uretere Nell’anatomia dei Vertebrati Amnioti (Rettili, Uccelli e Mammiferi), condotto che unisce la pelvi renale con la vescica o alla cloaca, alla quale convoglia l’urina.
Gli u. sono i dotti escretori del metanefro. Si originano dall’estremità posteriore dei dotti di Wolff, come una gemma, il diverticolo metanefrico, che si accresce in avanti, parallelamente al dotto di Wolff, raggiungendo il tessuto o cordone metanefrogeno, il quale rappresenta il blastema metanefrico. Il diverticolo destinato a dare l’u. si ramifica più volte alla sua estremità e dà origine a numerosissimi tubuli nefridiali collettori, mentre nel tratto della sua prima ramificazione si dilata a formare, per lo meno nei Mammiferi, la pelvi renale. Nei Rettili gli u. si aprono separatamente nella cloaca, e, eccettuati i Cheloni, non comunicano con la vescica urinaria o urocisti. Negli Uccelli sono corti e comunicano indipendentemente con la cloaca. Nei Mammiferi si dipartono dal rene da una depressione del lato mediano, detta ilo, e all’estremità opposta si aprono, eccetto che nei Monotremi, nella regione posteriore dorsale della vescica urinaria, che funziona da serbatoio dell’urina, e in prossimità dell’uretra. Nei primi stadi dello sviluppo i dotti escretori metanefrici, o u., comunicano, insieme con i dotti genitali, con la regione cloacale dell’allantoide (seno urogenitale), e in tale condizione permangono soltanto nei Monotremi.
Segmento delle vie escretrici dell’urina, intercalato tra la pelvi renale e la vescica. Organo pari e simmetrico, consiste in un condotto muscolo-membranoso lungo 25-30 cm, situato in sede extraperitoneale, accollato alla parete posteriore dell’addome e del bacino. L’u. non ha calibro uniforme e presenta punti ristretti (istmi), nei quali il diametro è di 3-4 mm, alternati a tratti dilatati (fusi) del diametro anche di 8 mm; i restringimenti sono in prossimità della sua origine (istmo superiore), del suo ingresso nel piccolo bacino (istmo inferiore) e nel tratto compreso nella parete vescicale; i fusi sono a livello della porzione addominale e di quella pelvica. Il meato ureterale è l’orifizio di sbocco dell’u. in vescica.
Le pareti dell’u. si compongono di tre tuniche, di cui una mucosa, una muscolare e una avventizia. Le arterie sono fornite da rami della renale, delle spermatiche (nell’uomo), delle ovariche (nella donna), della ipogastrica e della vescicale. Le vene affluiscono, secondo i segmenti, alle vene della capsula adiposa del rene, alle spermatiche (o alle ovariche), all’iliaca comune e all’iliaca interna e alle vene vescicali. I linfatici vanno all’ilo del rene, ai linfonodi lombari e a quelli pelvici. I nervi formano un plesso situato nell’avventizia; essi sono formati da rami provenienti dai plessi renale, spermatico e ipogastrico.
Comprende anomalie di numero (assenza di un u., presenza di più u.), di decorso, di forma, di calibro (mega- e idro-uretere), inginocchiamenti, torsioni ecc. Alterazioni di motilità delle pareti possono dare luogo al reflusso vescico-ureterale e a dilatazioni (ureterectasie), che in assenza di complicazioni possono decorrere silenti, facendosi rilevare solo come reperti occasionali (cancro dell’utero, calcoli, compressioni estrinseche ecc.). L’ureterocele è la dilatazione cistica dell’estremo inferiore dell’u., che protrude nella vescica; all’esame endoscopico appare come una tumefazione rotondeggiante; la causa sembra consistere in un difetto funzionale dello sfintere ureterale; la terapia è chirurgica. L’ureteroidronefrosi è caratterizzata dalla dilatazione dell’u. associata a una idronefrosi.
