TESSIERI, Anna Maddalena, detta la Giro, Girro o Giraud
TESSIERI (Tesieri, Teseire o Testeiré), Anna Maddalena (Annina o Nina del Prete Rosso), detta la Girò, Girrò o Giraud. – Figlia di Pietro (di origini francesi, detto Girò: il soprannome passò alla prole) e di Bartolomea (già vedova di Giacomo Trevisan), nacque a Mantova nel 1710 o poco prima.
Dodicenne fu mandata a Venezia per essere educata al canto; vi fu accolta dalla sorellastra Paolina, di vent’anni maggiore e già lì residente, che la assistette poi per tutta la carriera (Vio, 1988). Mezzosoprano di buona grana per dotazione musicale e attitudine scenica, destinata tuttavia a inserirsi in un mercato di non primissimo piano, esordì assai giovane nel 1723 (en travesti, ma preferì presto ruoli femminili). Nel giro di un anno guadagnò la scena veneziana – non arrivò però mai a calcare il più lussuoso teatro cittadino, il S. Giovanni Grisostomo – e avviò in breve una stretta collaborazione artistica con Antonio Vivaldi, suo maestro, proseguita fin quasi alla morte del compositore (1741): fu la cantante che interpretò il più alto numero di sue opere, che le tenne più a lungo in repertorio, che le diffuse nel più ampio spazio geografico e che vi interpretò più spesso il ruolo della prima donna. Se si eccettua l’attenzione rivoltale nel 1725 da Alderano I Cybo-Malaspina, duca di Massa e Carrara, che con l’intermediazione del Prete Rosso le donò del denaro per l’acquisto di un clavicembalo, ella sembra aver sempre lavorato senza dipendere da potentati.
La cronologia della sua carriera si ricostruisce in base ai libretti dei molti drammi per musica da lei recitati, nei quali la cantante figura sempre con il nome Girò. Nel 1723 debuttò a Treviso (teatro Dolfin: La ninfa infelice e fortunata di Giuseppe Boniventi, completata da Giacomo Maccari e Vivaldi). Nel 1724 fu a Venezia (S. Moisè: Laodice di Tomaso Albinoni e Il nemico amante di Giuseppe Maria Buini e Fortunato Chelleri), e così pure nel 1725 (S. Moisè: Agide re di Sparta di Giovanni Porta e Li sdegni cangiati in amore di Buini), nel 1726 (S. Angelo: Dorilla in Tempe di Vivaldi) e nel 1727 (S. Angelo: Medea e Giasone di Francesco Brusa e Farnace di Vivaldi), quando fu anche a Milano (Regio Ducale, da qui sempre: Il Tamerlano di Giovanni Antonio Giai) per rientrare infine nella città lagunare (S. Angelo: Orlando e Farnace di Vivaldi). Nel 1728 fu a Venezia (S. Angelo: Rosilena ed Oronta di Vivaldi e Gl’odi delusi dal sangue di Baldassare Galuppi e Giovanni Battista Pescetti) e a Bologna (Formagliari: Teodorico, ‘pasticcio’ con materiale vivaldiano). Nel 1729 a Firenze (Pergola: L’Atenaide di Vivaldi e Catone in Utica di Leonardo Vinci). Nel 1730 a Milano (Ezio forse di Luca Antonio Predieri e Semiramide riconosciuta di Geminiano Giacomelli) e a Venezia (S. Samuele: Dalisa di Johann Adolf Hasse). Nel 1731 a Torino (Regio: Ezio di Riccardo Broschi e Poro di Nicola Porpora) e a Pavia (Omodeo: Farnace di Vivaldi). Nel 1732 a Mantova (Arciducale: Semiramide e Farnace di Vivaldi). Nel 1733 a Venezia (S. Angelo: Motezuma di Vivaldi). Nel 1734 a Verona (Filarmonico, da qui sempre: Lucio Papirio dittatore di Giacomelli e Arsace di Giuseppe Maria Orlandini, dopo un fallito ingaggio di Vivaldi per un Lucio Vero e forse Dorilla in Tempe), dove cantò ancora l’anno dopo (L’Adelaide di Vivaldi e Il Tamerlano, ‘pasticcio’ vivaldiano) per rientrare infine a Venezia (S. Samuele: Griselda di Vivaldi; il dramma di Apostolo Zeno fu raffazzonato da Carlo Goldoni, che in termini pittoreschi diede poi conto dell’incontro con il Prete Rosso, perpetuando la chiacchiera ch’egli convivesse con Tessieri: Delle commedie, XIII, e Mémoires; diceria smentita formalmente dal compositore stesso e dai documenti in Vio, 1980, pp. 41-48). Nel 1736 fu a Firenze (Pergola: Cesare in Egitto di Giacomelli riadattato da Orlandini e