UNITARIANI (propriamente Unitarî; la forma Unitariani, Unitarianismo, più diffusa, è di origine anglosassone)
Questo termine designa la chiesa e la dottrina teologica che affermano l'unità, anzi l'unicità assoluta della persona divina, negando così il mistero della Trinità e il dogma dell'Incarnazione, e di conseguenza la deità" di Cristo, distinguendola dalla "divinità" conferitagli dal Dio unico in una sola persona. A differenza del movimento sociniano, la setta unitaria si costituì prestissimo in una Chiesa, che perdura fino ad oggi, specialmente in Transilvania e negli Stati Uniti d'America, accogliendo per quanto riguarda le dottrine teologiche come per quanto riguarda l'essenza del pensiero e dello spirito religioso, anche l'eredità del socinianesimo (v. socini: Il socinianesimo).
L'unitarismo cominciò ad acquistare carattere indipendente dalle altre eresie e sette eretiche in Transilvania, per opera di Francesco Stancaro il quale dal 1553 vi diffuse le sue teorie sulla persona e sull'ufficio di Cristo, e soprattutto di Giorgio Biandrata, che dal 1563 si fissò in Transilvania, presso la regina Isabella, e poi presso il re Giovanni Sigismondo Zápolya. Quivi il Biandrata operò da principio d'accordo col vescovo Ferencz David (Franciscus David), il quale nel 1566 cominciò a predicare pubblicamente la nuova dottrina antitrinitaria, che nello stesso anno fu discussa al sinodo nazionale transilvano di Torda, contro il pastore Petrus Melius, capo della chiesa riformata d'Ungheria, mentre il Biandrata pubblicava il suo De falsa et vera unius Dei Patris, Filii et Spiritus Sancti cognitione, libri duo, a nome dei ministri unitarî (1567). In questo libro il Biandrata, oltre a polemizzare contro il dogma della Trinità, afferma e riconosce espressamente la dipendenza ideale dell'unitarismo da tutti gli antitrinitarî (e accusati di antitrinitarismo) precedenti: da Ario a Gioacchino da Fiore, ad Erasmo da Rotterdam, al Serveto. Nel 1568 il re ammise il culto e la dottrina unitaria nel suo stato, e gli unitarî, dopo una nuova disputa vittoriosa con i calvinisti ad Alba Iulia (Gyulafehérvar), in seguito alla quale la cittadinanza di Kolozsvár (Cluj) si convertì in massa all'unitarismo, e un'altra disputa a Nagyvarad nel 1569, si diffusero rapidamente in Transilvania e in Ungheria; verso la fine del secolo v'erano fra la Transilvania e l'Ungheria 425 chiese unitarie. Quando il re Giovanni Sigismondo morì (1571), il successore, Stefano Báthory, fu dapprima avverso agli unitarî, e dal 1571 al 1576 essi furono perseguitati. Ma il Biandrata riuscì a ottenere di nuovo tolleranza per gli unitarî; questa durò anche sotto la reggenza di Cristoforo Báthory favorevole ai cattolici e dopo la venuta in Transilvania dei gesuiti, nel 1579, contro i quali però la nobiltà del paese si sollevò nel 1588 facendoli scacciare. Intanto gli unitarî erano venuti a dissensi interni sulla questione dell'adorazione di Cristo, che il David coerentemente voleva abolita, mentre il Biandrata voleva osservata, più per evitare gli scandali che tale dottrina avrebbe suscitato e il vantaggio che ne avrebbero tratto i gesuiti mostrando come tale dottrina avviava al "giudaismo", che per considerazioni dottrinali vere e proprie. L'entusiasta e intransigente David non volle però lasciarsi convincere, neppure da una lunga discussione con Fausto Socini, che il Biandrata aveva fatto venire appositamente da Basilea: e il Báthory finì col farlo mettere in prigione, dove il David, già malato, morì (15 novembre 1579). Il Biandrata vide però diminuire sempre più la sua influenza nella chiesa unitaria, le cui sorti continuò a dirigere: ma si mise a frequentare i gesuiti, benché non ritornasse veramente al cattolicesimo, ed essi ci hanno tramandato la fama della sua astuzia, non di una conversione. Dopo la morte del David e del Biandrata (1588), gli unitarî di Transilvania vissero sotto la persecuzione calvinista, rimanendo esposti anche agli attacchi dei gesuiti: mentre dalla loro Chiesa come l'aveva organizzata il Biandrata si venivano distaccando i seguaci del David, che formarono una nuova setta, quella dei "sabbatarî", che venne anch'essa attivamente perseguitata. Le guerre e le invasioni turche e tatariche nelle regioni da essi abitate s'aggiunsero alla persecuzione delle autorità cristiane: a metà