Uganda
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Geometria umana ed economica
di Anna Bordoni
Stato interno dell'Africa orientale. Il ritmo di crescita della popolazione (24.442.084 ab. al censimento del 2002), dovuto all'alto tasso di fecondità, è tra i più elevati del mondo (3,5% nel periodo 2000-2005) e concorre ad aggravare la situazione critica di gran parte degli ugandesi. Il contesto sociale è reso ancor più difficile dai problemi connessi alla forte presenza di rifugiati ruandesi (solo in parte rientrati nel Paese di origine), sudanesi e congolesi. Inoltre, l'U. è tra i Paesi africani più colpiti dall'epidemia di AIDS che ha innalzato il coefficiente di mortalità (12,2‰ nel 2006) e quello di mortalità infantile, ha determinato un abbassamento della speranza di vita alla nascita (46 anni per gli uomini e 47 anni per le donne, nel periodo 2000-2005) e della vita media (15 anni) e un cambiamento nella distribuzione della popolazione per classi di età (i giovani al di sotto dei 15 anni hanno raggiunto il 50% della popolazione, mentre gli anziani oltre i 65 anni sono scesi ad appena il 2,2%). L'U., malgrado un leggero miglioramento della situazione sanitaria (dati recenti hanno segnalato un rallentamento della diffusione dell'AIDS) e dell'istruzione (tra il 1997 e il 2004 gli scolari sono passati da 3 a 8 milioni), rimane uno fra i Paesi più poveri del mondo, con un reddito pro capite di appena 270 dollari l'anno (2004). La popolazione urbana costituisce il 12,2% di quella complessiva, concentrata soprattutto nella capitale Kampala (1.208.544 ab. al censimento del 2002).
Tra gli anni 1995 e 2004 il PIL ha registrato un ritmo di crescita sostenuto (6,2% annuo), mantenutosi anche nel biennio successivo, rendendo quella ugandese una delle economie più dinamiche dell'Africa subsahariana. Il Paese, infatti, beneficia di importanti risorse minerarie (cobalto e nichel), di una buona agricoltura, favorita dal clima e dalla fertilità dei suoli, e di una fiorente attività peschereccia. Il governo ha avviato, inoltre, vaste e ampie riforme (tra l'altro, privatizzazioni, riduzione dei diritti di dogana, creazione di un'agenzia delle imposte, incentivi alle imprese), che hanno determinato un consistente afflusso di investimenti da parte di Paesi stranieri. Tuttavia, l'economia resta fragile: gran parte delle infrastrutture del Paese sono obsolete, la rete delle comunicazioni non è stata modernizzata, la produzione di energia, nonostante il notevole potenziale idroelettrico, è insufficiente e nella maggior parte dei settori industriali manca manodopera specializzata.
Storia
di Emma Ansovini
Il 21° sec. sembrava aprirsi in U. nel segno di un cauto ottimismo, imputabile ai segnali di ripresa economica, al progressivo miglioramento dei rapporti con i Paesi vicini, nonché alle prospettive di pacificazione interna e all'introduzione di riforme democratiche nel sistema politico. Il quadro complessivamente positivo che si andava delineando continuava però a presentare caratteri di precarietà e di incertezza, legati al ruolo politico dominante svolto dal presidente Y. Museveni, giunto al potere nel 1986, e dal suo partito National Resistance Movement (NRM).
Sul piano internazionale, il principale problema dell'U. era il proprio coinvolgimento politico-militare, dall'estate 1998, nella crisi interna della Repubblica Democratica del Congo. Nel luglio 1999, l'accordo di Lusaka (Zambia) tra i Paesi coinvolti in quella crisi avviò la stabilizzazione dell'area, che trovò successive conferme nel settembre 2002, con il trattato di pace firmato a Luanda (Angola) tra U. e Congo, il quale concludeva l'impegno militare del Paese, favorendo così l'insediamento della forza di interposizione delle Nazioni Unite (il definitivo ritiro delle truppe ugandesi avvenne, in anticipo sui tempi previsti dal trattato, nel maggio 2003), e nel febbraio del 2004, con gli accordi di cooperazione tra U. e Ruanda. Nel marzo del 2004, infine, venne firmato un protocollo con Kenya e Tanzania per la formazione di un'unione doganale e l'eliminazione dei dazi sulla maggior parte dei beni scambiati fra i tre Paesi.
