TRENTINO (XXXIV, p. 266)
Ricostituito come parte della regione Trentino-Alto Adige (v. alto adige; venezie: Venezia Tridentina, in questa App.), il Trentino corrisponde alla porzione della regione in cui si parla con predominanza la lingua italiana (fatta eccezione per l'alta valle dei Mocheni e Luserna) in quanto la zona mistilingue della Val d'Adige, coi comuni di Bronzolo, Cortaccia, Egna, Magrè all'Adige, Montagna, Ora, Salorno e Termeno, insieme con gli adiacenti di Trodena e Valdagno e con quelli di nuova costituzione di Lauregno, Proves, Senale e S. Felice (v. XXXIV, p. 277) è passata - prima ancora della costituzione della regione - alla provincia di Bolzano. Il Trentino ha perduto così il 4% dell'area della provincia di Trento e favore di quella di Bolzano (kmq. 250) con una popolazione di circa 20.000 ab. in parte però di lingua italiana.
Entro questi limiti, il Trentino, al 31 dicembre 1947, contava 392.388 ab. residenti, di fronte ai 370.739 del censimento 1936. Di questi il 58,2% sono economicamente attivi e più della metà (50,3%) risultano addetti all'agricoltura.
L'economia del Trentino ha uno spiccato carattere silvo-pastorale, pur dovendosi ricordare che alcune zone (Val di Non, ad es.) hanno un'intensa e progredita frutticoltura e che nel fondovalle dei solchi principali è sviluppata l'agricoltura. Dei cereali il più importante è il granturco (11.000 ha. con un prodotto di quasi 300.000 q. annui), cui seguono orzo e avena ad altitudini più elevate.
Carattere specifico dell'agricoltura trentina, che ne limita le possibilità, è la polverizzazione della proprietà, di cui i seguenti dati percentuali dànno una documentazione. Su un complesso di 217.880 aziende per un'area di 631.750 ha., quasi il 90% del numero delle aziende sono al disotto di 2 ha. (11,3% della superficie); le aziende superiori a 500 ettari sono appena il 0,2% del numero totale e occupano il 57,7% dell'area censita, spettante quasi completamente a enti, le cui proprietà, a carattere generalmente boschivo, non scendono che raramente al disotto dei 200 ettari.
Un esame di dettaglio di tali valori, dimostra come il Trentino, anche sotto questo aspetto, possa esser diviso in sottoregioni, in cui la polverizzazione dei coltivi è denominatore comune, mentre l'esistenza di grandi proprietà (oltre i 500 ettari di superficie) è fattore determinante. Infatti per le zone della Val d'Adige (ex-circondarî di Trento e Rovereto), si hanno percentuali che non raggiungono il 40% dell'area censita, mentre in Val dell'Avisio (Fiemme e Fassa) e nella zona di Riva si sale a oltre il 60% e tali grandi proprietà appartengono in genere ad enti, in primo luogo ai comuni.
Particolare attenzione è stata dedicata in questi ultimi anni all'industria idroelettrica: sono in corso di costruzione le importanti derivazioni del Travignolo (galleria di oltre 9 km.) verso il bacino del Cismon e gli impianti del Pian della Fedaia, ai piedi della Marmolada, oltre a varî altri in progetto.
Anche nel settore dell'industria turistica è stata curata l'apertura di qualche nuova strada (strada del Passo della Palade, da Merano a Fondo), la costruzione di teleferiche e seggiovie per gli sport invernali e il ripristino di numerosi rifugi alpini, che erano andati distrutti durante la seconda Guerra mondiale.
Bibl.: G. Morandini, La distribuzione della popolazione sparsa e dei centri nella Venezia Tridentina, in Riv. Geogr. ital. 1941; Istituto nazionale di economia agraria, La distribuzione della proprietà fondiaria in Italia. Veneto. Venezia Tridentina, Roma 1947.