Tobia
Ebreo in esilio a Ninive, la cui storia è narrata nel libro omonimo della Bibbia. Fu accecato dalle " calida stercora " cadute " ex nido hirundinum ", e risanato, per l'incrollabile fede in Dio e per la sua pietà verso i defunti, dall'arcangelo Raffaele: " Dixitque Raphaël ad Tobiam: At, ubi introieris domum tuam... accede ad patrem tuum [Tobiam]... Statimque lini super oculos eius ex felle isto piscis, quod portas tecum; scias enim quoniam mox aperientur oculi eius, et videbit pater tuus lumen caeli " (Tob. 2, 11; 11, 7-8). ‛ Figura ' ben nota a tutta la tradizione esegetica e tipologicamente impiegato sia quale " prudentiae typus ", sulla scorta di Ruperto di Deutz (Patrol. Lat. CXX 331), sia quale " priscae legis imaginem... cuius oculos Iudaicae hirundines obcaecant, dum eos luminis sacramenta male intelligentes obcaecant ", sulla scorta e di Isidoro (LXXXIII 116) e poi di Rabano Mauro (CXI 66), anche D. lo cita per indicare perifrasticamente l'arcangelo Raffaele, l'altro che Tobia rifece sano, in Pd IV 48, in un contesto altamente paradigmatico.
È questa la più serrata demonstratio dell'‛ usus scribendi ' di Dio e degli scribae divini eloquii (come D. li definisce in Mn III IV 11), i soli chiamati a impiegare il sistema quadrifario dell'allegoria dei teologi, lo stesso che il poeta ‛ scriba Dei ' impiega nella Commedia, sistema quadrifario ben diverso da quello trifario dell'allegoria dei poeti (e nel passo è volutamente e di necessità contrapposto Platone e il Timeo allegorizzato dai Carnotensi) che fu impiegato da D. nel Convivio e dagli altri autori che scrissero seguendo i canoni dell'allegorizzazione.
Quale limite di persistente opinione ed errore sarà doveroso ricordare che molti commentatori, a proposito del nome e dell'episodio di T., hanno accusato D. di aver confuso per omonimia il figlio col padre, e quindi di non aver avuto molta dimestichezza con le Scritture.