Tibbonidi Famiglia spagnola (ibn Ṭibbōn), originaria di Granada, di rabbini, traduttori e intellettuali ebrei, rifugiatisi in Provenza verso la metà del sec. 12°. L’iniziatore dell’attività di traduzione dei testi filosofici e linguistici dall’arabo in ebarico fu Yěhūdāh (Granada 1120 - Lunel 1190), detto il «padre dei traduttori», che scrisse anche un trattato di grammatica e retorica (Sōd Ṣaḥūt ha-Lāshōni «Il segreto della purità della lingua»), andato perduto. Con lui si aprirono quattro generazioni di traduttori: suo figlio Shěmū’ēl (➔ oltre), il figlio di questi Mōsheh (➔ oltre), e infineYa'ăqōb (Marsiglia 1236 ca
Montpellier 1305), che oltre a pubblicare traduzioni di scritti scientifici, compilò opere di astronomia.
(conosciuto anche come Samuel o Shamuel ben Judah ben Ṭibbōn ). Filosofo, medico e traduttore ebreo attivo in Provenza (Lunel, Linguadoca, 1150 - Marsiglia 1230). Contro la tesi di un’interpretazione letterale della Bibbia, sostenne il punto di vista di Maimonide (➔), di cui tradusse in ebraico la Guida dei perplessi con il titolo Moreha-Nevukhim (Moreh Nevukhim), che i suoi oppositori storpiarono in Nevukhat ha-Morim, cioè la «Perplessità delle guide»). La traduzione è molto accurata: per la resa dei passaggi più difficili, egli consultò per lettera lo stesso Maimonide, componendo fra l’altro anche un indice e un lessico filosofico dei termini della Guida. Oltre alla traduzione di altri scritti (tra i quali tre brevi trattati di Averroè), gli si deve un commento filosofico all’intera Bibbia, di cui non sono rimaste che alcune parti.
(italianizz. Mosé) ibn Ṭibbōn. Medico, autore e traduttore ebreo attivo in Provenza (Marsiglia 1220 - ivi 1283), figlio di Shěmū’ēl. Di grande importanza sono le sue traduzioni dall’arabo in ebraico di Aristotele, al-Fārā ́bī, Avicenna e Averroè (utilizzate fra l’altro da Gersonide), nonché di Maimonide, Galeno, al-Batalyūṣī, Ḥunayna e altri). Tra le sue opere si segnalano un Commento al Cantico dei cantici e uno al Pentateuco, e il Sefer Pe’a, in cui spiega allegoricamente i passaggi omiletici (Aggadot) del Talmud e del Midrash. Di rilievo sono altresì le note alle questioni sollevate da suo padre in riferimento alla Guida dei perplessi.