TOMAR (Thomar; A. T., 39-40)
Città del Portogallo, nell'Estremadura (distretto di Santarêm), situata a 122 m. s. m. presso il Nabão, piccolo tributario del Tago. Ha 8000 ab.
Fu sede originaria dell'Ordine dei Templari in Portogallo. Al tempo del primo suo gran maestro Gualdim Paes, l'ordine elevò una cappella poligonale di stile bizantino (circa metà del sec. XII). Questo monumento s'innalza su un'acropoli che costituisce uno dei gruppi monumentali più cospicui del Portogallo. Il coro, aggiunto sul principio del sec. XVI alla cappella primitiva, di stile "manuelino", opera degli architetti Diogo de Arruda e João de Castilho, è un gioiello di arte nazionale portoghese dove un'esuberante decorazione vegetale, ispirata alla flora marittima, mischia i suoi coralli e i suoi festoni di alghe alle forme geometriche del gotico fiorito. Intorno a questo nucleo centrale si raccolgono sette chiostri, in cui si passa dallo stile gotico più semplice al manuelino più esuberante, da questo al Rinascimento, rappresentato dal notevole chiostro iniziato da Don João III con l'opera dell'architetto Diogo de Torralva e terminato secondo il progetto originario da Filippo Terzi, al tempo di Filippo II. Vicino al monastero dei Templari, poi dell'Ordine di Cristo (onde è detto "Convento di Cristo"), s'innalza la chiesetta della Concezione, del più puro stile brunelleschiano: tre navate a colonne corinzie con perfette vòlte a botte, improntate alla più classica eleganza. Nella città bassa, la chiesa di S. João con due bei portali nello stile di transizione tra il gotico e il manuelino; nella navata un pulpito esuberantemente decorato; nella chiesa di S. Iria, la cappella dei Valles di stile Rinascimento con una bella pala d'altare rappresentante il Calvario. Vicino alla città, sulle rive del Nabão, si trova S. Maria do Olival, forse degl'inizî del gotico in Portogallo; contiene il sepolcro dei Pinheiros di stile Rinascimento. Vicino a Tomar le rovine dell'antica città romana di Nabantia.
Bibl.: Vieira Guimarâs, A Ordem de Christo, Lisbona 1901; id., Thomar, Porto 1929; J. Barreira, Notas sobre Portugal, Lisbona 1908; H. Trindade Coelho e G. Battelli, F. Terzi, Firenze 1935.
Patto di Tomar. - Fra i pretendenti al trono di Portogallo, vacante per la morte del re Enrico, avvenuta nel gennaio del 1580, era Filippo II re di Spagna, nipote di Manuel I di Portogallo e figlio d'Isabella moglie dell'imperatore Carlo V. Filippo fece invadere il Portogallo dal duca d'Alba (agosto 1580), e avendo vinto nella battaglia di Alcantara presso Lisbona l'altro pretendente Antonio, priore del Crato, restò padrone del regno. Per conciliarsi la benevolenza dei Portoghesi che non volevano un re straniero, si comportò con una certa prudenza e tolleranza: si recò personalmente nel Portogallo e cercò di agire secondo le tradizioni del paese. Fatte riunire le Cortes a Tomar, dove entrò il 16 marzo 1581, ricevette il giuramento di fedeltà dei Tre Stati e innanzi ad essi prestò il suo. Aderendo poi alle richieste della nobiltà perdonò a tutti coloro che avevano preso le armi contro di lui, fuorché al priore del Crato, a otto dei suoi seguaci più influenti e ai frati e chierici che avevano combattuto in favore di esso, i quali tutti vennero condannati a morte. Nel giuramento pronunziato alle Cortes il 16 aprile 1581 e nelle lettere di perdono concesse più tardi, il re confermò le promesse fatte precedentemente alle Cortes di Almeirim e Santarém dal suo rappresentante duca de Ossuna, ossia di mantenere l'autonomia del Portogallo, di rispettare le antiche esenzioni, i privilegi, le libertà e gli usi e costumi degli abitanti del paese, di nominare solamente cittadini portoghesi agli uffici di governatore e a tutte le altre cariche civili ed ecclesiastiche del regno, di non promulgare nessuna legge senza la previa approvazione delle Cortes, di conservare la lingua portoghese come ufficiale, di invigilare che la navigazione e il commercio dell'Africa e dell'India continuassero ad essere riservati alle navi portoghesi e di non permettere il corso nel Portogallo se non alle monete d'oro e d'argento coniate nel paese e portanti le sue armi. Il giuramento di queste clausole fatto da Filippo II fu poi chiamato, sebbene alquanto impropriamente, Patto di Tomar.