che indossavano gli abiti normali, era dipinta di bianco.
I varî tipi di scena dipinti sui vasi f. fanno pensare a rappresentazioni improvvisate, piuttosto che a rappresentazioni allestite in teatri permanenti. In un cratere di Harvard (T. 23) si può osservare la forma più semplice di scena: una piattaforma senza alcun sostegno, su cui sono una colonna a sinistra e una porta a destra; altrove il palco è alzato da brevi sostegni come, per esempio, nei seguenti esemplari: un vaso di Bari (T. 19), Bari 2795 (C. 6o; T. 68), Leningrado 1779 (C. 44; T. 31), Napoli 3370 (C. 12; T. 46), Louvre K 18 (C. 52; T. 49), Ruvo 901 (C. 23; T. 54), Taranto 107937 (T. 57); talora tra i sostegni sono appesi dei drappeggi, per esempio Bari 3899 (C. 31; T. 17), Leningrado inv. 2074 (C. 47; T. 32). Colonne sostituiscono i sostegni, per esempio Milano, Collezione Moretti (C. 34; T. 42), Würzburg 959 (T. 61); talvolta anche qui sono appesi drappeggi, per esempio Bari 4073 (C. 59; T. 18), Gela (T. 71), Lipari inv. 927 (T. 74). Una scena più elaborata è quella con colonne o sostegni più alti, talvolta anche scale da cui si accede al palcoscenico, per esempio British Museum F 189 (C. 53; T. 37), Berlino F 3044 (C. 38; T. 70), Bari 2970 (C. 4; T. i6), Heidelberg U 8 (C. 62; T. 28), British Museum F 151 (C. 25; T. 35), Agrigento (T. 67), Lentini (C. 5; T. 73), Bntish Museum F 265 (C. lì; T. 75), Napoli 118333 (C. 45; T. 77), Milano 12 (C. 9; T. 89), Gela 643 (T. 92). Quest'ultima forma di palcoscenico è in particolare caratteristica del gruppo di vasi della Sicilia.
I soggetti raffigurati sono assai varî e vanno da una semplice maschera fliacica alla rappresentazione di un'intera scena comica, con iscrizioni che designano i personaggi e, in un caso (New York 2497.104, C. 48; T. 78) con quella che sembra una citazione da una commedia. Maschere comiche sono la sola raffigurazione di un gran numero di chòes (T. 117-123; 155-156) e appaiono anche come ornamenti in molti vasi, specialmente quando la raffigurazione principale ha connessioni con la scena teatrale, come nel cratere con simposio Vaticano AD i (T. 164) o in Sydney 47.04 (T. 163). Molti vasi rappresentano un singolo attore, che danza o suona il flauto, o porta una torcia, o infine scappa con un piatto di dolci o di frutta: ad esempio, British Museum F 289 (C. 76; T. 38), Oxford 1932.517 (T. 48), Louvre K 244 (C. 17; T. 5o), Napoli 127971 (C. 79; T. 86), Hope 224 (C. 78; T. 87), Dunedin E 39.68 (T. 101), Sèvres 8o (C. 74; T. 109), Taranto 52571 (C. f; T. 112), Boston 13.93 (C. D; T. 125), Würzburg 864 (C. 84; T. 133), Reggio (T. 138-9) e, nella tecnica di "Gnathia", Vienna 928 (C. 70; T. 147), Boston 00.363 (C. 77; T. ‛49), Taranto 4646 (C. 81; T. 155), British Museum F 543 (C. 73; T. 150), Napoli 1782 (C. 68; T. 151), New York, 51. 11.2 (C. 71; T. 152).
Tali rappresentazioni mostrano chiaramente tipi umani presi dalla vita quotidiana che queste commedie mettevano in parodia o tratteggiavano con comicità.
Soprattutto nei vasi di Paestum è sottolineata l'associazione tra l'attore fliacico e Dioniso, ad esempio in Hannover R 1906. 16o (T. 26), Liverpool M10711 (C. 22; T. 33), British Museum F 188 (C. 16; T. 36), Madrid 11028 (C. 20a; T. 40), un esemplare sul mercato antiquario parigino (C. 8; T. sì), Vaticano U 18 (C. 15; T. 58), Tischbein I 41 (C. 18; T. 64), e Gela (T. 136). In Napoli 1778 (C. 14; T. 44) e in Taranto 52420 (T. 84) compare l'attore con una Menade; in un askòs àpulo a Ruvo 1402 (C. 13; T. 130) è raffigurato l'attore che partecipa a un thìasos. Uno dei vasi più interessanti di questa categoria è un cratere pestano a calice, probabilmente di Assteas, rinvenuto recentemente a Lipari (T. 74), in cui è raffigurato Dioniso che, seduto, guarda un acrobata mentre due attori fliacici guardano stupiti e due donne si affacciano a due finestre poste in alto.
