Uguccione (Uguiccione) da Pisa
Vescovo di Ferrara dal 1190 sino alla morte (1210), giurista e lessicografo di notevole importanza per la sua cultura medievale, eppure largamente disconosciuto. Nella storia della sua fortuna molto ha pesato, soprattutto nel campo della filologia, il disprezzo che l'Umanesimo rivolse a lui e a tutta la schiera degli autori mediolatini; recuperata dall'erudizione settecentesca, la sua figura si è fatta a poco a poco sempre più consistente, finché la letteratura glossografico-lessicale latina e quella romanza e dantesca hanno posto in luce da un secolo in qua il debito che il Medioevo latino e volgare gli portano.
È ignoto l'anno della nascita, da collocare per comune giudizio alla fine del primo trentennio del sec. XII; che sia di Pisa, lo testimonia egli stesso nelle Derivationes (sub v. PIS) con caldi elogi del luogo natale (e molto probabilmente anche nel prologo delle stesse, la cui aggiunta finale è da ritenere autentica); non risulta comunque che fosse dei Bagni di Pisa, come afferma senza prove documentali il Toynbee. Pochissimi dati esterni sono noti del suo tirocinio scolastico e dei suoi maestri: studiò diritto a Bologna, fu forse discepolo di Gandolfo, vi tenne la cattedra super decretum, ebbe come discepolo il futuro papa Innocenzo III, Lotario dei conti di Segni. Oltre che canonista e grammatico-lessicografo, U. fu anche uomo di azione: Celestino III gli affidò nel 1197 il compito di ristabilire l'ordine di una saggia amministrazione nell'abbazia di Nonantola, il cui abate Bonifacio, sperperatone del patrimonio monacale, destituì nel 1201. In questo quadriennio, in cui saltuariamente risiedette nel monastero benedettino, iniziò molto probabilmente a comporre le Derivationes, secondo la testimonianza di Riccobaldo ferrarese, e non prima o nel tempo della sua elezione a vescovo, come vorrebbe S.G. Mercati; che poi lo stimolo gli sia venuto da un codice di Papia che egli può aver trovato a Nonantola, è un particolare di secondaria importanza, anche se nessun Papia è testimoniato ufficialmente dagl'inventari del 1035, 1166 e 1331 (la prima menzione è in un catalogo del 1464): U. lo poteva comunque possedere in proprio, e inoltre egli è lessicalmente debitore in massima parte di Osbern, e non di Papia.
Di vari altri interventi in cui operò come paciere e intermediario e uomo politico durante il ventennale episcopato sono numerosi i documenti di archivio; il suo cordoglio per la morte di Guglielmo degli Adelardi (1196) appare nel settimo e ultimo esametro dell'epigrafe funeraria composta per l'occasione: Celstinus piansit tristique Hugucius mansit.
L'attività di U. scrittore si estese per una buona metà al diritto canonico. La sua Summa in Decretum Gratiani, inedita, opera di rilevante significato, l'impegnò in tempi successivi (1168-1178, rielaborata in varie riprese, in qualche parte anche nel 1201).
In essa tra l'altro egli affermò la separazione e l'autonomia parallela dei due poteri (Papato e Impero), precedendo in ciò alcune linee del pensiero politico di Dante. Vari annunci della rivista " Traditio " e il Répertoire international des médiévistes (I, Poitiers 1971, 733 n. 4115), informano che l'opera è in via di pubblicazione a c. di A. M. Stickler.
Gli opuscoli di U. giunti sino a noi sono: il Rosarium, grammatica latina; il De dubio Accentu (pubblicato con corredo di ampia informazione da G. Cremascoli, Il " De Dubio accentu " di U. da Pisa, Bologna 1969); l'Agiographia (sic), che tratta dei nomi dei giorni della settimana, dei mesi e dei santi; l'Expositio Symboli Apostolorum, parzialmente pubblicato da G. G. Trombelli a Bologna nel 1755 (e ora edito per intero da G. Cremascoli, L'" Expositio de symbolo Apostolorum " di U. da Pisa, in " Studi Mediev. " s. 3, XIV [1973] 363-442); l'Expositio dominicae orationis. D'incerta attribuzione è la Summa artis grammaticae conservata nel solo codice latino 18909 della Bayerische Staatsbibliothek di Monaco, del sec. XIII, che è un trattato di logica del discorso, come pure altre operette metrico-grammaticali e alchimistiche che nei codici portano il suo nome (" Hugutio " e simili). Suo non è il Vocabularius latino-germanicus del codice latino 314 di Magonza, che solo l'Austin prese in seria considerazione (v. G. Cremascoli, in bibliografia).
