BRUNELLESCHI, Umberto
Figlio di Pietro e di Benedetta Cappelli, nacque a Montemurlo il 21 giugno 1879. Studiò pittura e scultura all'Accademia di Belle Arti di Firenze sotto la guida di B. Sorbi e di E. Ciaranfi. Si trasferì a Parigi nel 1901 con A. Soffici (cfr. Diario, Firenze 1942, p. 349) e continuò i suoi studi sotto la guida di L. Gérome. Nel 1902 espose un Autoritratto al Salon des Indépendants. Nel 1912 debuttò come scenografo con la messinscena del balletto Légende du clair de lune di Madame Rasini al teatro "Les bouffes parisiens", dove, due anni dopo, allestì l'operetta La femme en rose. Ma in quegli anni lavorava soprattutto per riviste, music-hall e féeries.
Nell'ambiente artistico parigino il B. ebbe una posizione di rilievo: fu amico di Modigliani, Soutine, Picasso, Van Dongen, Derain; il suo lussuoso studio in via Boissonade era frequentato, tra gli altri, da Boldini, D'Annunzio, Ida Rubinstein.
Allo scoppio della prima guerra mondiale, il B., tornato in Italia, partì per il fronte (si ricordano il ritratto di Emanuele Filiberto duca d'Aosta "da Trieste liberata" e il disegno pubbl. nell'Ill. ital. del 5 genn. 1919; L'età nuova. Schiacciato il serpente della guerra l'umanità ritrova le pure gioie della vita, Trieste 1918, esposto a Parigi al Salon nel maggio 1920). Finita la guerra, si stabilì definitivamente a Parigi, continuando a occuparsi di allestimenti scenici: per le Folies Bergère, per il Casino, il Mogador, lo Châtelet, il Marigny e il Théâtre de Paris (Chérubin, 13 maggio 1921, e La femme en rose, maggio-giugno 1921, di F. de Crosset; Comoedia, 30 luglio 1921); nel 1926 allestì una serie di balletti (OldHeidelberg)al Roxy di New York.
Nel 1925 partecipò alla Exposition internationale des arts décoratifs et industriels modernes di Parigi (cfr. catal., p. 57).
II B. si occupò anche di scenografie per l'opera lirica, per vari teatri stranieri e italiani: suoi figurini per la Turandot di Puccini sono conservati nel Museo Teatrale alla Scala, la Turandot di Busoni fu da lui allestita per il Maggio musicale fiorentino del 1940; per la Scala fece le scene dei Pescatori di perle di Bizet e forse di Carillon magico di Pik Mangiagalli (bozzetti al Teatro alla Scala: cfr. Adami). Oltre che esporre ininterrottamente alle Biennali di Venezia dal 1914 al 1938, allestì varie mostre personali a Parigi, spesso esponendo ritratti di personaggi illustri del suo tempo.
Collaboratore dell'Illustrazioneital. (siveda Carnevale, 9marzo 1919), della Lettura e di Vogue, ilB. illustrò moltissimi volumi per editori francesi e belgi. Per Ranson: Le livre de St. Michel di C. E. Nodier (1930); per Guillot: Paul et Virginie di B. de Saint Pierre (1931) e Songed'une nuit d'été di Shakespeare (1931). Per Gibert di Parigi illustrò: Les petites fleurs di san Francesco (1932); Candide e L'ingénue di Voltaire (1932); un album di Masques italiennes (1932); il Decamerone di Boccaccio (con il titolo Contes, 2 vol., 1933); Contes di Perrault (1934); Mémoires di Casanova (1934); Madame Bovary di Flaubert (1935); per A. Michel: La leçon d'amour dans unparc di René Boylesve (1933); un album di Poësies di de Musset (1935) oltre a Carmen di Merimée.
Morì a Parigi il 16 febbr. 1949.
Nelle sue scenografie, animate da un'immaginazione fertilissima e ricche di sontuosi effetti cromatici, "si accostò a Leonid Bakst e ne riprese il gusto estetizzante e certi motivi decorativi, che tradusse in una raffinata stilizzazione floreale" (Enc. d. Spett.).
Il B. nel 1929 ricevette la Legion d'onore per meriti artistici. Sue opere, oltre che in numerose raccolte private italiane e straniere, sono agli Uffizi (Autoritratto), alle gallerie d'Arte moderna di Milano (Romanticismo) e di Roma (La torre bianca), nelMuseo di Nantes, ecc.
Bibl.: A. De Angelis, Scenografi ital. di ieri e di oggi, Roma 1938, p. 55; V. Guerriero, Le mem. di B., in Nuova Italia, (Paris), 21 dic. 1933 (cita un libro di memorie, Danton 61.66 che non è stato possibile rintracciare); G. Adami, Un secolo di scenografia alla Scala, Milano 1945, tavv. 76 s., 195 s.; Encicl. Ital., VII, p.972; Encicl. dello Spett., II, col.1199.