THALASSA (Θάλασσα)
Personificazione del mare che compare fra le divinità marine solo in età ellenistica.
Bione (xiii, 1) e Meleagro (Anth. Pal., v, 179) ne parlano per la prima volta e la presentano come madre di Afrodite. Altri occasionali rapporti di genealogia con demoni abitatori delle profondità marine appaiono in Diodoro (v, 55), che chiama Th. madre dei Telchini, e in un ditirambo di Ione che la dice madre del gigante Briareo, il quale però in Esiodo (Theog., 147) era indicato come figlio di Urano e Gea. Luciano ne fa insieme a Xanthos la protagonista di un dialogo (᾿Εναλ. Διαλ., 11), dove la persona di Th. è solo un'ombra dell'elemento naturale che essa rappresenta.
Pausania (ii, 1, 7-8) ricorda tre raffigurazioni di Th. nel santuario di Posidone a Corinto, ma non ne descrive l'aspetto né indica quali erano i suoi attributi. Sulla base dell'anàthema crisoelefantino di Erode Attico, che si trovava nel pronao del tempio e rappresentava in gruppo Posidone, Anfitrite e altre divinità marine, era scolpita Th. che emergeva per metà dalle acque reggendo la piccola Afrodite. Sempre nel pronao del tempio, Th. aveva una statua di bronzo insieme con Posidone e Anfitrite; infine, nell'interno del tempio, si trovavano statue di Galene, di Th. e di un cavallo marino forse pertinente a quest'ultima.
Le raffigurazioni di Th., pervenuteci soprattutto su sarcofagi e monete, ce la mostrano come una giovane donna, per lo più semisdraiata o emergente dalle acque, nuda nella parte superiore del corpo, con due chele di granchio ritte sul capo, e con un timone o un remo in una mano mentre l'altra regge un delfino. In alcune raffigurazioni ha presso di sé uno o più animali marini.
Nei sarcofagi di età romana, dove è associata ai miti di Fetonte, di Prometeo e della caduta di Efesto, si trova come riempitivo nel registro inferiore, in relazione con Gea, a simboleggiare la presenza del mare.
In un rilievo aureliano da Efeso, Th. è semisdraiata sotto i cavalli che tirano il cocchio di Selene. Ritroviamo una scena simile in un dittico del museo di Sens; qui Th. è seduta sulle onde popolate di animali marini e tiene nella destra un'aragosta e nella sinistra un cavalluccio di mare.
Nelle monete autonome e soprattutto di età imperiale della Tracia e dell'Asia Minore, Th. è il simbolo della potenza sul mare della città emittente, così come Gea ne indica la potenza in terra. Qui Th. appare anche in un nuovo tipo, stante e panneggiata. Ai consueti attributi si aggiunge, nelle monete di Korikos e in una bella moneta di Perinto di Tracia, la prua o la poppa di una nave posta ai piedi della dea o nella sua mano.
Sebbene Giovanni di Gaza (Friedländer, Joh. von Gaza, p. 186) parli di Oceano e Th., illustrando le pitture che decoravano le terme della sua città, la figura femminile che si trova nei sarcofagi con il mito di Endimione e con il giudizio di Paride o nei mosaici di Antiochia, per lo più in coppia con Oceano (v. vol. v, p. 619) sarà da identificarsi con Teti (v. vol. vii, p. 775) che comunemente è considerata appunto moglie di Oceano; sicuramente Th. è invece raffigurata con Oceano nel centro del mosaico di Garni (v. vol. iii, fig. 985).
La figura femminile priva di attributi, identificata dallo Helbig con Th. in due pitture pompeiane (Kampanische Wandgemälde, 1184 e 1258) è da ritenersi più probabilmente una ninfa del luogo.
In età bizantina incontriamo Th. come personificazione del Mar Rosso in una miniatura del Salterio di Parigi, dove è raffigurata con il timone in mano mentre emerge col busto nudo dalle acque per assistere alla disfatta del faraone.
Un'iscrizione di Calauria, di difficile integrazione, ricorda un'icona di Th. nel tempio di Γαιάοχος.
Monumenti considerati. - Per i sarcofagi col mito di Fetonte, nella Galleria Borghese a Roma: C. Robert, Sarkophagrel., III, 2, tavv. XC-CXI; al Louvre: C. Robert, op. cit., III, 2, tav. CIX; con la caduta di Efesto, al museo di Berlino: Beschreibung der Antiken Skulpturen, Berlino 1891, n. 912; col mito di Prometeo, a Napoli: C. Robert, op. cit., III, 1, tav. CXVIII; rilievo di Efeso, a Vienna: S. Reinach, Rép. Rel., I, p. 143. Monete: di Korikos in Cilicia: G. F. Hill, Greek Coins, tav. XII b; di Deulthum in Tracia: B. V. Head, Historia numorum, Oxford 19113 p. 287; di Amiso sul Ponto: id., op. cit., p. 497; di Pergamo: id., op. cit., p. 536; di Perinto in Tracia: Cat. of Greek Coins Brit. Mus., Phrygia, p. LXXXI, tav. XXXVII, 12; di Nicea: F. Imhoof-Blumer, n. 557, tav. XVII, 17. Salterio di Parigi: H. Omont, Facsimiles des miniatures des plus anciens manuscrits grecs de la Bibl. Nation., Parigi 1902, p. 8, tav. IX. Iscrizione di Calauria: A. R. Rangabé, in Antiquités Helléniques, Atene 1842, p. 463, 2, 821 b.
Bibl.: E. Kuhnert, in Roscher, V, 1916-24, C. 442-7, s. v.; A. Lesky, Thalatta, Vienna 1947; F. Imhoof-Blumer, in Rev. Suisse de Numismatique, XXIII, 1923, p. 399 ss.