Sono anche abbastanza comuni le scene buffe di soldati (Napoli 3368, C. 35; T. 45; Würzburg 959, T. 61), musici (Princeton 50-64, T. 52; Salerno, T. 55; Siracusa, Università, N. Y., T. iii), danzatori (Boston 03. 831 = C. 66 bis; T. 127; Altomonte = C. 32; T. 97; Tischbein V 24 = C. 57; T. 137) e altri personaggi della commedia (Oxford 1945.43 = T. 90). Molti vasi ci dànno scene della vita quotidiana in scala più grande: gente allegra che va al banchetto (Leningrado 2074, C. 47; T. 32); il giorno della resa dei conti (Leningrado 1779, C. 41; T. 31); l'inseguimento di un parassita (Berlino F 3047, C. 50; T. 22); la moglie che sgrida il marito, (Vienna 446, C. 54; T. 60) e il "mattino dopo" (Gottinga J 48, C. 65; T. 102); le pettegole (Heidelberg U6, C. 66; T. 27); il padre che ammonisce il figlio (Heidelberg U8, C. 62; T. 28); signore e servo (Bari 2795, C. 60; T. 69; British Museum F 189, C. 53; T. 37); servi con la sporta per la spesa (Louvre K 18, C. 52; T. 49); uno schiavo punito (Berlino F 3043, C. 37; T. 69); uno schiavo che si rifugia presso un altare (Gela 643, T. 92; Taranto, C. h; T. 83); il rinvenimento di un trovatello (Parigi, Cabinet des Médailles, 1046, C. 64; T. 128).
Nei frammenti o nelle citazioni a noi pervenuti della Commedia Media si possono rilevare molti paralleli a questi episodî. Ancora più vicini alla commedia vera e propria sono i vasi su cui i personaggi sono designati da iscrizioni, come sul vaso di Assteas (v. vol. I, fig. 940) su cui si vede un poveraccio che viene derubato e in cui le figure sono indicate ciascuna col proprio nome: Kosilos, Charinos, Gymnilos e Karion; oppure sul cratere a campana della Collezione Moretti a Milano (C. 34; T. 42), in cui le figure intente a mangiare leccornie sono segnate con i nomi di Philotimides, Charis e Xanthias: e ancora in un altro cratere pestano a campana rinvenuto a Pontecagnano, dove un suonatore di lyra denominato Phrynis lotta con un Pyronides (forse una allusione comica al celebre aneddoto del famoso musicista del V sec. e dell'eforo spartano che disapprovava le sue innovazioni). L'esempio migliore, comunque, è quello del cratere del Ladro a New York (24.97.104, C. 48; T. 78), del Pittore di Tarporley, circa 400 a. C., le cui iscrizioni fanno parte di trimetri giambici e possono benissimo essere citazioni da una commedia. Il Beazley (Am. Journ. Arch., Lvi, 1952, p. 193 ss.) propone di integrare il testo così:
Α. κατέδηρ᾿ ἄνω τὼ χεῖρε. Β. νωραρεττεβλω.
Γ. ἐγὼ παρέξω ...
e ritiene che le incomprensibili parole del poliziotto (B) possano essere un modo comico di rendere i suoni di qualche lingua straniera. Un giovane denominato ΤΡΑΓΟΙΔΟΣ guarda la scena e l'interpretazione migliore di questa figura sembra essere quella che vi vede un attore che, dopo aver recitato la propria parte, assiste al seguito della commedia.
In alcuni casi si presenta la parodia di tragici famosi, come in un frammento dipinto da Assteas ora nel Museo di Villa Giulia a Roma (C. 30; T. 80), dove i personaggi principali della storia del ratto di Cassandra sono invertiti con straordinano effetto comico, o nel cratere a campana di S. Agata (C. 29; T. 56), dove Antigone, catturata dalle guardie, si toglie la maschera e si scopre essere un vecchio calvo. Edipo e la Sfinge sono tutti in parodia su un vaso di Boston (01.8036, C. 33; T. 124) e una oinochòe rinvenuta a Taranto (52444; T. 115) presenta un uomo che consulta un comico sileno seduto su un altare con l'iscrizione ΕΥΜΑΣ; scena che può essere intesa come una variante del medesimo tema. Altri motivi connessi alla letteratura sono la consegna di Briseide, su un tardo cratere pestano, a Mosca (735, C. 28; T. 43) e l'incontro di Alceo e Saffo sul cratere àpulo Bari 4073 (C. 59; T. 18).
