TURAN
. Dea etrusca, identificata con la dea greca Afrodite, della quale ha completamente assunto l'aspetto e le caratteristiche. È quindi errata l'opinione di chi ha voluto vedere in T. solo la dea dell'amore, mentre, come dea della bellezza, Afrodite sarebbe stata identificata dagli Etruschi con Malavisch.
È rappresentata su numerosi specchi, che la raffigurano come una donna bella, nuda o riccamente ornata, gli attributi sono gli stessi di Afrodite: il melograno, un fiore, la colomba, il cigno. Ci appare in scene generiche di abbigliamento, nel giudizio di Paride, o in scene d'amore, delle quali è o la protagonista (T. e Laran, T. e Adone), o l'incitatrice, o una benevola spettatrice (Paride o Menelao ed Elena, Minerva ed Eracle). Non spiegato è il gruppo di specchi sui quali T. appare insieme con Minerva e con i due Dioscuri. L'iscrizione di Nizza (Corp. Inscr. Lat., V, 917) è, malgrado recenti affermazioni in contrario, quasi sicuramente un falso. I numerosi bronzetti etruschi, che vanno nei cataloghi e nei musei sotto il nome di T., rappresentano, nella maggior parte dei casi, offerenti o figure generiche.
Bibl.: A. Gargana, Afrodite etrusca ed uno specchio del Museo Civico di Viterbo, in Historia, VI (1932), pp. 452-32, sul quale v. L. Banti, in Studi etruschi, VI (1932), pp. 582-83; K. Pauli, in Roscher, Lexikon der griech. u. röm. Mythol., s. v. Turan, con la lista degli oggetti sui quali appare il nome della dea. A questi si deve aggiungere M. Buffa, Nuova raccolta di iscrizioni etrusche, Firenze 1935, nn. 1080, 1194; Studi etruschi, III (1929), p. 470 e tav. L; ibid., V (1931), p. 520 e tav. XXV; Not. d. scavi di antichità, 1930, p. 330, n. 24 a-d; 1931, p. 196.