TIMO (lat. scient. Thymus)
Vasto genere della famiglia Labiate (Linneo, 1735) con circa 40 specie, ma molte altre furono descritte e non sono ancora bene accertate. Sono diffuse dalle Canarie, attraverso la regione mediterranea e l'Africa settentrionale, fino in Etiopia e attraverso quasi tutta l'Eurasia fino in Groenlandia. La maggior parte è indigena della regione mediterranea. Sono suffrutici o frutici bassi, aromatici, con foglie piccole, intere, decussato-opposte e fiori minuscoli, disposti in verticillastri distanziati o addossati in forma di spicastri. Tutti i timi, ma in misura particolare il Th. vulgaris L. (it. timo, pepolino; fr. thyme; sp. tomillo; ted. echter Thymian; ingl. garden thyme), contengono varî olî essenziali, fra cui sono di notevole importanza farmaceutica due fenoli aromatici, il "timolo" e il "carvacrolo", che vengono estratti distillando la pianta intera. Il primo è usato in veterinaria sotto il nome di acido timico come leggiero antisettico.
Secondo Bentham il genere si può suddividere in tre grandi sezioni: 1. Pseudothymbra Benth. a tubo della corolla stretto, lungamente sporgente dal calice e a brattee ampie embriciate, colorate, ricoprenti i calici. Comprende un piccolo numero di specie proprie della Spagna e dell'Africa boreale occidentale; 2. Serpyllum Benth. a tubo carollino incluso nel calice e brevemente eserto. È la sezione più numerosa e proteimorfa che comprende una specie eccezionalmente polimorfa, il Th. serpyllum L. (it. serpillo, pepolino, sermollino cetrato; fr. serpolet; sp. serpol; ted. Quendel, Feldthymian; ingl. penny mountain) ricco di sottospecie, varietà e forme; è molto frequente nei prati e pascoli di pianura, dei colli e dei monti ai cui fieni trasmettono il grato odore. Di questa stessa sezione fa parte il Th. vulgaris che ha anche valore terapeutico, tanto che è iscritto nella Farmacopea ufficiale italiana (5a ed.) sotto il nome di herba thymi e se ne prepara un alcoolato aromatico composto.
Alcuni timi servono anche per aromatizzare le vivande.