CAGNI, Umberto
Nacque il 24 febbr. 1863 ad Asti da Manfredo e da Vivina Nasi.
Il padre Manfredo, nato ad Asti da Giuseppe e da Teresa Mussi nel 1834 ed ivi morto il 19 febbr. 1907, era stato nominato sottotenente dei granatieri nel 1853. Dopo aver partecipato alla guerra di Crimea, e aver guadagnato una medaglia d'argento nella seconda guerra d'indipendenza a San Martino, era, alla nascita del C., ufficiale d'ordinanza del principe ereditario Umberto di Savoia, che fu così padrino al battesimo del figlio. Nella guerra del '66 guadagnò a Custoza una seconda medaglia d'argento. Dopo aver comandato il reggimento di cavalleria Alessandria, poi - col grado di maggior generale - la brigata Abruzzi partecipando nel 1887 alla campagna d'Africa, comandò dal 1890 al 1894 - quando fu collocato in posizione ausiliaria - le divisioni di Ravenna, di Brescia e di Verona.
Conseguita con risultati mediocri la licenza ginnasiale ad Asti, il C. alla fine del 1877 entrò nella scuola di marina di Napoli e, dopo il corso triennale, in quella di Genova, uscendone nel 1881 col grado di guardiamarina. Dopo il primo imbarco sulla corvetta "S. Martino", compì sulla "Vettor Pisani" un viaggio di circumnavigazione, durato dal marzo 1882 al maggio 1885, al termine del quale fu promosso sottotenente di vascello. Dopo aver preso parte alla prima campagna del Mar Rosso (1887-89), durante la quale fu decorato di due medaglie di bronzo, al valor civile e al valor militare, alla fine del 1889 incontrò per la prima volta Luigi Amedeo di Savoia, poi duca degli Abruzzi. Il rapporto si riallacciò nel '94 quando il C., che nel frattempo era stato due anni a Venezia come aiutante di bandiera dell'aminiraglio N. Canevaro, ed aveva poi partecipato, dietro sua domanda, alla seconda campagna del Mar Rosso (1892-1894), fu scelto come ufficiale d'ordinanza dal duca. Nell'ottobre dello stesso anno iniziò, a bordo dell'incrociatore "Cristoforo Colombo", comandato dal duca stesso, il suo secondo viaggio di circumnavigazione, che durò fino alla fine del 1896.
Il 1897 fu dedicato alla preparazione ed alla attuazione (maggio-settembre) della spedizione al monte Sant'Elia in Alasca; la vetta (m 5514) fu raggiunta il 1º agosto. Il C. dovette superare difficoltà per lui del tutto nuove, essendo l'unico della spedizione (tre scienziati e cinque guide valdostane) che non avesse mai compiuto scalate.
Nel 1898 il duca degli Abruzzi iniziava la preparazione d'una spedizione nel Mare Artico destinata a raggiungere la più alta latitudine nordica, ed affidava al C. la parte marinaresca e dell'osservazione scientifica. La spedizione, imbarca tasi ai primi del '99 sulla baleniera "Stella polare" attrezzata appositamente, dava fondo l'8 sett. 1899 nella baia di Teplitz dell'isola Principe Rodolfo, stabilendovi il campo base.
Avendo il duca degli Abruzzi dovuto subire l'amputazione di un dito per congelamento, il C. prese il comando della colonna di slitte, formata da tre gruppi condotti dal C. stesso, dal tenente di vascello Querini e dal dott. Cavalli Molinelli, che mosse dalla base l'11 marzo 1900. Le eccezionali difficoltà presentate dal pack, rallentando oltremodo la marcia, persuasero il C. a rinviare a sud, il 23 marzo, il gruppo Querini (che nel ritorno alla base andò disperso), Poi il 31 marzo il gruppo Cavalli Molinelli. Il gruppo del C. (con tre uomini, sei slitte e quarantadue cani), dopo aver dovuto l'11 aprile ridurre le razioni, raggiunse il 25 seguente gli 86º 34'49, nord, che rimasero fino al 1909 la latitudine più alta toccata dall'uomo. Il ritorno al campo base, iniziato lo stesso 25 aprile e concluso il 23 giugno, fu reso difficile dallo sgelo del pack e dalla deriva a sud-est che lo allontanava dalla baia, da incidenti dalle razioni ridottissime, e si concluse con due sole slitte e cinque cani.
