THAPSOS
. La penisoletta di Magnisi, denominata Thapsos nell'antichità, lunga complessivamente non più di km 2, larga nel punto massimo circa m 700, si trova sulla costa orientale siciliana, tra i golfi di Augusta e di Siracusa, ed è unita alla terraferma da un basso e sottile istmo sabbioso, conservato ancora oggi, così come lo ricorda Tucidide. I due piccoli golfi ai lati dell'istmo offrono ottime possibilità di approdo soprattutto per chi voglia attestarsi sulla penisola, con la favorevole condizione di poterla proteggere agevolmente sbarrando e fortificando lo stretto istmo. Così, infatti, fecero gli Ateniesi nel 414 a. C. durante la guerra contro Siracusa, mentre la loro flotta era ancorata nei due piccoli porti. Un'area pianeggiante si estende sulla penisola immediatamente a monte dell'istmo, delimitata, dalla parte di oriente, da un basso costone roccioso. Il resto della penisola è quasi del tutto pianeggiante, con estesi affioramenti di rocce calcaree che danno luogo a qualche lieve ondulazione superficiale o a corrugamenti di piccola entità, presenti soprattutto nella parte sud-orientale della penisola. La costa, se si eccettua la zona presso l'istmo, è scoscesa e ricca di piccoli anfratti che non offrono punti di approdo. La massima elevazione della penisola è nella sua zona centrale (m 20 s.l.m.), ove sorge una torre circolare cinquecentesca. La prima descrizione di T. si ha in Tucidide (VI, 97) che ricorda anche (VI, 4) come dei coloni greci, i Megaresi, vi si fermarono fino a quando il re siculo Hyblon concesse loro un'area su cui fondarono, nell'8° secolo a. C., Megara Hyblaea. Proprio a T. morì Lamis, ecista dei Megaresi. Virgilio (Aen. III, 688), Ovidio (Fasti IV, 477), Silio Italico (XIV, 206), Stefano di Bisanzio (s. v. Θάψος) fanno brevi cenni a T., ove nel 356 d. C. pare sia morto il vescovo Germano, esiliato dall'imperatore Costanzo.
I primi interventi archeologici a T. furono eseguiti intorno al 1880 da F. S. Cavallari che identificò un cospicuo gruppo di tombe a grotticella artificiale. Fu, poi, P. Orsi a esplorare estesamente la necropoli, intorno al faro della penisola, nella zona di nord-est. Gli scavi dell'Orsi furono i più fruttuosi e rappresentativi fra quelli da lui eseguiti nelle necropoli del territorio di Siracusa appartenenti all'orizzonte culturale definito dallo stesso archeologo "secondo periodo siculo". Per questo T. dà nome a una cultura dell'età del Bronzo databile fra il 14° e il 13° secolo a. C., che succede in Sicilia a quella denominata "di Castelluccio" ed è contemporanea a quella "del Milazzese" che interessa l'arcipelago eoliano e la costa nord-orientale della Sicilia. Il periodo della cultura di T. è caratterizzato da insediamenti costieri, documentati finora quasi esclusivamente da necropoli costituite da tombe a grotticella artificiale, con camere sepolcrali a pianta circolare o subcircolare e soffitto a volta, spesso in forma di tholos. Esse, a T., sono fornite di vestibolo, sovente servito da dromos o costituito da un semplice pozzetto cilindrico. Il rito sepolcrale è l'inumazione; ogni tomba accoglie più deposizioni che, spesso, sono assai numerose, essendosene distinte, in qualche caso, fino a cinquanta in una sola cella sepolcrale. I corredi funerari sono costituiti da ceramiche, oggetti in metallo, osso, pasta vitrea, ambra e, in rari casi, argento e oro.
I vasi di ceramica di produzione locale sono rappresentati da pissidi cilindriche, ollette, tazze coniche, scodelle con alto piede tubolare, coppette con ansa soprelevata, bacini lebetiformi e pithoi. Sono d'impasto grigio-scuro, con decorazioni incise costituite in genere da fasci di linee, motivi a zig-zag, a festone o a onde; su un solo vaso è rappresentata una figura umana, schematicamente resa, a bordo di un'imbarcazione. Rari sono glì esempi di rappresentazioni ornitologiche incise. I vasi d'importazione sono rappresentati da finissimi prodotti micenei (alabastra, coppe, vasetti piriformi triansati) appartenenti al Mic. III A: 1, III A: 2 e, in qualche caso, al Mic. III B, databili, cioè, tra la fine del 15° secolo e il 13° secolo a. Cristo. Sono inoltre documentati prodotti ceramici importati dall'arcipelago Maltese (culture di Borg-in-Nadur e Bahrija) e da Cipro (culture denominate White Shaved Ware e Base Ring II Ware). La ricca e preziosa documentazione costituita da vasi di questo genere e da altri manufatti come spade, pugnali e oggetti di ornamento, rappresenta una delle prove più concrete atte a dimostrare come T. nella media e tarda età del Bronzo rappresentasse in Occidente uno dei maggiori punti di riferimento dei traffici commerciali e dei flussi culturali provenienti dal Mediterraneo orientale e centro-meridionale.
