DAL POZZO (Dalpozzo), Tommaso
Nacque a Faenza (Ravenna) il 3 nov. 1862 da Luigi e da Catterina Giacometti.
Tipica personalità d'artista "politecnico" nella Faenza ottocentesca, nella breve durata della sua vita fu attivo come pittore, freschista, ceramista, architetto, disegnatore di ferri battuti per la fabbrica Matteucci di Faenza, restauratore di dipinti, oltre che direttore artistico delle faentine Fabbriche Riunite di ceramica (1900-1905) e direttore (1905-1906) dei Musei civici e della Pinacoteca di Faenza. Fece parte nel 1901 della commissione comunale per il restauro del palazzo del Popolo di Faenza, assieme a G. Marcucci e V. Pritelli con i quali firmò la Relazione della Commissione pel restauro Faenza 1901. Scrisse, in Rassegna d'arte, II (1902), 9, pp. 129 ss., un breve saggio su Il sepolcro di S. Savino di Faenza, in relazione alla ipotesi di ricostituzione originaria dell'opera (attribuita ora a Benedetto da Maiano ora a Desiderio da Settignano). Fra le sue opere di carattere monumentale vanno ricordate in Faenza: il progetto e la decorazione della cappella della Beata Vergine della divina provvidenza in S. Lorenzo martire a Faenza nel 1897; le decorazioni murali della cappella di S. Pier Darniani in duomo nel 1898 e quelle della chiesa di S. Bernardo; negli anni 1899-1900 l'architettura e gli affreschi della cappella del Crocifisso nella chiesa dei cappuccini; il ritocco degli affreschi settecenteschi nella cappella della Concezione in S. Francesco nel 1904; varie decorazioni in dimore private (le Quattro stagioni nel salone della villa Piancastelli già Magnaguti, detta il Palazzone, tra Ponte Felisio e Solarolo [cfr. Il Corriere padano, 23 ott. 1941], distrutta durante la seconda guerra mondiale, casa Sirotti in corso Mazzini a Faenza).
Il campo in cui il D. ha meglio espresso la sua personalità è quello della pittura su maiolica e a olio. Allievo del pittore A. Berti e di A. Farina, pittore e cerarnista, nella fabbrica di quest'ultimo si esercitò particolarmente nella pittura su maiolica e in questo gli fu valido aiuto sin dagli inizi G. Ghinassi, anch'egli pittore su maiolica. Perfezionò così una tecnica che fu detta "ad impasto", cioè quella per cui la stesura dei colori non era diluita ma data a spessore, a grumi: il procedimento più idoneo a rendere sulla maiolica le caratteristiche proprie della pittura ad olio o dell'acquerello.
Il suo gusto naturalistico lo portò a prediligere i soggetti di paesaggio e i ritratti, che hanno avuto grande seguito nelle botteghe ceramiche faentine si può dire fino ad oggi. La sua opera venne peraltro assai apprezzata anche in vita, con premi alle esposizioni di Milano del 1881 e del 1891, a quella bolognese del 1888 e in varie altre sedi dell'Emilia Romagna.
Morì a Faenza il 20 febbr. 1906.
Due ampie retrospettive postume gli furono dedicate nel 1906 e nel 1908 in Faenza; mentre una selezione di sue opere venne curata nel 1926, a Modigliana, nell'ambito di una mostra dedicata a Silvestro Lega. Nel 1955, infine, altra selezione apparve a Faenza alla Mostra degli artisti romagnoli dell'Ottocento. Sue opere si trovano a Faenza: nella Galleria comunale d'arte moderna (Episodio rivoluzionario delle Balze; Venditore di latte; Pastorale), alla Riunione cittadina (Il canale; Estate), all'ospedale (ritratti del Conte Sebastiano Tempieri e di Angelo Masini), alla Biblioteca comunale (La piazza di Faenza), al Museo. internazionale della ceramica nel palazzo municipale, al cimitero dell'Osservanza, oltre che, per la massima parte dei dipinti, in varie raccolte private. Il D. è autore di una interessante serie di acquerelli sui Castelli di Romagna, conosciuti e diffusi attraverso riproduzioni di cartoline a colori.
Bibl.: Mostra d'arte ed esposiz. delle opere di T. D. (catal.), Faenza 1906, pp. 5, 7, 13; Iª Mostra biennale romagnola d'arte (catal.), Faenza 1908, pp. 38 s.;A. Mèsseri-A. Calzi, Faenza nella storia e nell'arte, Faenza 1909, p. 465; V Mostra d'arte (catal.), Faenza 1911, p. 40; G. Ballardini, in Arte romagnola (Modigliana), 2° numero speciale, 24 apr. 1926, p. 3; Catal. della mostra Leghiana..., (Modigliana), Faenza 1926, pp. 39-44; G. Liverani, La pittura "ad impasto" su maiolica in Faenza nell'ultimo quarto del sec. XIX, in Rassegna della istruz. artistica (Roma), luglio-sett. 1934, pp. 251-55; Enciclopedia biografica e bibliografica italiana, A. Minghetti, I ceramisti, Milano 1939, p. 142; E. Golfieri, Lineamenti dell'Ottocento artistico romagnolo, in Studi romagnoli, IV (1953), pp. 236; A. Zecchini, Il cenacolo Marabini, Faenza 1955, pp. 190, 234-38, 30, s., 310 ss., 317, 331; Catal. della mostra degli art. romagn. dell'ott., a c. di E. G[olfieri], Faenza 1955, pp. 58 s.; Pittura in Rom. dalla sec. metà dell'Ottocento ad oggi (catal.), Ravenna s.d. [1974], pp. 30 s. (ill.: S. Vitale, in coll. priv., dat. 1876); E. Golfieri, L'arte a Faenza dal neoclass. ai giorni nostri, II, Imola 1977, ad Indicem; Domenico Baccarini 1887-1907, Castelbolognese 1983, pp. 23, 76, 80, 185 s.;S.Dirani-T. Righini, L'arte di forgiare il ferro nell'Qfficina Matteucci di Faenza, Marradi 1983, pp. 28, 30, 32, 85, 96;F. Dal Pozzo, Pittori maiolicari faentini dell'Ottocento: una illustrazione al Museo, in Faenza, LXIX (1983), 5-6, pp. 424 ss.