del sec. XVII le chiese unitarie discendono a 200 circa. Dal 1690 al 1867 la Chiesa unitaria transilvana dell'impero asburgico, si trova sotto la persecuzione cattolica (più severa di quella calvinista fino allora durata) nonostante il Diploma Leopoldinum del 1691, che fra l'altro assicurava anche il rispetto dei diritti religiosi già esistenti. Severissima fu l'azione di Maria Teresa, la quale non trascurò nessun mezzo per convertire i giovani unitarî al cattolicismo. Sotto il suo regno le chiese si ridussero a 125, con 50.000 membri in tutto. In questo periodo gli unitarî di Transilvania ebbero un grande vescovo, Michael Szent Abrahami, nominato vescovo nel 1737. Giuseppe II fu più tollerante; così pure i suoi successori. Ma dopo il 1848 e il fallimento della rivoluzione ungherese gli unitarî soffersero di nuovo, per le sollevazioni dei Romeni e per le persecuzioni politiche contro tutti i protestanti ungheresi, centro del moto nazionale ungherese. Nel 1857 la riforma scolastica in Austria-Ungheria mise di nuovo in pericolo tutte le scuole non cattoliche, e quelle unitarie si poterono salvare dal passaggio allo stato, che le avrebbe fatte cattoliche, solo grazie all'assistenza finanziaria delle chiese unitarie d'America e d'Inghilterra, con le quali le transilvane erano venute in contatto già nel 1825; a questo momento le chiese unitarie in Europa sono un centinaio. Dopo la guerra mondiale è ricominciata per la Chiesa unitaria di Transilvania una vita difficile, dato che ha carattere etnico ungherese in territorio romeno.
Anche in Inghilterra la chiesa unitaria ha avuto origini in parte italiane, che si sono però inserite nella precedente tradizione wicliffiana: gli storici unitarî ricordano l'Ochino e l'Aconcio, la cui influenza può essere stata solo generica; più importanti sono le influenze anabattistiche, del resto forti anche su tutti gli eretici antitrinitarî italiani. Anabattisti, sociniani, "spiritualisti" agivano sul mondo inglese attraverso la chiesa degli stranieri, che a Londra accoglieva Italiani, Francesi, Olandesi, Polacchi. In Inghilterra il socinianesimo finì col fondersi con l'unitarismo, mantenendo più vivo il carattere teologico che altrove andava perdendo. Il catechismo di Cracovia (v. Socini: Il socinianesimo) era stato dedicato a Re Giacomo I d'Inghilterra (1609), che però nel 1614 lo fece bruciare: ma già prima il socinianesimo aveva cominciato a diffondersi in Inghilterra, e continuò a trovarvi buon terreno, nonostante la persecuzione delle autorità: come chiesa unitaria si cominciò a organizzare verso la metà del sec. XVII per opera di Giovanni Bidle, il "padre della Chiesa unitaria inglese", poi del suo discepolo Thomas Firmin, uno dei primi "filantropi", che aiutò tutti i profughi per causa di religione rifugiatisi in Inghilterra dalla Polonia. Arminianesimo, socinianesimo, unitarismo, cominciano a diffondersi nella Chiesa anglicana verso la fine del sec. XVII, e continuano per tutta la prima metà del sec. XVIII: sociniani sono il Chillingworth, il Baxter, il Milton, il Newton, sir William Penn, benché non si possano annoverare fra i membri della Chiesa unitaria. Le idee sociniane sono anche alla base del movimento "latitudinario". Famosa negli annali della Chiesa inglese è la "controversia antitrinitaria", iniziatasi nel 1687: essa costituisce lo sfondo storico della "Lettera sulla tolleranza", del Locke (1695); in una forma più vicina all'antico arianesimo, l'unitarismo si diffonde in questo periodo in tutte le chiese dissidenti del mondo anglosassone. Fino a questo momento l'unitarismo è confuso in Inghilterra col socinianesimo, e ha di questo anche il carattere di movimento dottrinale non organizzato in Chiesa: è così che ha avuto maggiore influenza nella storia del pensiero, cooperando alla preparazione del deismo e dell'illuminismo. Verso la fine del sec. XVIII, invece, l'influenza dottrinale e filosofica si attenua, mentre d'altra parte si organizza la Chiesa unitaria inglese, per opera di Theophilus Lindsey, mentre sotto la guida del Priestley e poi del Martineau le chiese dissidenti inglesi si fondono con quella unitaria, per quanto riguarda la dottrina. La storia della Chiesa unitaria in Inghilterra per il sec. XIX si esaurisce nelle dispute con la Chiesa anglicana, e nella lotta per la piena parificazione.
