tetano
Contrazione muscolare durevole, risultante dal sommarsi di più contrazioni singole. Sperimentalmente si può provocare il t. applicando a un muscolo o gruppo muscolare adeguati stimoli (meccanici, elettrici), susseguentisi con una frequenza tale da impedire ai muscoli di decontrarsi; in patologia le manifestazioni tetaniche, spontanee o provocate, hanno un ben definito significato clinico.
Malattia tossinfettiva dell’uomo e di alcuni animali (in partic. cavallo e asino) causata dalla contaminazione di ferite da parte di Clostridium tetani (➔ clostridio) e caratterizzata da ipertono locale o generale della muscolatura striata e da spasmi e convulsioni dolorose. Oggi il t. si può considerare una malattia accidentale e sporadica; prima della scoperta dell’asepsi e della profilassi vaccinica, era particolarmente frequente negli ospedali, nei reparti chirurgici e, soprattutto, durante le guerre, come complicanza delle ferite. Le spore di Clostridium tetani, dotate di elevata resistenza agli agenti fisici e chimici, sono diffusissime in natura e in partic. nei terreni concimati con letame di erbivori: giunte nei tessuti attraverso una ferita, entrano in fase vegetativa. La fase di moltiplicazione è però condizionata dai caratteri della ferita (profondità, presenza di tessuti necrotici, di coaguli, di essudati, di corpi estranei); la concomitanza di altri agenti infettivi offre le condizioni di anaerobiosi necessarie per la moltiplicazione del bacillo del t. che, però, rimane un fatto locale, essendo il bacillo sprovvisto di capacità invasiva verso i tessuti sani. In questa fase viene elaborata da Clostridium la tossina tetanica, la più potente tossina batterica dopo quella botulinica: di natura proteica, sensibile al calore, alla luce, all’ossidazione, facilmente adsorbibile. La tossina ha una struttura proteica con peso molecolare di circa 160 kDa, nella quale si identificano due catene: una con affinità per il recettore e l’altra dotata di proprietà tossica. La molecola ha una forte affinità per complessi cerebrosidici e gangliosidici, e si lega ai gangliosidi presenti sulle strutture di membrana dei nervi con funzione motoria.
La tossina esercita il suo ruolo patogenetico a livello della giunzione presinaptica, e causa una sostanziale perdita della regolazione inibitoria dei motoneuroni, con transito di ogni impulso eccitatorio privo di selezione. Prodotta localmente, riassorbita e diffusa in tutto l’organismo, per il suo elevatissimo neurotropismo la tossina si propaga per via nervosa fino al sistema nervoso centrale, ove eccita elettivamente i neuroni motori dei nuclei bulboprotuberanziali e delle corna anteriori del midollo spinale, con conseguenti contratture spastiche dei rispettivi muscoli striati. Il periodo d’incubazione varia in genere da 7 a 12 giorni, ma può essere più breve (t. precoce) o anche molto più lungo (t. tardivo), quasi sempre asintomatico (talora compaiono dolori o crampi a livello della ferita, malessere, ecc.). Il periodo di stato s’inizia con contrattura dei masseteri (trisma) che impedisce l’apertura delle arcate dentarie, e con rigidità nucale. Compaiono poi altre contratture a carico dei muscoli mimici (riso sardonico, facies tetanica), del dorso e degli arti, esacerbate da contratture cloniche, dolorose o meno, che s’innestano sul costante spasmo tonico (accessi tetanici). Si osservano anche dispnea, abbondante sudorazione, diminuzione della diuresi, insufficienza cardiaca, ipertermia. La forma precoce evolve rapidamente portando a morte in 5÷10 giorni il paziente per sincope cardiaca e per asfissia, mentre la forma tardiva tende lentamente, dopo settimane, alla guarigione.
Il vaccino antitetanico si ottiene dalla tossina resa innocua mediante trattamente chimici ma in grado di stimolare la risposta anticorpale. La vaccinoprofilassi antitetanica è diventata obbligatoria per tutti i nuovi nati con la legge n. 419 del 20 marzo 1968.