TINIA (Tinia, Tina, Tin)
La divinità suprema degli Etruschi, a cui erano dedicate le Idi di ogni mese. Etimologicamente, T. può essere messo in rapporto con la radice Tin- che si trova nel nome greco dei Dioscuri, Τυνδαρίδης e appartiene, come questo, allo strato linguistico protoindogermanico.
T. fu identificato dagli Etruschi con Zeus. Forse questa identificazione era già avvenuta tra la fine del VI e l'inizio del sec. V a. C., se il busto di figura virile, barbuta dal tempio di Conca rappresenta realmente T. Negli specchi del sec. IV-III a. C., T. è, come Zeus barbuto, con la folgore e, spesso, lo scettro; raramente è un giovane imberbe, che, una volta, è incoronato di edera. In aspetto giovanile si trova anche su gemme e monete italiche. Questa raffigurazione insolita fa supporre che non si tratti, come è stato detto, di un figlio di T. che avrebbe sostituito il padre nel possesso della folgore, ma di una concezione originaria etrusca, poi scomparsa a causa dell'identificazione con Zeus. Per i Romani T. era uguale a Iuppiter.
I rapporti asseriti da alcuni studiosi con il dio Tenu o con divinità di popoli primitivi sono insostenibili, come errata è l'opinione di chi ha voluto vedere in T. il dio etrusco Vertumnus.
T. appare associato ad Uni (Giunone) e Menrva (Minerva) in una triade, alla quale in ogni città etrusca doveva essere innalzato un tempio a tre celle e dedicate tre porte e tre vie della città. Secondo la tradizione, questa triade sarebbe stata introdotta a Roma sotto i Tarquinî.
Tre specie di folgore erano in potere di T.: la prima, che lanciava da solo, serviva di ammonimento agli uomini; la seconda, che usava dietro consiglio dei consentes et complices, nuoceva sempre, anche se apparentemente sembrava fare del bene; della terza, che devastava e sovvertiva le condizioni dell'individuo o dello stato, disponeva insieme con gli dei superiores et involuti. A T. sarebbe stata attribuita dagli Etruschi la limitazione dei campi.
Bibl.: Müller Deecke, Die Etrusker, II, 2a ed., Stoccarda 1877, p. 42 seg.; Pauli, in Roscher, Lexikon der Mythol., s. v. Tinia; Thulin. Die Götter d. Martianus Capella, in Religionsgesch. Versuche u. Vorarb., III, p. 24; R. Pettazzoni, La divinità suprema degli Etruschi, in Studi e mater. st. d. relig., IV, p. 232 segg.; C. Clemen, Die Religion der Etrusker, Bonn 1936, pp. 21 segg.; 49. Per l'etimologia del nome: G. Maresch, Der Name der Tyndariden, in Glotta, XIV (1925), p. 298 segg.; P. Kretschmer, Die protoindogermanische Schicht, ibid., XIV (1925), p. 310 segg. Per le raffigurazioni su specchi: Gerhard, Etrusk. Spiegel, I, tavv. 66, 74, 75, 82; II, tav. 181; IV, tavv. 282, 284, 346; V, tavv. i, 6, 59, 30, 98; Nachtr., n. 21, a cui vanno aggiunti Falchi, in Notizie d. scavi antichità, 1903, p. 7 e fig. 2; R. Noll, in Oesterr. Jahresh., 1932, p. 153 segg.; D. Levi, in Studi etruschi, 1931, p. 519 segg., e tav. XXV. Per l'iscrizione sul cratere di Tarquinia: Hammarstroem, in Studi etruschi, 1931, p. 363 segg. Per altre raffigurazioni e iscrizioni: Buffa, Nuova raccolta di iscrizioni etrusche, Firenze 1935, nn. 64, 298, 471, 529, 729, 991, 1072, 1102.