L'opera per cui U. interessa la filologia medievale latina e romanza è il Liber Derivationum o Derivationes, che è un lessico latino disposto alfabeticamente per lemmi principali delle parole semplici, da cui si fanno venire tutti i derivati e i composti (donde il titolo). Tale sistema, che U. prese alla Panormia di Osbern, rese di difficile consultazione il vocabolario, e spiega nello stesso tempo come il Catholicon di un continuatore, il domenicano Giovanni de' Balbi di Genova (1286), facilitando il reperimento delle voci sia semplici che composte, collocate in ordine strettamente alfabetico, abbia avuto la fortuna di essere ripetutamente stampato nel Quattrocento (editio princeps, Magonza 1460, di Gutenberg e socio) e nel Cinquecento. L'opera è il risultato della confluenza di almeno due direttive lessicali: U. registra infatti sia la corrente glossematica (parole ebraiche, greche, del diritto longobardo, ecc.), in cui al lemma segue l'interpretamentum contenuto in una brevissima formulazione, sia quella del metodo derivatorio, in cui al lemma originario segue una discussione precisa, a volte pedante, di tutti i possibili derivati (verbo, aggettivo e comparativo, avverbio e comparativo, sostantivo, ecc.) e composti.
La cultura di U. è di formazione antica e medievale insieme: le circa 2500 citazioni di autori comprendono, in ordine quantitativamente decrescente, la Bibbia, Plauto, Orazio, Giovenale, Virgilio, Marziano Capella, Persio, Ovidio, Terenzio, Lucano, Macrobio, Prudenzio, Giuseppe Flavio, s. Agostino, Egesippo, Stazio, s. Ambrogio, s. Girolamo, Servio, Prisciano; Nonio Marcello (il passo non corrisponde), pseudo Acrone, Paolo Diacono (" Paulus Atheniensis "), Palladio sono citati una sola volta. L'Opus imperfectum in Matthaeum è attribuito ora a loannes Chrisostomus ora ad Anianus. Dei medievali U. cita Theodulus, il De Viribus herbarum di " Macer Floridus " (" Odo Magdunensis "), il Liber lapidum, il De Ornamento verborum e un altro carme di Marbodo; conosce la seconda redazione delle glosse di Guglielmo di Conches a Calcidio, il Fisiologus di Teodaldo; oltre ai grammatici e commentatori citati, U. conosce Cornuto come commentatore di Giovenale, Lattanzio Placido glossatore di Stazio, Remigio di Auxerre, Rabano Mauro, Pietro Elia, e altri. Diverse citazioni in prosa e in verso, introdotte per lo più con l'espressione " unde quidam " o " unde versus ", sono anonime; altre sono cadute nel corso della tradizione manoscritta. La formazione culturale di U. abbraccia inoltre un numero notevole di autori di scuola (Aviano, Disticha Catonis, ecc.) e altri testi di usuale lettura nel Medioevo, opere agiografiche, distici ed esametri grammaticali, epigrammi, detti proverbiali, inni sacri, letteratura decretistica. L'unico reperto antico di grande interesse è l'epigramma relativo al cavallo dell'imperatore Adriano. Il tutto è sostenuto da un'informazione di tipo enciclopedico, tratta di peso dalle Etymologiae di Isidoro di Siviglia.
Sotto l'aspetto linguistico e lessicale, grande importanza le Derivationes hanno per i dantisti. Apprezzate dal Petrarca, che ne postillò un manoscritto non ancora rintracciato, dal Boccaccio e da altri lettori medievali, furono lette da D. che le cita una volta (Cv IV VI 5) per la derivazione di autore, oltre che da avieo, da autentin, sì come testimonia Uguiccione nel principio de le sue Derivazioni. Da questa indicazione, il Toynbee mosse con diversi contributi a studiare i rapporti di D. con U., giungendo a risultati attendibili; dal setacciato lessico di U. egli trasse molte parole d'interesse dantesco (di origine greca come comedia, tragedia, Protonoè, Peripapetici, perizoma, Flegetonia, Stige, ermafrodito, Galassia, agiographi, archimandrita, polisemus, allegoria, prosopopeia, filosofo, filosofia, ipocrita; di origine latina come soave, facundo, adolescenza, gioventute, nobile; termini ebraici come Babel, Heber-Hebrei, Giovanna, Galilea; espressioni come Eliòs e eliotropium, pape, rachà, bos epiphyatus, honorificabilitudinitate, Cesare Regina), restituì Anubis nella settima epistola a Enrico VII, pose l'equivalenza di almus = sanctus nella V e VI epistola (ma si dovrà tener conto anche della conoscenza di Servio e di altre fonti da parte di D. per spiegare divergenze rispetto al dettato di Uguccione). Altri studiosi, come G. Vandelli, E. Moore, L. Bertalot, A. Marigo, A. Schiaffini, F. Ghisalberti, G. Varanini, P. Renucci, F. Mazzoni, H.D. Austin, e ultimamente K. Riessner, hanno variamente continuato la ricerca in tale direzione, con risultati a volte compromessi da una manchevole costituzione del testo e da errori d'interpretazione (H.D. Austin, K. Riessner).
