Tunisia
Stato dell’Africa settentrionale.
La più antica presenza fenicia in T. è documentata alla fine del 12° sec. a.C., mentre i primi insediamenti stabili si riferiscono all’8° sec. a.C. Dominata in parte dai cartaginesi fino al 146 a.C., dopo la conquista romana fu provincia dell’Africa proconsolare. Numerose sono le testimonianze di età punica e romana: Cartagine, Gammarth, Tunisi, Utica, Kerkouane, Hadrumetum (od. Sousse) e l’intera zona di Capo Bon, Timgad, Thuburbo Maius, Thugga. Appartenne poi ai vandali e quindi ai bizantini, finché nel 647-648 d.C. fu conquistata una prima volta dagli arabi. Ma decisiva per lo stanziamento arabo fu la campagna di ‛Oqbah ibn Nafi‛ (669-675), fondatore di Qairouan, che si spinse poi oltre per tutta l’Africa del Nord fino all’Atlantico. Nei decenni successivi la penetrazione araba fu ostacolata da frequenti rivolte berbere e una vera pacificazione si ebbe alla fine dell’8° sec., con il governatore abbaside Ibrahim ibn al-Aghlabi, che fondò una dinastia indipendente. Nel 909 gli Aghlabiti furono rovesciati dalla dinastia sciita dei Fatimidi, che attorno al 970 si spostò in Egitto, lasciando a governare la T. i suoi luogotenenti ziriti. Dell’indebolito potere degli Ziriti approfittarono nel 12° sec. i normanni di Sicilia per scorrerie, ma presto la T. fu incorporata nello Stato berbero musulmano degli Almohadi, i cui luogotenenti hafsidi, dagli inizi del 13° sec. al 1574, vi stabilirono un solido Stato autonomo. Con i primi decenni del 16° sec. cominciarono da un lato la penetrazione turca e dall’altro l’intervento spagnolo, sollecitato per difendersi dagli stessi ultimi sultani hafsidi. Ma né la vittoriosa spedizione di Carlo V (1535), né quella del 1573 poterono sottrarre la T. alla definitiva conquista turca. Presto dalle mani del pascià, rappresentante della Porta, il potere effettivo passò ai capi locali delle milizie turche e levantine (dey e bey) assistiti da un consiglio (diwan) degli ufficiali corsari. Su questa oligarchia militare andò affermandosi nel 17° sec. il potere dei bey che nel 1705, con Husain Bey, liquidarono i rivali dey e fondarono la dinastia rimasta sul trono fino al 1957.
Nel 1816 il bey di Tunisi sottoscrisse con la Gran Bretagna e poi con altri Stati l’impegno ad abolire la schiavitù dei cristiani e la pirateria, e lo rinnovò nel 1830. Nel 19° sec. l’afflusso dall’Italia come dalla Francia s’intensificò. La presenza di queste colonie e la vicinanza sia all’Italia sia alla Francia, che nel 1830 aveva conquistato l’Algeria, aprì la strada alla rivalità franco-italiana per la Tunisia. Prendendo occasione da incursioni berbere in territorio algerino, un corpo di spedizione francese occupò la T. e costrinse il bey al protettorato francese (1881). All’autorità francese si contrappose presto un movimento nazionalista e costituzionalista dalle cui file si formò, nel 1920, il partito Destur (in arabo «Costituzione»). All’interno dello schieramento nazionalista prevalsero poi le posizioni più radicali, espresse dal partito Neo-Destur, nato nel 1934; un importante contributo alla lotta indipendentista venne anche dall’organizzazione sindacale UGTT (Union générale tunisienne du travail), nata nel 1946. Teatro di guerra nel 1942-43, nel giugno 1943 la T. tornò sotto il controllo dei francesi. Fra il 1952 e il 1954 il contrasto ridivenne molto aspro e allo sviluppo di un terrorismo nazionalista si contrappose un «controterrorismo» antiarabo di matrice colonialista. A partire dal 1954, la Francia modificò la propria politica: all’apertura di negoziati, sfociati in un accordo sull’autogoverno (1955), fece seguito, nel marzo 1956, la firma del protocollo con cui Parigi riconosceva l’indipendenza del Paese. Dopo la schiacciante vittoria del Fronte popolare (alleanza elettorale fra il Neo-Destur, l’UGTT e alcune formazioni minori), al-Habib Bu Rqiba assunse la guida del governo e nel 1957 venne nominato presidente della neonata Repubblica. Il governo svolse nei primi anni un’azione di modernizzazione. Sul piano economico, a partire dai primi anni Sessanta si registrò una svolta tendente al rafforzamento dell’intervento statale nell’economia. Nel 1964 furono espropriate le terre di proprietà straniera, ciò che provocò un aggravamento delle relazioni con la Francia. Comunque la T. adottò un orientamento filoccidentale, sviluppando cauti rapporti anche con i Paesi del blocco comunista. Nel 1970 il nuovo primo ministro Hadi Nuwayra promosse una politica economica di orientamento liberista, svolta che fu accompagnata da un consolidamento del carattere autoritario del regime; nel 1974 Bu Rqiba fu eletto presidente del partito a vita e nel 1975 presidente della Repubblica a vita. Dopo una fase di crescita, la seconda metà degli anni Settanta fu segnata dall’emergere di gravi difficoltà economiche, con una lunga fase di aspre tensioni sociali e la costituzione di due formazioni di orientamento progressista, il Movimento per l’unità popolare (MUP) e il Movimento dei democratici socialisti (MDS), che affiancarono il Partito comunista tunisino (PCT) nell’opposizione clandestina al regime. Dopo la sostituzione di Nuwayra con Muhammad al-Mzali (1980), elezioni multipartitiche si svolsero nel 1981, ma il Fronte popolare ottenne il 95% dei voti. Negli anni successivi si approfondì la crisi politica ed economica e si radicalizzò lo scontro fra il governo e l’opposizione degli integralisti islamici. Nel 1987 l’anziano Bu Rqiba fu dichiarato incapace di governare per motivi di salute e rimosso. La sua carica fu assunta dall’allora ministro Zina Ben ‛Ali. La volontà più volte espressa di avviare una stagione di riforme e di confronto democratico fu presto smentita. La censura della libertà di stampa, gli arresti arbitrari e il crescente ricorso alla tortura chiusero progressivamente ogni spazio alla discussione creando un clima di forte intimidazione nel Paese. Dopo il trionfo elettorale di Ben ‛Ali alle presidenziali del 1994, si intensificò la personalizzazione del potere. In politica estera l’avvio del processo di pace in Medio Oriente, che permise fra l’altro lo spostamento del quartier generale dell’OLP da Tunisi a Gaza (1994), favorì l’inizio di una lenta e travagliata normalizzazione dei rapporti tra la T. e Israele. Nel 1999 Ben ‛Ali fu riconfermato per il suo terzo mandato in maniera plebiscitaria e lo stesso risultato ottenne nelle elezioni del 2004 e del 2009, anche grazie alla favorevole congiuntura in campo economico. Tra la fine del 2010 e l’inizio del 2011 forti proteste contro il governo, accusato di autoritarismo e corruzione, hanno costretto tuttavia Ben ‛Ali a dimettersi e a lasciare il Paese, affidando il potere al primo ministro Mohamed Ghannouchi.