Sul piano interno, drammatica si presentava invece la situazione nel Nord dell'U., dove la Lord's Resistance Army (LRA), un'organizzazione guidata dal fanatico fondamentalista cristiano J. Kony (accusato nel 2005 per crimini contro l'umanità dalla Corte penale internazionale), continuava un'attività di guerriglia condotta con estrema ferocia, terrorizzando la popolazione civile e reclutando forzatamente bambini e bambine, sottoposti a continue minacce e a indottrinamento ideologico (secondo stime del 2004, l'attività di guerriglia aveva provocato il rapimento di circa 25.000 bambini e 2 milioni di profughi). Ad aprire uno spiraglio in questa situazione fu il deciso miglioramento dei rapporti con il Sudan (con la ripresa delle piene relazioni diplomatiche nell'agosto 2001), che appoggiava la guerriglia contro Museveni, accusato a sua volta dal governo di Khartum di sostenere i movimenti autonomisti del Sudan meridionale. Lo scontro fra truppe governative e guerriglieri si protrasse, però, tra tregue e recrudescenze, fino al maggio del 2006; nell'agosto dello stesso anno, a Ǧūbā (Sudan), si giunse alla firma di un accordo di pace, rendendo così finalmente possibile la conclusione di un terribile conflitto durato vent'anni.
Sul piano interno, i primi anni del secolo furono segnati da un'altra novità, l'introduzione del multipartitismo, a lungo avversato da Museveni, il quale aveva certamente assicurato stabilità e credibilità internazionale al Paese dopo anni di dittatura, ma aveva governato con metodi autoritari e personalistici, denunciati spesso dalle organizzazioni per i diritti umani. Al multipartitismo si arrivò solamente nel 2005, al termine di un faticoso e sfibrante percorso. Infatti, nel giugno 2000, in base a quanto stabilito dalla Costituzione del 1995, si era svolto su questo tema un referendum, in cui era stato approvato a larghissima maggioranza (90,7%), ma con una bassa percentuale di votanti e con il boicottaggio dell'opposizione, il mantenimento del sistema 'non partitico' vigente che di fatto mascherava un modello a partito unico. Il NRM infatti aveva lo statuto speciale non di partito, ma di movimento senza obbligo di registrazione, e poteva operare su tutto il territorio nazionale, mentre i partiti, pur formalmente ammessi, erano confinati nella capitale e avevano spazi talmente limitati da comprometterne completamente l'attività. Nelle elezioni del marzo 2001 Museveni fu riconfermato presidente della Repubblica con il 69,3% dei voti, contro il 27,8 di K. Besigye (ex membro del NRM, che era stato esiliato per anni nella Repubblica Sudafricana), il primo esponente politico a sfidare credibilmente l'autorità di Museveni. Nel maggio del 2002 il Parlamento votava una legge sul riordino dell'attività politica che lasciava intatto lo statuto speciale del NRM, ma permetteva ai partiti, purché registrati entro il febbraio 2003, di operare dal marzo 2003 su tutto il territorio nazionale. Nel marzo 2003 i leader dell'opposizione ottennero però un grande successo quando la Corte costituzionale, accogliendo un loro ricorso, decretò che il NRM era un partito come gli altri. In giugno il NRM accettò la sentenza e chiese la registrazione, e nel gennaio del 2004 il governo avviò consultazioni con i partiti dell'opposizione in vista della creazione di un sistema multipartitico. Nel giugno 2004 la Corte costituzionale annullò il referendum del 2000, e in settembre lo stesso Museveni, cedendo infine alle pressioni internazionali, dichiarò che il Paese avrebbe adottato un sistema multipartitico. Un emendamento costituzionale che prevedeva il multipartitismo e, contemporaneamente, aboliva il limite dei due mandati per il presidente della Repubblica, consentendo a Museveni di ricandidarsi, venne approvato nel maggio 2005 dal Parlamento e in luglio in un referendum popolare. Besigye, il principale leader del cartello di opposizione Forum for Democratic Change, tornato in U. per candidarsi alla presidenza e arrestato in dicembre con le accuse di tradimento e stupro, era liberato il 23 febbraio 2006 alla vigilia delle elezioni, che si svolgevano regolarmente nonostante proteste da parte dell'opposizione sui limiti imposti alla loro possibilità di azione e di propaganda. Museveni ebbe il 59,3% dei voti contro il 37,4 di Besigye e vfu nuovamente eletto alla presidenza.