Ripartita dall'isola Rodolfo il 15 agosto, la spedizione rientrava in Italia il 6 sett. 1900 con una ricca serie di osservazioni e dati scientifici, tra un notevole interesse dell'opinione pubblica. La popolarità del C., cui in ottobre fu conferito il cavalierato dell'Ordine civile di Savoia, fu siglata dalla Canzone di G. D'Annunzio.
Promosso nel febbraio 1902 capitano di fregata a scelta eccezionale, il C. concluse il servizio presso il duca degli Abruzzi e venne nominato aiutante di campo onorario del re; intanto assunse il comando di unità leggere (2ª squadriglia cacciatorpediniere), sulle quali acquistò notevole esperienza di comando e di impiego. Nel 1903 si fece promotore della cosiddetta querela dei trentacinque contro l'on. E. Ferri, che aveva denunciato presunte gravi irregolarità nell'approvvigionamento delle navi; ne seguì un processo che si interruppe però quasi subito dopo essere stato iniziato.
Nel 1906 il duca degli Abruzzi lo richiamò perché partecipasse a una campagna geografica nel massiccio del Ruvenzori. Partita il 16 apr. 1906 da Napoli per Mombasa nel Kenia, la spedizione attraverso l'Uganda meridionale giunse ai primi di giugno a Bujangolo (m 3798), dove fu posto il campo principale. Qui fu raggiunta, con un viaggio solitario e a marce forzate, dal C. che era stato colpito da febbri tropicali e bloccato in un ospedale di missionari. Alla rilevazione generale del massiccio ed alla raccolta di dati e di materiale scientifico si unì la scalata delle vette maggiori, cui furono dati i nomi di Margherita (m 5125), Alessandra (m 5119), Umberto (m 4915) e Iolanda (m 4769). Il ritorno in Italia avvenne nel settembre.
Promosso nel frattempo capitano di vascello, il C. riprese il servizio di imbarco. Nel 1907 ebbe l'incarico dell'allestimento e quindi il comando della corazzata "Napoli", che tenne fino al 1911. Nel dicembre 1908 la corazzata fu tra le navi inviate in soccorso di Reggio Calabria colpita dal terremoto. Nel 1911 assunse il comando della corazzata "Sicilia", nave capogruppo della scuola cannonieri, per passare poi al comando della corazzata "Re Umberto" con l'incarico di capo di Stato Maggiore della divisione "Navi scuola".
Dichiarata dal governo italiano la guerra alla Turchia (29 sett. 1911), il C., al comando della "Re Umberto", fece parte della squadra (sette corazzate) che, diretta dall'amm. Faravelli, dopo avere intimato il 2 ottobre la resa alla piazza di Tripoli, bombardò nei due giorni seguenti le opere fortificate e procedette all'occupazione della città.
Il 5 ottobre, mentre le truppe del 1º scaglione del corpo di spedizione sarebbero partite da Napoli e da Palermo il 9 ottobre e sbarcate l'11, il C. ebbe il comando dei reparti di marinai (circa 1.600 con alcuni pezzi da 75 e da 57 da sbarco) che procedettero all'occupazione della città e dei forti. Con i reparti, poi rinforzati il 10 ottobre con altri 8 pezzi d'artiglieria e circa 400 marinai da sbarco, il C. riuscì a resistere e a contrattaccare fino all'arrivo del corpo di spedizione comandato dal generale Caneva. Per questa operazione fu insignito della commenda dell'Ordine militare di Savoia e promosso contrammiraglio per meriti speciali di guerra.
Nel 1912 il C. fu nominato direttore dell'Arsenale di Venezia. Come esempio del suo vivo interesse verso i nuovi mezzi della marina militare, si può ricordare la diretta esperienza di volo su idroplani - il 12 maggio e il 31 ag. 1913 - per rendersi conto della loro utilità per la flotta e della conseguente organizzazione dell'aviazione di marina. Nominato comandante della divisione incrociatori ("Pisa", "Amalfi", "S. Giorgio") di stanza a Taranto, il 31 dic. 1913 il C. venne rimosso dall'incarico e collocato in disponibilità perché ritenuto responsabile del nuovo incaglio del "S. Giorgio" (il precedente era del 1911) a bordo del quale si trovava: provvedimento drastico e senza precedenti, causato dallo scandalo suscitato dalla notizia. Il 10 apr. 1914 però veniva richiamato in servizio con tutti gli onori, e ritornava a dedicarsi all'addestramento della sua divisione, curando in modo particolare l'impiego delle artiglierie, e facendo compiere esercitazioni nel golfo di Taranto e lungo le coste ioniche agli idrovolanti in dotazione.
