TREBULA Balliense (oggi Treglia)
Antico municipio della Campania, situato circa 20 km. a NE. di Capua e 15 km. a N. del Volturno, sopra una collina di 300 m. di altezza, circondata da monti più alti, fra i quali domina il Pizzo S. Salvatore. Plinio (Nat. Hist., III, 64) elenca i Trebulani nella 1a regione e li designa col nome di Ballienses, per distinguerli da quelli delle altre tre città omonime. La Trebula che nel 303 a. C. ricevette secondo Livio il diritto di cittadinanza, probabilmente non è Trebula Balliense. Questa nella seconda guerra punica (215 a. C.) si volse dalla parte di Annibale, ma fu subito riconquistata da Fabio. Rimase, pare, città alleata fino alla guerra sociale e da allora fu municipio governato. da quattuorviri. L'ager Trebulanus era celebre per la fertilità; Plinio lo vanta per la bontà del vino.
Monumenti. - Testimoni dell'importanza di Trebula sono, oltre alle vestigia del Foro, dell'Acquedotto e del Teatro, anche le notizie tramandate dalle 17 epigrafi (Corp. Inscr. Lat., nn. 4553-4569). Molto abbondante è la parte numismatica, essendosi raccolte nell'agro Trebulano varie centinaia di monete, repubblicane e imperiali. Ma il più interessante monumento di Trebula è costituito dalla meravigliosa cinta di mura poligonali (comunemente dette ciclopiche) di carattere difensivo, che circondano in più ordini l'acropoli e l'altura di Monticella (m. 467), racchiudendo pure in due bracci rettilinei la città bassa, per un'estensione complessiva di circa 2500 m., dei quali due terzi ancora ben conservati.
Notevole poi è la frequenza di svariatissimi oggetti, romani e sannitici, che, specie in località La Corte, affiorano sotto l'aratro e la vanga. Si scoprono anche molte tombe, quasi sempre con monete e terrecotte romane, mentre la necropoli sannitica è ben conservata.
Bibl.: D. Romanelli, Topografia del Regno di Napoli, III, Napoli 1829, p. 575 seg.; Trutta, Antichità Allifane, Diss. XXIII, 2a ed.; W. L. Abeken, Mittelitalien, p. 99; H. Nissen, Italische Landeskunde, II, Berlino 1902, p. 800 seg.; K. J. Beloch, Römische Geschichte, ivi 1926, p. 425.