PARACCIANI RUTILI, Urbano
– Nacque a Roma, l’8 febbraio 1715, da Rutilio Francesco e Chiara Maddalena Vitelleschi. Ebbe almeno un fratello, Giovanni Francesco, e una sorella Margherita. Di recente, Salvador Miranda ha indicato due fratelli (Pietro e Angelo) e tre sorelle (Anna Maria, Maria Colomba e Margherita), tutti nati dopo Urbano, senza specificare la fonte e non citando, viceversa, Giovanni Francesco.
La famiglia, appartenente alla nobiltà della Marca, si era trasferita a Roma nel corso del XVII secolo. Uno zio di Paracciani, Giovanni Domenico Paracciani, fu creato cardinale da Clemente XI nel 1706 e successivamente fu vescovo di Senigallia e cardinale vicario di Roma (1718-21). Tra i pronipoti di Paracciani, nel corso del XIX secolo, vi furono tre cardinali: Nicola Paracciani Clarelli, Salvatore Nobili Vitelleschi e Francesco Ricci Paracciani.
Paracciani frequentò i collegi di Prato e di Modena (Collegio di San Carlo) per poi trasferirsi dai gesuiti a Roma, al Collegio romano, dove studiò teologia sotto la guida dello zio materno Giulio Vitelleschi. Successivamente al Collegio degli avvocati di Modena si laureò in utroque iure. Il 23 marzo 1738 ricevette l’ordinazione sacerdotale. La sua carriera in Curia fu favorita da Benedetto XIV che, dopo averlo nominato cameriere d’onore, nel 1741 lo designò priore della Collegiata di S. Maria in Via Lata (carica che conservò fino al 1753), referendario delle Segnature e prelato della Reverenda Fabbrica di S. Pietro. Tra il 1743 e il 1761 rivestì numerosi altri incarichi: uditore della Segnatura di giustizia (1743), luogotenente civile del Vicariato (1749), uditore di Rota (1753), prelato della Congregazione di Fermo (1759), decano della Rota Romana (1761), consultore del Sant’Uffizio e della congregazione dei Riti (1761). Il 9 luglio 1764 fu nominato arcivescovo di Fermo da Clemente XIII e il 26 settembre 1766 elevato al cardinalato (titolo di S. Callisto; installato il 15 giugno 1767). Nel 1767 divenne membro delle congregazioni dei Vescovi e regolari, del Concilio e della Sagra Visita apostolica.
Sui tredici anni di vescovato a Fermo disponiamo delle pagine, pubblicate pochi anni dopo la morte di Paracciani, dall’erudito Michele Catalani nel De Ecclesia Firmana eiusque episcopis et archiepiscopis commentarius (Fermo 1783; ora tradotto in italiano: Catalani, 2012), il quale da giovane fu molto legato sul piano spirituale e intellettuale al vescovo. Catalani, novizio dei gesuiti a Roma, allo scioglimento della Compagnia era tornato a Fermo, sua città natale, venendo ordinato sacerdote nel 1775 e ricevendo da Paracciani incarichi di insegnamento.
Paracciani seguì una linea pastorale ispirata allo spirito disciplinatore della Controriforma e alla religiosità gesuitica. Le linee guida della sua attività furono tracciate già nella lettera indirizzata nel 1764 al clero e al popolo fermano (Urbani Paracciani Archiepiscopi et Principis Firmani epistola. Ad Clerum, populumque Urbis, et Diocesis Firmanae, Romae 1764). Nella prospettiva delineata in tale sede s’inserirono i successivi provvedimenti presi a favore dei ceti popolari, per esempio in occasione della carestia del 1766; la riorganizzazione dell’orfanatrofio e, nel 1776, l’accorpamento, anche per risanare i bilanci e razionalizzare le spese, in un’unica istituzione, in cui era prevista una sezione per i malati di mente, degli ospedali di S. Maria dell’Umiltà (per gli uomini) e di S. Giovanni Battista (per le donne), che portò alla fusione delle due confraternite che li gestivano; i lavori di ampliamento del seminario vescovile, dove Paracciani fece traslocare l’importante biblioteca dei gesuiti, in adempimento all’incarico ricevuto da Clemente XIV di esecuzione del breve di soppressione della compagnia nella sua diocesi (Fermo, Archivio storico arcivescovile, Curia, IV-31bis, Esecuzioni date nella Città e Archidiocesi di Fermo al Breve apostolico di Clemente XIV).