I vasi f. ci dànno anche versioni comiche della storia degli eroi greci. Così le avventure di Odisseo, riconoscibile dal pilos che ha sul capo, sono un tema abbastanza popolare: Odisseo ricevuto da Alcinoo e Arete appare su un cratere a calice del Louvre K 523 (C. 27; T. 79) e su un cratere àpulo a Ruvo (901, C. 23; T. 54) si vede Odisseo che minaccia una donna, Circe o Teano. Sull'oinochòe del British Museum F 366 (C. 26; T. 1o5) Odisseo ha prevenuto Diomede e sta scappando con il Palladio.
La morte di Priamo è raffigurata su Berlino F3045 (C. 24; T. 20); la nascita di Elena su Bari 3899 (C. 31; T. 17), e British Museum F 151 (C. 25; T. 35) ci dà una gustosa versione della cura di Chirone, in cui il centauro Chirone e lo schiavo Xanthias sono denominati da iscrizioni e così le Ninfe (ΝΥΝΦΑΙ) le cui acque debbono compiere la cura. Tali divertimenti intorno a temi sacri sono presenti anche nella commedia attica contemporanea, come il Ploutos di Aristofane o l'Asklepios di Filetero.
Ancora più popolari presso i pittori di vasi f. sono le avventure di Eracle, e l'associazione tra commedie filaciche e satiriche è ben documentata dalla faccia posteriore del cratere Moretti (C. 34; T. 42), dove sono raffigurati alcuni satiri che si fanno beffe del giovane Eracle, occupato a sostenere il cielo al posto di Atlante, portandogli via l'arco e la faretra. La cattura dei Cercopi è il soggetto di Catania 735 (C. 6; T. 24); sul cratere a campana di Leningrado 1775 (C. 2; T. 29) è rappresentata la bravata di Eracle verso Zeus in Olimpia: Eracle trangugia le offerte fatte al re degli dèi e questi non può far altro che brandire il fulmine ebattere i piedi con furia impotente; su Leningrado 1777 (C. 10; T. 30) egli minaccia Apollo a Delfi. In Berlino F3044 (C. 7; T. 21) Eracle batte furiosamente alla porta di una casa in una scena che ricorda Le Rane di Aristofane; su una oinochòe àpula del British Museum (F. 99, C. 8; T. 103) egli insegue una donna, mentre su un cratere a calice a Lentini (C. 5; T. 73) egli porta via una sacerdotessa, forse Auge, dal tempio. Un'altra avventura amorosa dell'eroe, accompaguato da Hermes, appare in una sköphos a Milano (C. 9; T. 89) della stessa mano del vaso precedente. Vediamo ancora Eracle assiso a un banchetto tra due vecchi della commedia su un cratere del Victoria and Albert Museum (1776-1919 = C. A; T. 39), e anche eroizzato come una statua, con vicino lo schiavo Xanthias in piedi, su una oinochòe campana del British Museum (F 233, C. 72; T. 104). Come si è visto, gli dèi stessi appaiono sui vasi f. e sono soggetti a un trattamento quanto mai irriverente. Le avventure amorose di Zeus sono esibite in un celebre cratere a campana di Paestum, Vaticano U19 (C. i; T. 58), dove il dio appare con una corona da commedia sulla testa mentre accosta una scala a una finestra e Hermes gli fa luce con una piccola lucerna. Una simile avventura, spinta un gradino più avanti, poiché qui il dio innamorato sta già salendo la scala, appare su un altro vaso dello stesso pittore (British Museum, F 150, C. 39; T. 34).
Abbiamo già citato l'episodio di Zeus vittima di Eracle a Olimpia, di Leningrado 1775; Zeus dà sfogo alla rabbia su una coppia dei suoi servi sul cratere a calice, Madrid 11026 (C. 3; T. 76), dove egli porta una corona da teatro e stringe il fulmine. Su un cratere a campana a Bari (2970; C. 4; T. 16) appare un consulto di Zeus Ammone: un vecchio sale i gradini di una scala per consultare il dio che è seduto alla sommità e tiene l'aquila per il collo. A pie' della scala sta un servo, con un fagotto sulle spalle e un'aria sorpresa e interrogativa sul volto.
Apollo a Delfi è rappresentato in Napoli 3370 (C. 12; T. 46), e ancora Apollo appare, minacciato da Eracle, su Leningrado 1777 (C. 10; T. 30): forse compare anche su un vaso recentemente trovato a Taranto (107937; T. su cui è dipinta una figura seduta presso un albero tra due attori comici e una donna. La gara con Marsia è rappresentata comicamente su una oinochòe àpula acquistata dalla National Gallery di Melbourne (T. 106).
