CAMPAGNOLO, Umberto
Nato a Este (Padova) il 25 marzo 1904, da Matteo e da Elvira Vascon, in una famiglia con tradizioni intellettuali e artistiche, conseguì il diploma in ragioneria e la maturità classica, laureandosi in filosofia nel 1931 all'università di Padova, relatore E. Troilo, con una tesi sul problema dell'autocoscienza.
Ampia e sorvegliata ricerca teoretico-fenomenologica, la tesi del C., socraticamente intitolata "Conosci te stesso", analizza il processo dell'autocoscienza sullo sfondo del "rapporto reale" (p. 207), inteso come relazione reciproca di universalità e particolarità in ogni determinazione dell'essere. Nel processo dell'autocoscienza l'universale si qualifica come l'assoluto, e si profila una convergenza di io, o funzione giudicante del soggetto individuale, e Dio che tende all'identificazione. Affiorano i due poli del pensiero e dell'attività del C. maturo: una profonda sensibilità etica e religiosa, venata d'immanentismo, e l'esigenza di qualificare esistenzialmente e storicamente la soggettivita umana fino a renderla concreta espressione dell'assolutezza.
Iniziata l'attività didattica nei licei, dovette interromperla e lasciare l'Italia, nel 1933, per motivi politici. A Ginevra, scelta come città d'asilo, conseguì nel 1937 il dottorato in scienze politiche e due anni dopo la libera docenza in filosofia del diritto. Strinse fervidi legami, intellettuali e umani, con G. Ferrero e H. Kelsen. Dal 1936 aveva cominciato a collaborare alla Revue internationale de la théorie du droit, diretta dal Kelsen con altri eminenti giuristi, e alla Revue générale de droit international public, dove pubblicò nel 1938 un articolo su La paix, la guerre et le droit che analizzava l'irrisolta antinomia fra sovranità nazionale e ordine internazionale nel programma della Società delle Nazioni. Lo stesso anno uscì, nella prestigiosa "Bibliothèque de philosophie contemporaine" dell'effitore parigino Alcan, Nations et droit, ampia e approfondita critica del diritto internazionale nella cornice di una teoria generale dell'atto giuridico.
Le tesi del C. sono le seguenti: il diritto internazionale esiste solo se e in quanto diventa parte del diritto statuale (pp. 18 ss.); lo Stato assimila parzialmente lo straniero al cittadino (p. 329), ma resta fonte unica della sovranità; io Stato s'identifica con il diritto (p. 61). Il limite di siffatta identità si manifesterebbe non nell'istanza etica presente anche nella "norma fondamentale" kelseniana, ma nel passaggio dal diritto positivo a un punto di vista più alto, scientifico e anzi filosofico (pp. 47, 286). Nella struttura del "rapporto reale", che resta il presupposto teoretico del C., s'insinua un terzo momento che media l'uno nell'altro il positivamente dato e l'assoluto. E diverrà in anni successivi "universalità" e "cultura", ma intanto si sostanzia dell'attività critica, epistemologica, che subordina il diritto alla scienza giuridica e alla filosofia morale.Entrata l'Italia in guerra, desiderò di farvi ritorno, e gliene offrirono la possibilità nel 1941 Adriano e Massimo Olivetti, conosciuti in Svizzera. Ebbe affidate le pubbliche relazioni dello stabilimento Olivetti di Ivrea, con l'incarico di creare la biblioteca di fabbrica, prima del genere, e di collaborare al progetto delle Nuove edizioni di Ivrea ("una possibilità di una cultura totale in un senso ecumenico", nelle intenzioni di A. Olivetti), poi divenute Edizioni di Comunità. Con A. Passerin d'Entrèves, il C. avrebbe dovuto impostare la collana "Humana civilitas". Nel settembre 1943, per i buoni uffici di C. Marchesi, allora rettore, ottenne l'incarico di storia delle dottrine politiche all'università di Padova, incarico che avrebbe conservato fino al pensionamento, nel 1974, ma passando nel 1963 a filosofia della politica. Dal 1950 insegnò anche filosofia, e poi storia della filosofia, all'università di Venezia.
Nel dopoguerra troviamo il C. impegnato su un vasto fronte di lavoro. Lasciata Ivrea, dove A. Olivetti passava dalla cultura all'azione sociale e politica per attuare il disegno poi esposto nell'Ordine politico delle Comunità (Ivrea 1945), assunse nel 1945 le funzioni di commissario all'Istituto per gli studi di politica internazionale (ISPI) di Milano. Militò nel Movimento federalista europeo, del quale fu segretario generale per l'Italia nel biennio 1945-1946, e al quale, dopo gli scritti di E. Rossi e il Manifesto di Ventotene dello stesso Rossi e di A. Spinelli, assicurò un nuovo documento teorico con il volumetto Repubblica federale europea. Si legò di fraterna amicizia a N. Bobbio. Sposato nel 1954 con Michelle Bouvier, ne avrà due figli.
