TRASIBULO (Θρασύβουλος, Thrasybūlus) di Collito
Uomo di stato ateniese (fine del sec. V - prima metà del IV a. C.). Figlio di Trasone del demo di Collito, appare per la prima volta come avversario e accusatore di Alcibiade dopo la battaglia di Notio. Nel 404-03 partecipò con Trasibulo di Stiria alla liberazione di Atene. Nel 387-86, al comando di una piccola squadra ateniese di otto navi, fu catturato dal navarco spartano Antalcida. Dopo la pace detta di Antalcida, implicato nei processi in cui il popolo sfogò il malcontento contro i politici responsabili di essa, fu due volte assolto e rimase uno degli uomini più influenti negli anni successivi. Ciò risulta dalla orazione di Lisia contro Evandro, in cui è preso di mira (383-82). Sappiamo che egli era molto ben visto in Tebe e che vi fu più volte ambasciatore (Eschine, Contra Ctesiph., 138). Una di queste ambascerie diede materia a insinuazioni di Lisia (loc. cit.), un'altra si collega con la ricostituzione della Lega marittima (Dittenberger, Sylloge, 3a ed., 147, 75). Dopo non abbiamo di lui altra notizia. È registrato da Demostene tra gli oratori illustri.
Bibl.: I testi sono raccolti con qualche errore da W. Schwahn, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., VI A, col. 575.