Scoppiata la guerra mondiale, il C. fa un convinto interventista. All'entrata in guerra dell'Italia la 4ª divisione fu destinata a Venezia, col compito di appoggiare il piano di attacco e avanzata dell'armata operante nella zona carsica, e al C. fu anche affidata, per alcuni mesi, la zona costiera da Grado a Monfalcone.
Si deve al C. l'idea di utilizzare, in appoggio alle truppe avanzanti ed a difesa delle coste, i cannoni di medio calibro tolti a navi antiquate e installati su pontoni galleggianti: le prime batterie della marina inviate al fronte furono da lui preparate ed organizzate a Venezia e armate con personale della "Amalfi". Nell'aprile del 1916 la divisione del C. fu dislocata a Valona, col compito di rafforzare, anche con sbarramenti di torpedini e reti e con postazioni di batterie a terra, la sicurezza della rada. Promosso viceammiraglio il 1º giugno 1916, fu trasferito come capogruppo alla base di Brindisi; nel febbraio 1917 fu nominato comandante in capo del dipartimento della Spezia.
Il 5 nov. 1918 il C. fu incaricato dell'occupazione della piazza marittima di Pola, in ottemperanza a una clausola dell'armistizio. Destreggiandosi tra le difficoltà create dalla smobilitazione austriaca e quelle sollevate dagli Iugoslavi e dalle autorità militari francesi, con trattative con l'ammiraglio Prika:, ministro della Marina iugoslava, e con l'ammiraglio M. Koch, facente funzione di comandante della piazza, che obbiettavano i loro poteri in forza della costituzione della nazione iugoslava proclamata il 29 ottobre dal Comitato nazionale di Zagabria, il C. riuscì, tra il 5 e il 22, a occupare i forti, le batterie e i depositi di munizioni, e le navi ex austriache, a disarmare e allontanare le truppe ex nemiche, a riorganizzare i servizi e i rifornimenti della città, e a insediare una giunta comunale amministrativa. In segno di riconoscenza davano al C. la cittadinanza onoraria il comune di Pola, nel gennaio 1919, e nel luglio i comuni di Lussimpiccolo, Lussingrande, Cherso, Ossero e Neresine. Dal governo italiano fu nominato cavaliere di gran croce col gran cordone della Corona d'Italia e grande ufficiale dell'Ordine militare di Savoia.
Durante la crisi fiumana il C. cercò di persuadere il D'Annunzio, al quale lo legava una lunga amicizia, a trattare col governo italiano. Nominato nel febbraio senatore, tenne dal 1920 al 1922 il comando in capo delle forze navali del Mediterraneo, quindi la presidenza del Consiglio superiore di marina sino al 1º ott. 1923, quando, su domanda, fu collocato a riposo. Sostenitore del regime fascista, dal 1924 al 1929 fil presidente del Consorzio autonomo del porto di Genova, e presiedette la commissione d'inchiesta sulla spedizione Nobile (1928-29), le cui conclusioni furono però molto criticate. Promosso nel 1923 viceammiraglio d'armata della riserva navale, e nel '26 ammiraglio d'armata, nel 1929 fu insignito del titolo di conte di Bu-Meliana, la località che aveva difeso contro i Turchi durante l'occupazione di Tripoli.
Morì a Genova il 22 apr. 1932.
Fonti e Bibl.: Ministero della Difesa, Marina, Ufficio storico, fasc. personale; Ministero degli Affari Esteri, I documenti diplom. ital., s.6, 1918-22, I, Roma 1956, pp. 12, 21, 26, 28 e ad Ind.;Luigi Amedeo di Savoia-U. Cagni, La spediz. ital. nel Mare artico, Roma 1901; U. Cagni, La Stella Polare nel Mare artico, Milano 1904; Luigi Amedeo di Savoia, IlRuvenzori, Milano 1908, passim;C.Manfroni, Storia della marina ital. durante la guerra mondiale 1914-18, Bologna 1925, passim;V.Scagni, Come Pola fu redenta, Pola 1928, passim; G.Pini, Ilconte di Bumeliana, in Nuova Antologia, 16 giugno 1933, pp. 585-601; Id., Vita di U. C., Milano 1937; M. Cobianchi, Pionieri dell'aviazione in Italia, Roma 1943, pp. 383 s., 394; L. Albertini, Venti anni di vita politica, II, Bologna 1951, pp. 121 s.; D. Sepic, Talijanska okupacija Istre 1918, in Zbornik Hist. Inst. Iugos. Akademije, IV(1961); L. Repaci, La marcia su Roma, I, Roma 1963, pp. 53 ss.