LABIENO, Tito (T. Labienus; il nome Atius che si è attribuito a L., è frutto di un'ipotesi tarda e arbitraria)
Generale romano. Nato poco dopo il 100 a. C., appare sulla scena politica di Roma nel 63, come tribuno della plebe e partigiano di Cesare. Si adoperò a scuotere l'autorità del Senato, e a questo scopo chiamò in giudizio C. Rabirio Postumo, come autore dell'eccidio di L. Apuleio Saturnino avvenuto 37 anni innanzi. Forse in quell'anno stesso, L. fondò Cingulum nel Piceno, di dov'era nativo (oggi Cingoli). Nominato da Cesare suo primo luogotenente nelle campagne di Gallia, L. diede prova di non comune abilità militare. Ci fu chi attribuì a lui il merito della rotta del cantone dei Tigurini sull'Arar (Saône). Nella battaglia della Sabis (Sambre), L. contribuì validamente alla vittoria; poi vinse i Treviri, sottomise i Morini; si segnalò specialmente nella campagna contro i Parisii, nella quale sconfisse e uccise l'aulerco Camulogeno. Prese parte alla grande battaglia di Alesia, e quindi sottomise i Treviri. Cesare gli diede nel 50 il governo della Gallia Cisalpina. Sennonché al momento in cui si apriva il conflitto tra Cesare e Pompeo (49), L. abbandonò Cesare, e passò dalla parte del Senato. L. ebbe nella guerra civile un comando militare, come legato di Pompeo, e si mostrò uno degli avversarî più tenaci e implacabili di Cesare. Si oppose ad ogni trattativa di pace, e alla vigilia della battaglia di Farsalo (giugno 48), giurò che non sarebbe tornato negli accampamenti se non da vincitore. Dopo la battaglia, fuggì in Africa, ad organizzare la resistenza dell'esercito repubblicano, e sotto Ruspina riportò un successo sopra lo stesso Cesare (gennaio 46). Dopo la sconfitta di Tapso, L. passò con i figli di Pompeo in Spagna. Alla battaglia di Munda, avendo veduto che Bogud tentava di aggirare le posizioni del suo esercito, L. distaccò cinque coorti per tagliargli la strada; ma questo diede l'impressione ch'egli si fosse dato alla fuga, e sparse lo scoraggiamento nell'esercito, che si sbandò. L. fu ucciso, e il suo capo portato a Cesare, che fece seppellire onoratamente il cadavere del suo antico legato.
Il figlio di Tito, Quinto (Q. Labienus), legato di Cesare, seguì, come in ultimo il padre, le sorti del partito repubblicano. Nella guerra civile seguita alla costituzione del triumvirato, Q. L. fu mandato da Bruto e Cassio che raccoglievano milizie in Oriente, presso Orode re dei Parti allo scopo di promuovere un'alleanza e ottenere aiuti. Questo disegno fu però prevenuto dalle due battaglie di Filippi (42 a. C.), che abbatterono le sorti del partito repubblicano. Q. L. rimase presso i Parti, e nell'anno seguente insieme con Pacoro, figlio di Orode, passò l'Eufrate, invase i territorî romani, e occupò la Siria. L'esercito partico si divise in due, e Q. L. con una parte di esso si avanzò nell'Asia Minore alla volta dell'Egeo. Nel 41, P. Ventidio Basso, legato di Marco Antonio, sconfisse a un tempo in Cilicia Q. L. e Pacoro, che trovarono entrambi la morte.
Bibl.: Wendelmuth, T. L., Marburgo 1883; F. Münzer, in Pauly-Wissowa, Real-Encykl., XII, col. 260 segg.; col. 258 segg. (per Q. L.).