Le affezioni infiammatorie (ureteriti), acute o croniche, sono generalmente secondarie a flogosi vescicale, pielorenale o ad affezioni intestinali croniche. Anatomopatologicamente sono presenti i segni comuni della flogosi, con edema, arrossamento della mucosa ecc.; i germi responsabili sono, più frequentemente, Escherichia coli, stafilococco, Proteus ecc. Non esiste una sintomatologia propria. Causa predisponente è la stasi urinaria. I processi infiammatori possono talora esitare in stenosi, fistole ecc. La fistola ureterovaginale si stabilisce tra u. e vagina, per lo più come conseguenza di traumi chirurgici, ginecologici od ostetrici; ne sono varietà la fistola ureterocervicale, caratterizzata dall’interessamento del collo dell’utero, e la fistola ureterovaginovescicale, con interessamento di una parte della vescica urinaria. La fistola ureterocutanea, per lo più di origine traumatica accidentale o chirurgica, raramente flogistica, si stabilisce tra u. e superficie cutanea.
La calcolosi ureterale (ureterolitiasi) è generalmente secondaria a nefrolitiasi. I calcoli provenienti dal rene tendono ad arrestarsi nei due terzi inferiori dell’uretere. In base alle dimensioni, possono essere espulsi spontaneamente o è necessario rimuoverli chirurgicamente.
In semeiotica, punti ureterali, le zone dove il dolore, spontaneo o provocato, viene avvertito più intenso nelle affezioni degli u.; riflesso ureterovescicale, dolore vivo irradiato verso la vescica, suscitato dalla palpazione della fossa iliaca in caso di affezione ureterale. L’ureterografia è la visualizzazione radiologica degli u., mediante introduzione del mezzo di contrasto nell’u. per via ascendente o discendente. L’ureteropielogramma è l’immagine radiografica dell’u. e del bacinetto. L’ureteronefroscopia è manovra endoscopica eseguita mediante strumenti rigidi o flessibili fatti risalire dalla vescica urinaria all’u. e alla pelvi renale, a scopo diagnostico od operatorio.
L’asportazione parziale o totale dell’u. (ureterectomia) più frequentemente si pratica come integrazione dell’asportazione del rene (nefrectomia) e interessa un tratto soltanto dell’organo; a volte (in caso di tumori, processi specifici ecc.) è parte di un intervento demolitore più esteso, interessante tutto o quasi tutto l’organo, insieme al rene (nefroureterectomia) e a parte della vescica (nefroureterecistectomia). L’intervento di ureteroplastica ha per scopo la sostituzione dell’u. con un’altra formazione anatomica tubulare, capace di assicurare il deflusso dell’urina: si utilizza un tratto di intestino (ureteroileoplastica) oppure un lembo peduncolato tubulare di vescica. Dopo la resezione dell’ultima porzione dell’u. si esegue l’intervento di ricostruzione dello sbocco dell’u. in vescica (ureterocistoneostomia).
In chirurgia, l’intervento di ureterostomia ha per scopo l’abboccamento degli u. alla cute o all’intestino (ureteroenterostomia; fra u. e sigma: ureterosigmoidostomia; fra u. e retto: ureterorettostomia), con l’intento di provvedere al deflusso dell’urina; trova indicazione nell’asportazione della vescica o nel trattamento palliativo di tumori del piccolo bacino (utero, prostata, retto ecc.) che comprimano o interessino gli ureteri. L’ureteropielostomia (o neouretere) è l’intervento di anastomosi dell’u. nella pelvi del rene controlaterale o (nel caso di duplicità pieloureterale) omolaterale. L’ureterolisi è l’intervento praticato allo scopo di liberare l’u. da aderenze flogistiche (briglie, cicatrici).
L’incisione chirurgica della parete dell’u. (ureterotomia) è indicata nell’asportazione di calcoli (ureterolitotomia) o corpi estranei localizzati nell’u.; segue la sutura (ureterorrafia), che può interessare tutta la circonferenza di sezione dell’organo o solo una parte. L’ureterolitolapassi è la frammentazione di un calcolo ureterale eseguito per via endoscopica con l’impiego degli ultrasuoni.