unificazione europea, processo di
Idee, movimento e azione miranti a creare gli Stati Uniti d’Europa, che trovarono compiuta espressione nel manifesto di Ventotene (➔ Ventotene, manifesto di), scritto nel 1941 da A. Spinelli ed E. Rossi. La visione di un continente unificato esisteva già fin dal progetto di riorganizzazione della società europea stabilito da C.H. de R. Saint-Simon e A. Thierry nel 1814, nonché 20 anni prima nel sistema degli Stati immaginato da I. Kant.
L’idea di un continente unito costituito dagli europei e la necessità di andare al di là dei nazionalismi avevano prodotto, durante la Seconda guerra mondiale, 3 modelli che condividevano altrettanti obiettivi comuni: un’esigenza di pace che sarebbe stata poi affermata dal Congresso dell’Aia nel 1948 («mai più guerre fra di noi»); una necessità economica di ricostruire i Paesi devastati dalla guerra e di adattarsi alla nuova situazione post-bellica; un bisogno di sopravvivenza per gli europei che, perduta la leadership politica esercitata dal tempo delle grandi scoperte, miravano a riacquistare un ruolo di primi attori nella politica mondiale.
Se comuni erano gli sforzi, i 3 modelli di unificazione del continente risultavano invece differenti sia per le soluzioni proposte sia per le loro radici politiche e culturali. Per una maggioranza di uomini politici, che venivano dall’esperienza degli Stati-nazione, l’unificazione europea doveva essere realizzata intorno a una lega di Stati sovrani, impegnati a sviluppare azioni comuni nei vari settori e secondo strumenti decisi di comune accordo. Per i sostenitori del metodo funzionalista, come J. Monnet, la ricostruzione economica o la sicurezza esterna richiedevano amministrazioni comuni per gestire i mercati del carbone e dell’acciaio o per creare un esercito comune o un’unione doganale con una delega di sovranità nazionale, ma con il mantenimento della sovranità politica. Il modello federalista proponeva di mantenere la sovranità degli Stati in tutti i settori che avevano una dimensione e peculiarità nazionali, ma di trasferire a un governo europeo – sottomesso al controllo democratico di un’assemblea eletta – la sovranità in quelli della politica estera, militare, economica e monetaria, insieme alla protezione dei diritti fondamentali.
L’integrazione comunitaria nata prima con la CECA (➔) e poi con il mercato comune (➔) rappresenta un compromesso istituzionale fra questi 3 modelli, essendo ciascuno di essi identificato in una istituzione: il modello funzionalista nella Commissione (➔ Commissione europea ), il modello confederale nel Consiglio (➔ Consiglio dell’Unione Europea) e il modello federale nel Parlamento (➔ Parlamento europeo) e nella Corte di Giustizia (➔ Corte di giustizia dell’Unione Europea). Il compromesso è confermato dal fatto che i giuristi, in mancanza di un modello preesistente, hanno definito sui generis il sistema europeo. Si tratta di una costruzione funzionalista sviluppatasi secondo il metodo comunitario, che J.-L.-J. Delors ha paragonato a un ingranaggio all’interno del quale prevale la delega di poteri di iniziativa e di gestione alla Commissione europea. L’esigenza di realizzare gli obiettivi originari e la necessità di andare oltre in settori nuovi hanno messo al centro del sistema di decisione prima il Consiglio dei ministri nazionali e poi il Consiglio europeo dei capi di Stato e di governo. La tutela dello Stato di diritto europeo è stata affidata alla Corte di giustizia e la rappresentanza dei cittadini al Parlamento europeo.
La storia dell’integrazione comunitaria dal 1950 a oggi conduce a fare due constatazioni: il risultato più importante della costruzione europea non sta nelle realizzazioni concrete di cui aveva parlato R. Schuman nella sua dichiarazione del 9 maggio 1950, ma nella mutazione della coscienza politica che ci obbliga a conservare quel che si è costruito e a continuare a pensare tutti i grandi problemi in termini europei; ogni volta che l’ingranaggio non ha funzionato, gli Stati membri si sono adattati a una revisione dei trattati, dando sempre una risposta comune europea a un problema comune europeo. Per questa ragione, un cantiere di revisione dei trattati originali è stato aperto a metà degli anni 1980 e ha dato vita all’Atto unico europeo, ai Trattati di Maastricht e Amsterdam, alla bozza della Costituzione europea e infine al Trattato di Lisbona, che è rapidamente apparso inadeguato di fronte alla crisi economica e finanziaria esplosa alla vigilia della sua approvazione.