La prova più eloquente di questa affermazione proviene dalla recente scoperta di un vasto abitato che si va mettendo in luce in questi anni a T. sull'area pianeggiante di circa 1 km di lunghezza che collega l'istmo alla penisola vera e propria. Lo stato attuale delle ricerche non consente di definire l'organizzazione e lo sviluppo dell'abitato, ma è possibile indicarne le fasi nelle linee generali. In un primo momento l'abitato è costituito da unità abitative documentate su tutta l'area dell'insediamento senza che oggi se ne possano cogliere i criteri distributivi e organizzativi. Si tratta di capanne circolari o subcircolari in pianta, appartenenti al periodo di maggiore affermazione della cultura di T., e delle quali sono sufficientemente noti i più importanti aspetti costruttivi e funzionali. Posteriori a queste entità abitative monocellulari sono dei complessi edilizi costituiti da diversi ambienti rettangolari che si dispongono in lineare e razionale distribuzione intorno a una corte, vero fulcro di questi organismi centripeti, che limitati, come appaiono, anche da strade rappresentano un primo segno in Sicilia di un apparato protourbano ancora nell'ambito dell'età del Bronzo.
Tale strutturazione dell'abitato che è chiaro sintomo di nuovi assetti socio-economici delle genti indigene e di articolazioni sociali delle quali per ora sfuggono le peculiarità caratterizzanti, dimostra senza dubbio interpretazione sicura e padronanza piena di valori architettonici e funzionali aventi come ascendenze esperienze urbanistiche e realizzazioni architettoniche messe in atto nel mondo egeo-miceneo.
L'abitato attraverso modifiche e trasformazioni continua a vivere fino al 9° secolo a. Cristo. Documentazione, soprattutto ceramica, raccolta nelle tombe e nell'abitato dà atto sia di aspetti finora ignoti della produzione indigena, sia degli apporti di manufatti appartenenti alle fasi seriori delle culture maltesi di Borg-in-Nadur e di Bahrija. A monte dell'abitato, all'incirca lungo l'asse longitudinale della penisola, sono state recentemente identificate le strutture di una fortificazione costituita da una cortina di grossi e irregolari blocchi calcarei alla quale è, con ogni verisimiglianza, addossato un aggere. La fase più antica delle fortificazioni rimonterebbe all'età del Bronzo antico (18°-15° secolo a. Cristo). Le indagini più recenti, all'esterno della linea delle fortificazioni, tendono a identificare l'estensione delle necropoli nell'ambito delle quali gli ultimi ritrovamenti hanno portato alla luce tombe a enchytrismòs ubicate nelle zone centrali della penisola.
Bibl.: F. S. Cavallari, in Arch. St. Sic., Palermo 1880; P. Orsi, in Mon. Ant. Lincei, VI (1895), coll. 85-150; C. I. Cafici, in Reallex. Vorgesch., XII (1928), p. 198 segg.; P. E. Arias, in Bull. Palet. It., n. s., I (1936-37), p. 57 segg.; L. Bernabò Brea, in Ampurias, XV-XVI (1953-54), p. 182 segg.; W. Taylour, Mycenaean pottery in Italy and adjacent areas, Cambrdige 1958, pp. 56-60; L. Bernabò Brea, La Sicilia prima dei Greci, Milano 1960, pp. 128-34; P. Vianello, in Enc. Arte Ant., s. v. thapsos; G. Voza, ibid., suppl. 70, s.v. thapsos; L. Bernabò Brea, in Adriatica preistorica et antiqua misc. G. Novak dicata, Zagabria 1970, pp. 139-51; G. Voza, in Atti della XIV Riun. Scient. dell'Ist. It. di Preist. e Protost., Firenze 1972, pp. 175-205; id., in Atti della XV Riun. scient. dell'Ist. It. di Preist. e Protost., ivi 1973, pp. 133-57; id., in Catalogo Mostra Archeologia nella Sicilia Sud-Orientale, Siracusa 1973, pp. 30-52.