Seguì l’emanazione di nuove regole (Regole pel seminario arcivescovile di Fermo, Fermo 1772), nell’ambito di una particolare attenzione verso la preparazione culturale del clero per la quale Paracciani si affidò anche ai padri lazzaristi (Fermo, Archivio storico arcivescovile, Curia, Serie di editti a stampa e manoscritti del card. Paracciani, III.M.20-21, Editto per gli ordinandi, 1766).
Strumento di governo della diocesi fu la visita pastorale. L’ultima visita, effettuata dal precedente vescovo Alessandro Borgia, risaliva al 1756. Paracciani organizzò rapidamente una prima stagione di visite alla diocesi negli anni 1765-66 e 1768, cui seguirono la visita generale del 1770 e quella alla sola città di Fermo nel 1774. Fu anche molto attento a combattere la circolazione di libri proibiti:
«Assunto a questo Arcivescovado fu la prima delle mie cure l’adoperarmi di sottrarre il mio popolo dalla lettura di tanti velenosi libri, che spargensi oramai da per tutto senza riserva, e su questo punto si aggirò in gran parte la mia Lettera Pastorale» (Città del Vaticano, Archivio della Congregazione per la Dottrina della Fede, S. Uffizio, Stanze Storiche, O2-I: Lettera al Card. Stoppani, segretario della S. Inquisizione di Roma, c. 167r). La Lettera cui si faceva riferimento era quella del 1° marzo 1767 inviata ai vicari foranei e ai parroci di Fermo e della diocesi, ispirata alle ammonizioni indirizzate ai vescovi da Clemente XIII l’anno precedente. Paracciani vi ricordava ai curati l’obbligo per i fedeli di consegnare i libri proibiti e denunciarne i possessori, facendo riferimento a quanto già emerso sulla circolazione di libri pericolosi e a suoi futuri interventi in materia. Dedicò a questa attività censoria una cura costante anche in seguito, con una particolare attenzione per la questione della concessione di licenze di lettura, di cui auspicava una riduzione e una più precisa registrazione presso le autorità diocesane, e per i libri proibiti provenienti da Venezia che ‘sbarcavano’ ad Ancona diretti alle fiere di Senigallia e di Fermo (Archivio della Congregazione per la Dottrina della Fede, S. Uffizio, Stanze Storiche, O2-I, Fermo e Ancona, Libri perquisiti ai librari veneti in occasione di fiera, cc. 52r ss.).
Molte energie furono poste da Paracciani all’ampliamento e riorganizzazione dell’archivio diocesano, sulla scia peraltro di quanto già avviato dal predecessore Borgia. I lavori furono compiuti tra il 1766 e il 1772. Fece inoltre elaborare due grandi indici, nel 1766 e nel 1772, ancora oggi utilizzati dagli studiosi. Sul piano urbanistico, a Paracciani si devono interventi di razionalizzazione del tessuto viario cittadino e i primi progetti, e lavori, di ristrutturazione del duomo. Egli intendeva procedere al completo rifacimento della struttura, ma ricevette da Pio VI un breve di autorizzazione solo per interventi parziali. Successivamente, il vescovo Andrea Minucci (1779-1803) portò a termine tali lavori, ma nell’ambito di una vera e propria riedificazione della chiesa. Nel territorio diocesano notevole fu l’impegno di Paracciani nella ricostruzione di Servigliano, distrutta da un terremoto. Ottenne da Clemente XIV un chirografo (9 ottobre 1771) che ne ordinava la completa rifondazione e tre anni dopo emanò un editto (20 febbraio 1774) per sollecitare i lavori. Nacque così Castel Clementino, in onore del pontefice, edificato a partire dall’elegante progetto dell’architetto camerale Virginio Bracci, la cui costruzione fu portata a termine durante il pontificato di Pio VI.
