URARTU (Urartu)
È il nome che gli Assiri davano al popolo e allo stato che fiorirono nell'Armenia antica dal 900 al 600 circa a. C. Un altro nome che gli Assiri adoperavano per designare la stessa nazione è quello di "paesi di Nairi" Non vi è il minimo dubbio che tale nome di Urartu è stato adoperato anche dagli Urartei stessi, quantunque nelle loro iscrizioni essi non facciano uso che della parola Biaina. La forma più antica del nome ricorre in una iscrizione del re assiro Salmanassar I e suona Uruatru. Gli Ebrei scrissero Ararat, e presso Erodoto si trova il nome del popolo nella forma ᾿Αλαρόδιοι. Siccome il loro dio supremo e nazionale era Khaldi, si credette che così fosse chiamata anche la nazione; ma tale parola non ricorre nelle loro iscrizioni quale nome del paese. La lingua da qualcuno è detta vannica, perché il loro regno si stendeva attorno al lago di Van; è preferibile però chiamarla urarteo, ora che conosciamo il nome indigeno della nazione. La capitale del regno, situata sul lago di Van era Tushpa (in assiro Turushpa e in greco Thospia, in armeno Wantosp o semplicemente Tosp). Prima di Tushpa la capitale era Arzashkun.
Il primo re assiro che faccia menzione di un re di Urartu e attesti così l'esistenza di un regno unitario è Salmanassar III (858-824). Dopo di lui Urartu diventa una delle grandi potenze dell'Asia occidentale, estende il suo dominio segnatamente verso occidente e interviene anche nelle lotte per il predominio nella Siria settentrionale. Le invasioni dei Cimmerî e poi degli Sciti, cui la stessa Assiria dovette cedere, abbatterono anche il regno di Urartu.
La civiltà di Urartu è una civiltà originale. Essa ha bensì attinto parecchio a quella della Mesopotamia e segnatamente dell'Assiria, ma si è sviluppata sul fondamento dell'antica civiltà autoctona dell'Asia Minore orientale, civiltà hurrita e asianica. In alcune sue manifestazioni essa palesa derivazioni occidentali e presenta punti di contatto con l'Asia Minore egea e persino con la Grecia. Quanto alla razza degli Urartei non possiamo affermare ancora nulla di positivo. Se ci atteniamo alle pochissime raffigurazioni artistiche urartee di persone dobbiamo constatare che il tipo antropologico doveva essere su per giù quello che distingueva gli Hittiti raffigurati nei rilievi e nei sigilli hittiti o ritratti dagli Egiziani. Gli Urartei saranno stati in prevalenza di razza cosiddetta armenoide, come erano gli altri antichi abitanti dell'Asia Minore.
I loro re hanno lasciato grande quantità di iscrizioni in caratteri cuneiformi assiri. Anteriormente a questa scrittura gli Urartei si servivano però di una scrittura geroglifica indigena. Per le iscrizioni fanno uso di pochissimi ideogrammi e di segni indicanti soltanto le sillabe più semplici. L'area d'espansione delle iscrizioni urartee è molto vasta: esse vanno dall'Eufrate all'Arasse, e se ne sono trovate anche a mezzogiorno del lago di Urmia. Sono scritte in lingua urartea o in assiro o sono bilingui. Siccome sono scritte con segni assiri sono facilmente leggibili. Ma finora non si è riusciti a interpretarle del tutto, perché la nostra conoscenza dell'urarteo è ancora imperfetta. La lingua urartea appartiene senza dubbio al ceppo linguistico della lingua hurrita o mitannica. Lo dimostrano la morfologia e anche il vocabolario. Il nominativo ha la desinenza -sh, l'accusativo invece -n. Il plurale si forma mediante la desinenza -we.
La religione degli Urartei era politeistica, con un folto pantheon al cui capo stava una triade formata del dio nazionale Khaldi, di Tesheba che corrisponde al Teshup degli Hurriti ed era un dio della tempesta e della folgore, e di Ardini, divinità solare. Altre divinità urartee erano Turani, Wa, Arsimela, Bagbartu (o Bagmashtu), la quale aveva a MuŞaŞir un tempio assieme al dio nazionale, tempio che fu saccheggiato dal re assiro Sargon II (721-705), durante la sua ottava campagna militare.
Urartu era famosa per i suoi lavori in metallo. La metallurgia vi raggiunse grande perfezione e i prodotti metallurgici del paese si propagarono segnatamente verso occidente. Gli Urartei amavano di ornare i treppiedi e altri oggetti metallici con teste o piedi di animali e con foglie di piante. Nella costruzione degli edifici facevano largo uso della pietra. I templi urartei somigliavano nella facciata ai templi occidentali, specie greci.
Bibl.: Per la storia dell'Urartu, v. armenia: Storia, e la bibliografia ivi citata. Inoltre v.: A. Götze, Kleinasien, Kulturgeschichte des alten Orients, Monaco 1933, pp. 173-85; id., Hethiter, Churriter und Assyrer, Oslo 1936, pp. 104, 108, 173 segg.; C. F. Lehmann-Haupt, Armenien einst und jetzt, Berlino 1931, II, p. 2; A. H. Sayce, The Kingdom of Van (Urartu), in The Cambridge Ancient History, III, cap. 8°; J. Friedrich, Einführung ins Urartäische, Lipsia 1933.