L'edizione di U., dato il considerevole numero dei manoscritti (circa duecento), è realizzabile con buoni risultati scientifici sulla base di tre codici collazionati per intero, e di altri dieci circa riscontrati per i passi più dubbi. Il più antico manoscritto datato (1236) è il Laurenziano Plut. XXVII sin. 5, che però offre una tradizione in qualche parte poco attendibile. Un sicuro ricupero da U. è la giustificazione della sodomia di Prisciano (If XV 109), che finora non era stata altrimenti spiegata; in effetti in U. (sub v. " Edo ") D. poteva leggere che Prisciano, sacerdote, aveva in seguito apostatato " amore Iuliani ", e cioè per amore carnale verso Giuliano, nella cui persona venne confuso per omonimia l'imperatore apostata e il dedicatario console e patrizio cui il grammatico indirizzò la sua opera (ma l'interpretazione proposta è stata respinta da A. Pézard, Deux notes sur U. de Pise et la faute de Priscien, in " Studi d. " XLV [1968] 156-165).
Bibl. - Una diligente guida bibliografica relativa a U., pur se in esigua parte mancante, ha compilato G. Cremascoli, U. da P.: saggio bibliografico, in " Aevum " XLII (1968) 123-168. Si vedano comunque per la parte generale M. Manitius-P. Lehmann, Geschichte der lateinischen Literatur des Mittelalters, Monaco 1931, 191-193; F. Ghisalberti, U. da P., in Enciclopedia Italiana, XXXIV (1937) 622. Per i manoscritti delle Derivationes: A. Marigo, I codici manoscritti delle Derivationes di U. Pisano, Roma 1936. Per la biografia, gli studi di G. Catalano, Contributo alla biografia di Uguccio da P., in " Il Diritto Ecclesiastico " LXV (1954) 3-67; C. Leonardi, La vita e l'opera di U. da P. decretista, in " Studia Gratiana " IV (1956-1957) 37-120; sulla data della composizione: S.G. Mercati, Sul luogo e sulla data della composizione delle Derivationes di U. da P., in " Aevum " XXXIII (1959) 490-494 (dal risultato poco sicuro). Sui problemi più diversi delle Derivationes: K. Riessner, Die " Magnae Derivationes " des U. da P. und ihre Bedeutung für die romanische Philologie, Roma 1965; cfr. però G. Schizzerotto, in " Studi Medievali " s. 3, VIII 1 (1967) 219-233, seguito dalla replica del Riessner, ibid. VIII 2 (1967) 948-956. Per le fonti antiche e medievali si vedano G. Loewe, G. Goetz, R.W. Hunt, H.D. Austin citati nella bibl. del Cremascoli; per le glosse longobarde (su cui comunque già il Goetz, prima dell'Austin, aveva richiamato l'attenzione) si veda G. Cremascoli, Termini del diritto longobardo nelle " Derivationes " e il presunto vocabolario latino-germanico di U. da P., in " Aevum " XL (1966) 53-74. Per U. e D. si veda il Cremascoli (che però ignora i seguenti: E. Moore, Studies in D., s. 5, Oxford 1896, 305; ID., s. 2, ibid. 1899, 352, 378; ID., s. 3, ibid. 1903, 27, 304, 311, 323, 367; L. Bertalot, Poire. Viere. Aviere, in " Archivum Romanicum " VIII (1924) 135-139; F. Ghisalberti, La quadriga del sole, in " Studi d. " XVIII (1934) 69-77; P. Renucci, D. disciple et juge du monde gréco-latin, Clermont-Ferrand 1954, passim; F. Mazzloni, Per il topos della gazza e del pappagallo, in " Italia Medioev. e Uman. " II (1959) 443-444. Per poesis e analoghi in D. si vedano, pure omessi dal Cremascoli: A. Marigo, Il testo e il significato della definizione dantesca di ‛ poesis ' nel De vulg. El., in " Atti Mem. R. Accad. Padova " n.s., XL (1924) 205; A. Schiaffini, Poesis e poeta in D., in Studia Philologica et litteraria in honorem L. Spitzer, Berna 1958, 384 n. 28. Per Prisciano si veda G. Schizzerotto, U. da P., D. e la colpa di Prisciano, in " Studi d. " XLIII (1966) 79-83.