ulteriormente modificato da Vivaldi, e Ginevra principessa di Scozia di quest’ultimo). Nel 1737 a Ferrara (Bonacossi: Il Demetrio e L’Alessandro nell’Indie, ‘pasticci’ vivaldiani sulla base di Hasse) e a Verona (Catone in Utica di Vivaldi). Nel 1738 a Venezia (S. Angelo: L’oracolo in Messenia e Armida al campo d’Egitto di Vivaldi, inframmezzati da Rosmira, ‘pasticcio’ vivaldiano) e ad Ancona (Fenice: Siroe re di Persia di Vivaldi). Nel 1739 a Ferrara (Bonacossi: Siroe re di Persia di Vivaldi, che fece fiasco, e Attalo re di Bitinia di Hasse, in sostituzione di un Farnace vivaldiano non andato in scena) e a Graz (Theater am Tummel-Platz: Ciro riconosciuto di ignoto e Lucio Papirio dittatore di Francesco Zoppis e altri ignoti), dov’era ancora l’anno dopo (Theater am Tummel-Platz: Il Catone in Utica forse di Vivaldi e Amor, odio e pentimento di Porta). Nel 1741 accompagnò verosimilmente Vivaldi nell’ultimo fatale viaggio in Austria: all’inizio del 1742 si trovava di certo a Vienna (Vio, 1980, pp. 45-48; Vio, 1988, p. 34; sembra aver preso parte quantomeno a una ripresa postuma nel Kärntnertortheater: L’oracolo in Messenia, cfr. Strohm, 2008, p. 634). Nel 1743 fu a Venezia (S. Samuele: Ezio di Giovanni Battista Lampugnani), nel 1745 a Milano (Ricimero di Galuppi e L’Ippolito di Christoph Willibald Gluck), nel 1746 a Brescia (Novo Teatro: L’Alessandro nell’Indie di Pietro Pellegrini), nel 1747 a Venezia (S. Samuele: Achille in Sciro di Giovanni Battista Runcher), nel 1748 a Piacenza (Ducale: Artaserse di Giuseppe Carcani).
In occasione delle recite piacentine la cantante conobbe il conte Antonio Maria Zanardi Landi, nobile locale, il quale la seguì a Venezia e la persuase a maritarsi con lui nonostante la disparità di condizione: il matrimonio fu officiato in segreto, in città, il 20 luglio 1748 (Vio, 1988, pp. 32-41). Dopo l’inevitabile ritiro a vita privata e il probabile trasferimento a Piacenza, le tracce di Anna Tessieri si perdono.
Fonti e Bibl.: C. Goldoni, Delle commedie, XIII, Venezia 1761, pp. 10-13; Id., Mémoires de M. Goldoni, pour servir à l’histoire de sa vie, et à celle de son théâtre, I, Paris 1787, pp. 286-291; A. Cavicchi, Inediti nell’epistolario Vivaldi-Bentivoglio, in Nuova Rivista musicale italiana, I (1967), pp. 45-79; J.W. Hill, Vivaldi’s “Griselda”, in Journal of the American musicological society, XXXI (1978), pp. 53-82; M. Talbot, Vivaldi, Torino 1978, ad ind.; L. Moretti, Un cembalo per la Girò, I (1980), pp. 58-60; G. Vio, Antonio Vivaldi prete, in Informazioni e studi vivaldiani, 1980, vol. 1, pp. 32-57; A.L. Bellina - B. Brizi - M.G. Pensa, Il pasticcio “Bajazet”: la “favola” del Gran Tamerlano nella messinscena di Vivaldi. Nuovi studi vivaldiani. Edizione e cronologia critica delle opere, a cura di A. Fanna - G. Morelli, Firenze 1988, pp. 185-272; W.C. Holmes, Vivaldi e il Teatro La Pergola a Firenze: nuove fonti, ibid., pp. 117-130; S. Mamy, La diaspora dei cantanti veneziani nella prima metà del Settecento, ibid., pp. 591-631; F. Tammaro, I pasticci di Vivaldi: “Dorilla in Tempe”, ibid., pp. 147-184; G. Vio, Per una migliore conoscenza di Anna Girò (da documenti d’archivio), in Informazioni e studi vivaldiani, 1988, vol. 9, pp. 26-44; C. Vitali, I fratelli Pepoli contro Vivaldi e Anna Girò. Le ragioni di un’assenza, ibid., 1991, vol. 12, pp. 19-46; A. Conti, Lettere da Venezia a Madame la Comtesse de Caylus, 1727-1729, a cura di S. Mamy, Firenze 2003, p. 125; R. Strohm, The Operas of Antonio Vivaldi, Firenze 2008, ad ind.; G.A. Sechi, Nuove scoperte dal carteggio tra Albizzi e Vivaldi (1735/1736), in Studi vivaldiani, XII (2012), pp. 53-89; M. White, Antonio Vivaldi: a life in documents, Firenze 2013, ad ind.; M. Talbot - M. White, A lawsuit and a libretto: new facts concerning the pasticcio “La ninfa infelice e fortunata”, in Studi vivaldiani, XIV (2014), pp. 45-57.