tupi-guaraní Famiglia linguistica dell’America Meridionale divisa in 4 grandi gruppi: a) gruppo orientale, che comprende le sezioni sud-orientale (tupi propriamente detto, tupinambá, tupinique, guayajaro, tembe e tamoyo) e nord-orientale (oyampí, emerillon e araquaju); b) gruppo meridionale, che comprende le sezioni sud-occidentale (chiriguano e guarajo) e sud-orientale (guaraní propriamente detto, caingua, guayaquí, chiripa e guayana); c) gruppo centrale, che comprende le sezioni tapajoz, xingu settentrionale e xingu meridionale; d) gruppo settentrionale, formato dalle lingue miranha, omagua, cocama, yurimagua e parentintin.
Nella fonetica delle lingue t. è caratteristica la presenza di vocali nasali e lo scambio tra occlusive orali e gruppi di occlusive orali e nasali; nella morfologia, molto semplificata, la posizione inversa del genitivo e l’uso di prefissi e infissi pronominali nella flessione verbale.
I gruppi di lingua tupi appartengono al phylum andino-equatoriale. Sono stanziati lungo il basso corso del Rio delle Amazzoni, sulle rive del Tapajós, dello Xingu e del Tocantins e lungo la costa brasiliana fino all’Uruguay. Molte popolazioni di lingua tupi furono spinte a lunghe migrazioni dalla loro credenza religiosa in un Essere supremo e nella sua terra promessa. Questi movimenti migratori, già esistenti in epoca tradizionale, trovarono un forte incentivo dopo l’avvento degli Europei. Numerosi profeti si posero a capo di interi gruppi tupi alla ricerca del mitico luogo dove la vita sarebbe stata migliore. In seguito alle migrazioni, gruppi tupi sono ora reperibili fin nel Paraguay orientale, in Bolivia e sull’alto e medio corso del Rio delle Amazzoni. L’economia si basava e si basa tuttora sulla coltivazione per debbio del mais, della manioca, della patata dolce e dei fagioli. I prodotti della caccia e della pesca forniscono alla dieta il necessario quantitativo di proteine. Tupinambá è nome complessivo con cui si indicavano le molte tribù di lingua t., oggi estinte, che abitavano la costa brasiliana, dalle foci del Rio delle Amazzoni fino a Cananea nel Sud dello Stato di San Paolo. Essenzialmente coltivatori di manioca e di mais, essi praticavano anche la caccia, e in certe stagioni dell’anno si nutrivano prevalentemente di pesce; addomesticavano maiali selvatici, scimmie, e anche armadilli e caimani, ma soprattutto uccelli di varie specie. Le penne variopinte di questi fornivano i ricchi ornamenti per cui i Tupinambá erano famosi, e supplivano alla totale assenza di vestiario. Tatuaggio, pittura del corpo, mutilazioni ornamentali del labbro e delle guance erano diffusi. La ceramica era rozza; generale l’uso delle bevande fermentate e del tabacco. L’organizzazione sociale si basava su gruppi a discendenza patrilineare, viventi in villaggi cintati da palizzate; questi contavano poche abitazioni collettive quadrangolari, tanto grandi da contenere dalle 100 alle 200 persone. Vigevano l’antropofagia rituale, a spese dei prigionieri di guerra, e la sepoltura in grandi urne di terracotta.