Vallombrosa Centro in prov. di Firenze, nel comune di Reggello, posto sulle pendici del Monte Secchieta, a 958 m s.l.m.
Vi ha sede un famoso monastero, il cui primo nucleo fu l’eremo di S. Maria d’Acquabella, dove nel 1036 si trasferì da San Miniato s. Giovanni Gualberto. Nel 1039 la badessa del monastero di S. Ellero fece donazione agli eremiti del territorio di Acquabella. Successivamente i possedimenti dei monaci si ampliarono sempre più con donazioni e conferme della contessa Matilde, di Clemente III, di Innocenzo III e Onorio III. Come signori del castello di Magnale gli abati ebbero titolo di conti. Nel 15° sec. papa Martino V conferì all’abate il titolo di marchese di Monte Verdi e di Canneto. Nel 1529 il monastero fu saccheggiato dalle milizie di Carlo V e poco dopo spopolato dalla pestilenza. Salì a nuovo splendore verso la metà del 17° sec. per opera dell’abate Averardo Niccolini.
La congregazione benedettina dei vallombrosani (Congregatio Vallis Umbrosae Ordinis S. Benedicti) fondata da s. Giovanni Gualberto, fu approvata da Vittore II nel 1055. La regola è sostanzialmente quella benedettina assunta nella sua più rigida e scrupolosa applicazione, ma con due punti di sostanziale divergenza: la proibizione del lavoro manuale, affidato a speciali conversi; e l’istituzione di un unico abate generale eletto a vita, dal quale dipendono direttamente tutte le case dell’ordine. L’istituzione dei conversi fu in seguito largamente adottata da altri ordini. La prima espansione dell’ordine è rappresentata dalla fondazione del monastero di San Salvi, subito fuori Firenze, centro di lotta contro il vescovo e il clero simoniaci di Firenze. Alla fine del secolo l’ordine, per opera del beato Andrea di Strumi, si diffuse in Francia (monasteri di Cornilly e abbazia di Chezal-Benoit). Nel 1253 contava 79 abbazie, 29 priorie, 17 ospizi e 9 monasteri di monache. Nel 1530 raggiunse il suo più ampio sviluppo e, insieme, una notevole rilassatezza nell’applicazione della regola. Una prima riforma fu operata dai benedettini cassinesi, verso la metà del 15° sec., una seconda, più ampia, fu condotta da s. Giovanni Leonardi nel 1601. Tuttavia la decadenza non si arrestò: all’epoca della soppressione napoleonica, il numero dei monasteri vallombrosani, compresi gli ospedali, era disceso a 51. Restaurati gli ordini religiosi (in Toscana, nel 1814), furono ripristinate soltanto 5 badie: V., Passignano, Santa Trìnita a Firenze, S. Prassede a Roma, e il santuario di Montenero presso Livorno, passato alle dipendenze dei vallombrosani fin dal 1791. Nel 1888 si aggiunse a queste il monastero di S. Giuseppe a Pescia (Lucca).
Le monache vallombrosane ebbero origine, nel 1050, per opera di Berta, figlia di Lotario, conte di Borgonovo e di Settimo, nel monastero di Cavriglia; l’ordine ricevette impulso e gloria da santa Umiltà.