URBANO di Sicca
Discepolo di S. Agostino, prete a Ippona e quindi vescovo di Sicca Veneria (Numidia), diede motivo a uno dei più noti contrasti giurisdizionali tra la chiesa africana e la chiesa di Roma, all'epoca di papa Zosimo.
Poiché U. aveva creduto di scomunicare, a causa della sua condotta, un prete della sua diocesi, certo Apiario, questi, contro le norme del diritto canonico accettato dalla chiesa d'Africa, interpose (418) appello direttamente a Roma, presso papa Zosimo, il quale, forse memore dei contrasti sopravvenuti fra lui e gli Africani a proposito della controversia pelagiana, fu ben lieto d'intervenire. Ma la delegazione romana inviata a tal uopo in Africa da Zosimo e capeggiata da Faustino, vescovo di Potenza Picena, trovò notevole opposizione a causa della questione circa la validità degli appelli transmarini, a proposito della quale gli Africani si mostrarono gelosissimi delle loro prerogative giurisdizionali. Solo nel concilio plenario dei vescovi africani tenutosi il 25 maggio del 419, la questione poté essere risolta con un compromesso in sostanza favorevole alla tesi africana. Comunque il vescovo Urbano diede soddisfazione delle irregolarità rimproverategli, e Apiario ebbe rimessa la scomunica solo dopo aver chiesto scusa. Allontanato da Sicca Veneria e accolto a Tabraca, Apiario entrò in contrasto anche con questa chiesa: donde nuova scomunica, nuovo appello e nuovo intervento di Faustino (legato, questa volta, di papa Celestino). Ma Apiario fu smascherato e Faustino dovette tornarsene a Roma latore di una lettera piuttosto severa e nella quale le prerogative africane erano solennemente riaffermate.