In America il movimento unitario cominciò a formarsi all'interno delle chiese congregazionaliste, verso la seconda metà del sec. XVIII, convogliando sociniani, ariani, spesso anabattisti, parallelamente al movimento inglese del Priestley e del Lindsey, e guadagnandosi le simpatie di un Jefferson; nella prima metà del sec. XIX vi si affermò dopo una lunga controversia (1805-1835), specialmente per opera del Channing, e superando in seguito una crisi interna: in questo periodo opera uno dei più famosi loro rappresentanti, l'Emerson. Sono le nuove tendenze della cultura europea, i filosofi tedeschi, il Carlyle, che agiscono attraverso loro come fermento rinnovatore nella cultura americana. Accanto all'Emerson troviamo Teodoro Parker, e più tardi, in un ultimo periodo di consolidamento ed espansione del movimento unitario d'America, l'Andrew, governatore del Massachusetts durante la guerra civile, il pastore Hepworth, che capeggiò un moto di rinnovamento religioso, e attualmente E. Morse Wilbur, che si è dedicato alla storia dell'unitarismo e del socinianesimo dalle origini ad oggi.
Oggi la Chiesa unitaria conta in Transilvania 75.o00 aderenti, con i vescovo, e 272 pastori; in Inghilterra circa 300 chiese; 60.152 membri negli Stati Uniti (membri attivi e iscritti).
Bibl.: E. Morse Wilbur, Our Unitarian Heritage, Boston 1925, sulla storia generale della Chiesa. Sulle origini, oltre alla bibliografia citata a socini, e specie il Dunin-Borkowski, Untersuchungen zur Geschichte der Unitarier v. Faustus Socini, Stella Matutina, II, Feldkirch 1925, pp. 103-47, cfr. Heberle, Aus dem Leben von G. Blandrata, in Tübinger Zeitschrift für Theologie, 1840, p. 116 segg.; M. Ruffini, Stancaro, Roma 1935; la relaz. del Possevino sulla Transilvania, in G. Bascapè, Le relazioni fra l'Italia e la Transilvania nel sec. XVI, Roma 1931. Il libro del Biandrata citato in principio ha il titolo preciso: De falsa et vera unius Dei Patris, Filii et Spiritus Sancti Cognitione, libri duo, Authoribus ministris Ecclesiarum Consentientium in Sarmatia et Transylvania, Alba Iulia 1568. Ne sono conosciute tre copie, nella biblioteca di Dresda, in quella universitaria di Varsavia, al British Museum. Per la disputa fra il David e il Biandrata, cfr. F. Davidis, Libellus parvus, triginta thesibus Blandratae oppositus, in quo disseritur Jesum Christum non posse vocari Deum, cum non sit vere Deus, Alba Iulia 1578. Per l'odierna Chiesa unitaria in Transilvania, Nistor, Les cultes minoritaires et l'église orthodoxe dans le nouveau budget de la Roumanie, in Revue de Transylvanie, Cluj, II (1935). Cfr. inoltre l'articolo di K. Völker, in Die Religion in Geschichte und Gegenwart, 2ª ed., IV, coll. 1372-76.