umiliare
È adoperato in conformità con le accezioni dell'aggettivo ‛ umile ' (v.), e quindi se in Vn XIX 10 40 la donna " umilia " chi è degno di vederla e così gl'infonde umiltà, nel senso che lo rende nobile d'animo, nella II canzone del Convivio (v. 71, ripreso in III XV 14) la Donna gentile, modello di umiltà (v.), umilia ogni perverso, ossia " scoraggia " la superbia.
In Pd VII 120 u. ricorre nel senso di " umiliarsi ": tutti li altri modi erano scarsi / a la giustizia, se 'l Figliuol di Dio / non fosse umilialo ad incarnarsi. Il verbo, che ricalca il testo paolino (Philipp. 2,8 " Humiliavit semet ipsum factus oboediens... "), è spiegato nella perifrasi dei vv. 98-99 dello stesso canto (ir giuso / con umiliate obedïendo), e riflette quindi il concetto secondo il quale l'incarnazione consiste in un degradarsi della persona del Figliuolo, quale ammenda dell'atto contrario tentato dall'uomo col peccato originale (cfr. Riccardo di San Vittore De Verbi incarnatiome 8).
Lo stesso valore in Cv II I 3 Orfeo... con lo strumento de la sua voce fa[r]ia mansuescere e umiliare li crudeli cuori, dove i due verbi costituiscono quasi una dittologia sinonimica: " addolcirsi ", " diventar mite ".