Green, Thomas Hill
Filosofo inglese (Birkin, Yorkshire, 1836 - Oxford 1882). Fondatore dell’idealismo inglese, ne fu uno dei massimi esponenti. Entrato come studente nel Balliol College di Oxford (1855), vi rimase, come insegnante, dal 1860 fino alla morte, esercitandovi una notevole influenza, soprattutto per l’impulso che seppe dare alla secolarizzazione dell’insegnamento della filosofia. La sua riflessione, fortemente orientata verso l’etica, muove dal rifiuto della «filosofia popolare» (Popular philosophy, 1868), paragonata alla sofistica per la superficialità dell’indagine sulle nozioni fondamentali, e si sviluppa attraverso una critica radicale della filosofia di Hume (Introduction to Hume’s Treatise on human nature, 1874) e dell’empirismo in genere. In partic., sul piano gnoseologico, l’argomentazione di G. verte sull’impossibilità di dar conto, sulla base delle impressioni e delle semplici leggi dell’associazione psichica, delle relazioni (temporali, di causalità, di somiglianza o dissomiglianza, ecc.) che costituiscono la realtà, e sfocia quindi in una «metafisica della conoscenza» che – oltrepassando la lezione kantiana, segnatamente nel rifiuto della «cosa in sé» – postula una coscienza universale intesa quale principio unico dell’attività conoscitiva. A tale riflessione gnoseologica, che verrà sviluppata soprattutto da Bradley, si lega strettamente l’indagine etica di G., con la sua polemica nei confronti del «naturalismo» e dell’«edonismo», che riducono l’agire umano al meccanismo delle passioni (Prolegomena to ethics, 1883). L’insistenza di G. sulla capacità del soggetto autocosciente di perseguire nella propria azione degli scopi razionali («motivi») trova peraltro riscontro nella sua riflessione filosofico-politica (Liberal legislation and freedom contract, 1881; Lectures on the principles of political obligation, post., 1901), incentrata sull’idea di «bene comune»; G. – che fu avverso ai tories e agli Stati del Sud nella guerra di secessione americana – propone, infatti, una teoria dello Stato che si distacca parzialmente dalla tradizione liberale (criticando il contrattualismo e il liberalismo economico), tanto da proporsi come significativo punto di riferimento per il socialismo inglese.