Fine del Movimento federalista, affermava il C. nel lavoro citato, dev'essere lo "Stato delle nazioni europee" (pp. 495 s.) che comprenda Inghilterra e Russia (p. 72) e assicuri la sopravvivenza delle tradizioni nazionali sul terreno di una cultura comune (p. gi). La storia d'Europa "è essenzialmente la storia di una cultura e di una civiltà" (1). 107). Il Movimento ha "compiti culturali" (p. 110) oltre che politici. Il C. mostra di aver individuato il termine medio fra assolutezza e storicità: la "cultura", che nel Petit dictionnaire del 1969 definirà attività creatrice di valori (p. 20), rivendicando alla civiltà europea la scoperta dei carattere universale che siffatta creazione può avere. L'europea è "civiltà dell'universale" (p. 78).Mentre partecipava alle Rencontres internationales de Genève, dedicate all'analisi della storia e dell'attualità 'europee, il C. esplorava la possibilità di costituire un sodalizio che fungesse da organo dei mondo intellettuale e servisse a diffondere un fermento di idee e di progetti. Da un'assemblea costituente che si tenne a Venezia nel maggio 1950 nasceva la Société européenne de culture, con adesioni imponenti: tra gl'italiani B. Croce, G. Castelnuovo, F. Chabod, G. De Sanctis, I. Silone, U. Terracini, D. Valeri e J. Benda, B. Brecht, M. Chagall, J. B. S. Haldane, J. Huxley, K. Jaspers, Th. Mann, H. Moore, A. Schweitzer, J. Trevelyan con molti altri, umanisti e scienziati di massima autorevolezza. li C. venne eletto segretario generale e direttore della rivista Comprendre, promossa dal sodalizio. Vivente il C., si tennero sessioni di lavoro culturale dove intellettuali dell'Est e dell'Ovest affrontarono temi di primaria importanza su un terreno di schiettezza e di rispetto.
Le assemblee della SEC davano vita a una dimensione inconfondibile della cultura europea del dopoguerra, per la ripristinata unità sopra i due blocchi politici, e per la coralità spirituale che apportavano al movimento politico per l'unità dell'Europa. I temi: Verso una presa di coscienza del ruolo politico della cultura (1951), L'autonomia della cultura nella crisi mondiale (1952), L'Europa nel mondo e la politica della cultura (1953), Il dovere politico dell'uomo di cultura (1954), L'idea europea e la politica della cultura (1955), Essenza della cultura (1956), Ragione di Stato e ragione dell'uomo davanti al problema delle armi atomiche (1958), Progetto di un manifesto culturalista (1961), Per un'associazione mondiale degli uomini di cultura (1963), La coscienza del mondo (1965), Il problema della guerra (1968), L'impegno storico dell'uomo di cultura (1971), La politica della cultura come presa di coscienza del problema morale della pace (1976).
Il C. morì a Venezia il 25 sett. 1976. La Société européenne de culture e la rivista Comprendre, quest'ultima sotto la direzione dei Bobbio, sopravvivono alla sua scomparsa.
L'ultimo volume del C., La plus grande révolution, del 1971, aveva inteso elaborare un concetto di pace "che non ha la guerra per alternativa". Corollario dell'universalità dell'atto intellettivo ed etico, giunto ad essere autocoscienza e cultura, la pace o, meglio, l'odierna necessità di un programma di pace è stata l'ultima intuizione di una personalità profondamente consapevole e coerente a se stessa. Degli ultimi anni di attività del C., merita anche un cenno la vivace critica dello Stato e dell'asserita sua incapacità di accedere a un ordine sovranazionale, che affiora con accenti di forte contestazione in La paix, del 1970.
Opere: "Conosci te stesso", tesi di laurea inedita, ottobre 1931; L'antinomie dans l'organisation internationale, in Rev. intern. de la théorie du droit, X (1936), pp. 125-133; La paix, la guerre et le droit, in Rev. gén. de droit intern. public, s. 3, XII (1938), pp. 436-456; Nations et droits, Paris 1938; Repubblica federale europea, Milano 1945; Petit dictionnaire pour une politique de la culture, Neuchitel 1969; La paix, une idée révolutionnaire, Venise 1970; La plus grande révolution, Neuchitel 1971.
Fonti e Bibl.: Commémoration d'U. C., in Comprendre, XXXXIII-XXXXIV (1977-1978), n.4243, pp.256-299 (con scritti di S. Ceschi, V. Branca, N. Bobbio e altri); V. Occhetto, Adriano Olivetti, Milano 1985, pp. 107-109.