Nel 1773 Paracciani celebrò un importante sinodo diocesano. Tra i vari provvedimenti presi vi furono quelli che miravano a regolarizzare la complessa materia dei benefici ecclesiastici e dei beni immobili appartenenti ai luoghi pii. A tal fine rese obbligatorio tenere inventari dettagliati da parte dei parroci e degli amministratori del clero regolare.
Urbano Paracciani morì a Fermo la mattina del 2 gennaio 1777. L’elogio funebre venne pronunciato dal padre Nicolò Pietra. Nel novembre dell’anno precedente il vescovo aveva lasciato le sue disposizioni testamentarie, nominando erede ed esecutore il fratello, l’abate Giovanni Francesco, il quale affidò a Catalani il compito di scrivere l’epitaffio per il monumento funebre che aveva fatto erigere nel duomo: Paracciani veniva descritto come «ricchissimo di mente, onesto di animo, lavoratore indefesso».
Fonti e Bibl.: Documenti sull’attività di Paracciani come vescovo di Fermo sono conservati nell’Archivio storico arcivescovile, nel fondo Curia. In particolare si segnalano la serie delle Visite pastorali, da II.S.5 a II.S.16; da II.A.1 a II.A.9 (cfr. inventario in Michelangeli, 1987); la serie Editti a stampa e manoscritti del card. Paracciani e la Ecclesiae Firmanae relatio ad Limina, 1772 (serie Visite ad limina apostolorum, II, B.65-66). Alcune lettere autografe sono conservate presso l’Archivio della Congregazione per la Dottrina della Fede, S. Uffizio, Stanze Storiche, O2-I, M5-p. Le numerose cariche rivestite da Paracciani sono rintracciabili nelle Notizie per l’anno (Roma 1741-1777) e presso l’Archivio segreto Vaticano, Segreteria di Stato, Memoriali e biglietti, 177, 181, 189, 193, 204, 206, 212.
G. Fracassetti, Notizie storiche della città di Fermo…, Fermo 1841, passim; G. Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica, XXIV, Venezia 1844, p. 37; LI, ibid. Venezia, 1851, pp. 155 s.; F. Trebbi - G. Filoni Guerrieri, Erezione della Chiesa cattedrale di Fermo a metropolitana, Fermo 1890, passim; C. Bellucci, La formazione dell’Archivio storico arcivescovile di Fermo, in L’Archivio storico arcivescovile di Fermo, Fermo 1985, pp. 3-9; W. Michelangeli, Inventario Paracciani, serie delle visite, in Quaderni dell’Archivio storico arcivescovile di Fermo, n. 4, 1987, pp. 57-68; Genealogien zur Papstgeschichte, II, Stuttgart 1999, pp. 716 s.; C. Weber, Die päplistichen Referendare 1566-1809. Chronologie und Prosopographie, a cura di C. Weber, III, Stuttgart 2004, p. 794; Päpste und Kardinale in der Mitte des 18. Jahrhunderts (1730-1777). Das biographischer Werk des Patriziers von Lucca Bartolomeo Antonio Talenti, a cura di S.M. Seidler - Ch. Weber, Frankfurt a.M. 2007, pp. 654-657; H.H. Schwedt, Prosopograhie von Römischer Inquisition und Indexkongregation 1701-1813, in Römische Inquisition und Indexkongregation, Grundlagen-forschung, III, 1701-1813, a cura di H. Wolf, Padeborn-München-Wien-Zürich 2010, pp. 954 s.; C. De Dominicis, Chi era chi? Uffici, cariche ed ufficiali della Roma pontificia, Roma 2011 (www.accademiaromana.it); S. Miranda, The Cardinals of the Holy Roman Church, a digital resource (Florida International University Libraries, www2.fiu.edu/~mirandas/cardinals.htm); E. Tassi, Le istituzioni dell’assistenza sanitaria nella città di Fermo, in Quaderni dell’Archivio storico arcivescovile di Fermo, 51, 2011 (consultato on line: www.luoghifermani.it); M. Catalani, De Ecclesia Firmana. I vescovi e gli arcivescovi della Chiesa Fermana. Commentario secc. III-XVIII, traduzione, introduzione e note di E. Tassi, Fermo 2012, ad ind.