twittabile
agg. Che può essere comunicato mediante la rete sociale Twitter.
• Questo porta all’autocensura? «Non credo che scoraggi gli scrittori, credo che crei questa retorica pubblicitaria buonista che viene introiettata. Se scrivo un libro twittabile scrivo un libro fasullo. L’alternativa è l’estremo opposto: l’insulto, il disprezzo. L’ambivalenza, l’elemento chiaroscurale tipico della letteratura a-morale viene meno» (Antonio Scurati riportato da Cristina Taglietti, Corriere della sera, 22 agosto 2012, p. 36, Cultura) • Se il fondatore della Compagnia di Gesù, Ignazio di Loyola, era solito fare esempi in tre brevi punti, [Jorge Mario] Bergoglio adotta la stessa tecnica. L’ha fatto l’altro giorno, in una delle omelie alle 7 del mattino nella cappella della Domus Sanctae Marthae: quando, bollando con ferocia le chiacchiere nella Chiesa, ha parlato di tre fasi: disinformazione, diffamazione, calunnia. «Tutte e tre ‒ ha affermato ‒ sono peccato!». Ecco perché il nuovo Papa, legato alla retorica ignaziana, risulta facilmente «twittabile»: per questa sua capacità di trasferire contenuti densi in frasi inferiori ai 140 caratteri. (Marco Ansaldo, Repubblica, 13 giugno 2013, p. 41) • Penso alla definizione di Francesco come «Papa twittabile» mentre scorro l’hashtag #papamilano2017, che si aggiorna più o meno di un tweet ogni 5 secondi: cosa che rende impossibile tenergli dietro. Vedo che, accanto a quelli delle redazioni, e inframezzati a tante parole banali, inutili e ostili, vi sono anche i messaggi di chi, da «utente semplice», coglie subito, in ciò che il Papa dice e fa, le sottolineature più importanti, quelle più cariche di significato, quelle che certamente finiranno nei titoli dei servizi giornalistici. (Guido Mocellin, Avvenire, 26 marzo 2017, p. 2, Idee).
- Derivato dal v. intr. twittare con l’aggiunta del suffisso -abile.