Un attore fliacico nei panni di Hermes appare su Oxford 1928-12 (C. 21; T. 47) in compagnia di Dioniso e un cratere a calice a Londra (British Museum F 269, C. 11 ; T. 75) mostra Eneyalios (ΕΝΕΥΑΛΙΟΣ), o Ares, il figlio prediletto di Hera (???SIM-28???ΗΠΑ), in lotta con Dedalo (ΔΑΙΔΑΛΟΣ) o Efesto per costringerlo a liberare Hera dal trono magico.
Così quasi ogni aspetto dell'attività umana e divina può essere studiata su questi vasi, che ci forniscono gli esempi più. vivaci e più originali della pittura vascolare dell'italia meridionale. Anche se la scoperta di prototipi attici ha dimostrato che i vasi f. non erano, come un tempo si supponeva, di ispirazione puramente italiota, tuttavia è certo che fu nell'Italia meridionale che essi raggiunsero il livello artistico più ‛alto (v. anche caricatura).
Personaggi. - Si danno qui in ordine alfabetico i nomi dei personaggi fliacici che si trovanò iscritti sui vasi elencati:
Charinos (vaso di Assteas);
Charis (cratere Collez. Moretti, Milano);
Daidalos (cratere a calice, Londra);
Eneyalios (id.);
Eumas (Sileno, sull'oinochoè di Taranto);
Gymnlios (vaso di Assteas);
Karion (id.);
Kosilos (id.);
Philotimides (cratere Collez. Moretti, Milano);
Phrynis (cratere di Pontecagnano);
Pyronides (id.);
Xanthias (cratere Collez. Moretti, Milano).
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Studî particolari di singoli vasi: H. Heydemann, Humoristische Vasenbilder aus Unteritalien, in 30. Berliner Winckelmannsprogramm, 1870; id., Vase Caputi mit Theaterdarstellungen, in 9. Hallisches Winckelmannsprogramm, 1884; G. E. Rizzo, Vaso campano con scena fliacica, in Röm. Mitt., XV, 1900, pp. 261-269; E. Romagnoli, Vasi nel Museo di Bari con rappresentazioni fliaciche, in Ausonia, II, 1907, pp. 243-260; A. Sambon, Vase campanien à sujet comique, in Le Musée, IV, 1907, pp. 174-5; E. Gabrici, Frammento inedito di un vaso di Assteas, in Ausonia, V, 1910, pp. 56-68; N. Festa, Une nouvelle représentation de phlyaque, in Rev. Arch., 1912, II, pp. 321-329; F. Hauser, Unteritalische Kratere - Drei Phlyakenvasen, in Furtwängler-Reichhold, II, pp. 259-262; F. Zahn, Krater des Assteas in Berlin, in Furtwängler-Reichhold, III, pp. 178-207; G. E. Rizzo,Nuovi studi sul cratere di Buccino, in Röm. Mitt., XL, 1925, pp. 217-239; G. M. A. Richter, Two Theatre Vases, in Bull. Metr. Mus., XXII, 1927, pp. 56-58; P. E. Arias, Note di ceramica a soggetto teatrale, in Dioniso, IV, 1925, pp. 281-290; G. Cultrera, Cratere con scena fliacica, in Dioniso, V, 1936, pp. 199-205; C. Drago, Vasi fliacici nel museo di Taranto, in Iapigia, VII, 1936, pp. 377-391; G. Pesce, Un nuovo vaso italiota con figura fliacica, in Dioniso, VII, 1939, pp. 162-165; P. C. Sestieri, Ancora un vaso con la rappresentazione di un Phlyax, ibid., pp. 191-5; E. Zevi Fiorentini, Il Cratere di Leontini, in Mem. Pont. Acc., VI, 1943, pp. 39-52; Ch. Picard, La légende du centaure Chiron, in Comptes-Rendus Acc. Inscr., 1950, pp. 273-276; G. Q. Giglioli, Un nuovo vaso apulo di soggetto comico, in Arch. Class., IV, 1952, pp. 98-9; J. D. Beazley, The New York ‛Phlyax-Vase', in Am. Journ. Arch., LVI, 1952, pp. 193-195; P. Orlandini, Vasi fliacici trovati nel territorio di Gela, in Boll. d'Arte, XXXVIII, 1953, pp. 155-157; T. B. L. Webster, Some Monuments of Greek Comedy, in Festschrift B. Schweitzer, 1954, pp. 260-263; L. Forti, Rhyton siracusano con rappresentazione fliacica, in Rend. Acc. Arch. Nap., XXIX, 1954, pp. 67-74; M. Crosby, Five Comic Scenes from Athens, in Hesperia, XXIV, 1955, pp. 76-84.