CHATTERTON, Thomas
Poeta inglese, nato a Bristol nel 1752, figlio postumo di un maestro di scuola. Essendo di famiglia povera, all'età di otto anni entrò nella scuola gratuita di Colston, dove si trasformò rapidamente, dal fanciullo tardo e scontroso che era, in un ragazzo brillante: nel 1762 pubblicava già i suoi versi sul Bristol Journal di Felix Farley. Le ore più felici le passava nella graziosa chiesa gotica di S. Maria Redcliffe, dove lo zio era sagrestano, e quivi esaltava la sua immaginazione sulle vecchie pergamene accatastate nell'archivio. In esse attinse quel colorito medievale di cui rivestì tutte le sue opere migliori, e già prima che fosse dodicenne aveva inventato il personaggio di Thomas Rowley, l'immaginario monaco del quattrocento, a cui doveva poi attribuire molti suoi versi. Nel 1766 fornì a Burgum, un commerciante di Bristol, un albero genealogico abilmente costruito, che ne faceva risalire la discendenza alla conquista normanna. Nel 1767 divenne apprendista presso il procuratore Lambert, ma odiava il suo impiego, e durante le lunghe ore dell'ufficio si rifugiava con l'immaginazione nel suo fantastico mondo medievale. L'anno seguente, inaugurandosi a Bristol un nuovo ponte, Ch. mandò al Bristol Journal un racconto dell'inaugurazione del vecchio ponte, che egli attribuiva a un Dunelmus Bristoliensis, racconto che fu universalmente accettato come un documento autentico; e circa lo stesso tempo offrì all'editore londinese Dosdley il manoscritto di una tragedia di Rowley, offerta di cui però Dosdley non s'interessò. In seguito Ch. scrisse a Walpole, insieme con alcuni versi suoi The Ryse of Peyncteynge yn England, Wroten by T. Rowleie, 1469, for Mastre Canynge. Walpole, dapprima entusiasta, s'insospettì, e su consiglio del poeta Gray e dell'amico Mason gli rispose freddamente, dimenticando di restituirgli i manoscritti. Nelle Lines to Walpole il poeta diede sfogo all'amarezza provata per quel rifiuto. Tuttavia Ch. otteneva qualche successo con la sua collaborazione su varî periodici di Londra, tanto che nell'aprile 1770 decise di tentare la fortuna nella capitale. Dapprima alloggiò con una sua zia a Shoreditch, quindi in una povera soffitta in Brook Street, Holborn. Guadagnò cinque sterline scrivendo un'opera leggiera e pubblicò articoli su varî giornali, ma spesso il pagamento dei meschini compensi dovutigli veniva ritardato, e in giugno, quantunque nascondesse orgogliosamente le strettezze in cui si trovava e mandasse perfino danaro a casa, Ch. si trovava già in estremo bisogno. Disperando di potersi guadagnar da vivere con la penna cercò di essere ȧssunto come assistente-chirurgo su una nave mercantile, ma invano. Si trovava ormai faccia a faccia con la fame, ma, come aveva scritto a un amico, "i diciannove ventesimi dell'opera mia sono orgoglio", e non poté lasciarsi indurre ad accettare una parte dei pasti che gli offrivano la padrona di casa e un vicino amico. Così il 25 agosto 1770 fu trovato morto nella sua soffitta con i Last Verses in tasca, una bottiglia d'arsenico vicino, e sparsi attorno i frammenti strappati delle sue carte.
Ch. era un poeta nato, e del poeta aveva i doni caratteristici del sentimento, del colore e della melodia. La sua prosa e i suoi versi moderni, scritti solo per incontrare il gusto del pubblico, dimostrano un facile talento giornalistico, e sono indubbiamente opera di un giovane abile; ma non presentano un valore o un interesse duraturo. Tutto il suo genio Ch. l'adoperò a costruirsi con la fantasia un mondo medievale ideale, basandosi sulla lettura dei poeti antichi e sulle sue meditazioni sopra gl'incunaboli e i manoscritti miniati. Il linguaggio moderno non gli sembrava adeguato a esprimere questo suo fantastico mondo; quindi si costruì, servendosi d'indicazioni raccolte da vecchi glossarî, un dialetto pseudo-arcaico, che indubbiamente non si può difendere dal punto di vista filologico, ma che, appunto per questo, ha una sua strana e particolare bellezza, e lo aiuta a creare quell'atmosfera romantica di tempi remoti. Così la Death of Sir Charles Bawdin è una bella e vivace imitazione della ballata antica, i canti sparsi nell'Interlude of Aella sono di una squisita bellezza melodica, mentre l'Excelent Ballad of Charitie, la più graziosa di tutte, è il primo grande prodotto originale del risveglio romantico inglese. Il mondo creato da Ch. può non trovare riscontro nella realtà storica, ma egli lo ha fatto vivere, e in esso fonde finemente un sentimento sincero per la bellezza della natura con le sue fantasticherie romantiche.
I Rowley Poems furono pubblicati per la prima volta nel 1777 dallo studioso medievalista Tyrwhitt, raggiunsero rapidamente la terza edizione, e sollevarono un'accesa discussione sulla loro autenticità, discussione che cognizioni elementari di filologia avrebbero resa superflua. Sui poeti esercitarono un larghissimo influsso. La tragica figura dell'autore, giovane e ardente, con i suoi patimenti e i suoi tentativi frustrati, divenne la figura tipica del poeta per Wordsworth (Resolution and Independence), per Coleridge (Monody on The Death of Chatterton), per Shelley (Adonais), per Keats (Sleep and Poetry, Sonnet to Ch. Epistle to Mathew) e per de Vigny (Chatterton) che lancia al mondo quest'accusa in nome del genio: "Vous tuez les plus intelligents en leur refusant le pouvoir de vivre selon les conditions de leur nature". Sui poeti più spiccatamente romantici la sua influenza fu di carattere artistico. Il Christabel di Coleridge deve a Ch. quella danza anapestica che presta alla melodia tanto del suo fascino; Keats lodò il suo uso della lingua, adottò soggetti simili ai suoi in due dei suoi poemi (The Eve of St. Agnes e The Eve of St. Mark), e dedicò alla sua memoria il più lungo dei suoi poemi, l'Endymion. I preraffaeliti, e in particolare Rossetti, si riallacciano a Ch. attraverso Keats, e gli tributarono riverente omaggio. Omaggio non fuor di luogo. Nel risveglio d'interesse poetico per il passato che ebbe luogo in Inghilterra nel sec. XVIII, Ch. fu, è vero, preceduto dal Gray, dalle Reliques del Percy e dall'Ossian del Macpherson, e, fino a un certo segno, ne subì anche l'influsso; ma fu egli il primo che non soltanto attingesse i suoi temi poetici nel passato, ma che li rivivesse, li ricreasse con la forza della sua fantasia.
Bibl.: La più recente ediz. dei Rowley Poems è quella dello Hare, Oxford 1911. L'edizione dei Poetical Works, voll. 2, Londra 1871, contiene un saggio di W.W. Skeat sul dialetto dei Rowley Poems. Cfr. anche Watts Dunton, Ward's English poets, III, Londra 1880. E v. inoltre sul Ch., oltre il noto saggio del Masson, in Biographical and Critical Essais, Londra 1856; D. Wilson, Th. Ch., Londra 1869; H. Richter, Th. Ch., Vienna 1900; C.F. Russell, Th. Ch. The Story of a strange life, Londra 1909; J.H. Sugram, The true Ch. A new study, Londra 1910; E. Clarke, New Lights on Ch., Londra 1916.