TESSAGLIA (Θεσσαλία; A. T., 82-83)
La Tessaglia è la più estesa delle regioni della Grecia propria. Ben delimitata, ha forma di un vasto bacino, grossolanamente quadrangolare, compreso fra alti rilievi: il Pindo ad occidente, l'Olimpo a nord, l'Ossa e il Pelio ad oriente, lungo l'Egeo, e l'Óthrys a mezzogiorno.
La conformazione a bacino, resa più complessa dalla presenza di barre che determinano una suddivisione in tre bacini minori, è il risultato d'intensi movimenti di zolle, avvenuti in epoche geologicamente recenti (Terziario e anche Quaternario) soprattutto lungo linee di frattura orientale da nord-ovest a sud-est. Geologicamente però la Tessaglia non si può considerare una regione unitaria, essendo costituita nella parte orientale da un lembo della grande massa cristallina macedone, mentre verso occidente consta di una serie di sedimenti mesozoico-terziaria (dal Triassico superiore all'Oligocene), fittamente piegata e comprendente calcari e diaspri ricoperti da scisti e arenarie con aspetto di flysch. Da questo lato le catene del Pindo, con decorso da NO. a SE., formano un'imponente muraglia (con cime calcaree di 1500-2000 m. di elevazione), la quale separa nettamente la Tessaglia dall'Epiro. Soltanto il passo di Zygos (m. 1650), del resto non ancora provvisto di strada carrozzabile, indica una linea di transito relativamente agevole e frequentata. La cresta principale del Pindo è parzialmente raddoppiata verso la Tessaglia da alcuni dossi alquanto elevati e paralleli alla cresta stessa.
Verso settentrione il bacino tessalo è chiuso da una regione di altipiani e colline, detta Chásia, dai Monti Vounásia (gli antichi Cambuni) e dall'Olimpo. La Chásia, che si allaccia al Pindo, è mediocremente elevata (m. 600-1000), ed è regione foggiata dall'erosione a spese di una potente serie di strati oligocenici (conglomerati, arenarie e marne) orizzontali o poco inclinati; le primitive superficie tabulari sono ancora in parte conservate. Tipiche e pittoresche, per il contrasto di quelle superficie con le pareti verticali prodotte dall'erosione e dal disfacimento atmosferico, le forme delle celebri Meteore (v.). Le vie di comunicazione evitano i profondi solchi vallivi e corrono sulle creste e sugli altipiani, mettendo in comunicazione la Tessaglia con la Macedonia occidentale. Più a oriente si entra nelle propaggini meridionali del massiccio cristallino macedone. Le forme vi sono morbide, a groppe e altipiani ondulati nelle sommità mentre i fianchi sono ripidi; ma le altezze sono ben maggiori (Vounásia m. 1878), culminando quasi a 3000 m. nell'Olimpo (m. 2918). Quest'ultimo gruppo montuoso appartiene però alla Tessaglia essenzialmente con la sua parte più bassa, detta appunto Basso Olimpo, altipiano ondulato a m. 1000-1200.
Una serie di rilievi cristallini (specialmente scisti, ma anche calcari metamorfici) allungati da NO. a SE. costituisce una barriera netta fra il bacino tessalo e l'Egeo. Tra l'Olimpo e l'Ossa (la cui cima piramidale culmina a m. 1978) s'interpone solo una ristretta valle erosiva, detta di Tempe, che non è sufficiente a far giungere nell'interno gl'influssi del mare, mentre serve a scaricare nell'Egeo, per il Salambrías, o Peneo, le acque di quasi intera la Tessaglia. La ferrovia e la carrozzabile da Larissa a Salonicco trovano appena lungo di essa un passaggio. All'Ossa segue il lungo dosso del Pelio, che tocca m. 1618, e presenta un fianco ripidissimo verso il mare, dove la costa è diritta, importuosa e deserta. Il Pelio si prolunga verso sud a costituire la stretta e arcuata Penisola Magnesiaca, che chiude il Golfo di Volo; la penisola è solo apparentemente interrotta dal Canale di Tríkeri, poiché nelle ultime pendici orientali dell'Óthrys riappaiono gli scisti cristallini. Ma l'Óthrys (m. 1726) è costituito in massima parte da terreni sedimentarî mesozoici e terziarî, con masse di rocce verdi e nella zona occidentale (Ágrafa), attraverso la quale si effettua il collegamento col Pindo, specialmene da flysch. Queste montagne meridionali formano una barra diretta da E. a O. facilmente transitabile; la ferrovia Atene-Larissa ne supera lo spartiacque mediante una galleria lunga poco più di due chilometri. Le forme sono generalmente arrotondate, a groppe e altipiani.
Il bacino tessalo è smembrato in tre bacini minori per mezzo di due serie di colline e basse montagne, arrotondate o spianate alla sommità, sempre molto meno emergenti delle montagne marginali. Il bacino più piccolo è quello di SE., che è però in gran parte sommerso a costituire il rotondeggiante Golfo di Volo; la parte rimasta emersa è una piccola pianura ben coltivata, che prende nome da Halmyrós. Degli altri due bacini, il cui ampio fondo è livellato dalle alluvioni, un po' più grande è quello occidentale, a m. 100-150 di elevazione, e che può prendere nome da Triccala, mentre quello orientale a m. 50-70, si può denominare da Larissa, oggi la città più importante della Tessaglia. La separazione è data da rilievi costituiti da terreni lacustri terziarî, dai quali escono masse di calcari mesozoici e di scisti cristallini; il Salambrías taglia trasversalmente questi rilievi, passando da un bacino all'altro. Il fiume, come i suoi affluenti, ha un letto appena inciso e provoca spesso inondazioni. La pianura di Larissa, più piatta, è in parte paludosa e accoglie, verso SE., un lago vasto e poco profondo, senza emissario (L. di Carla), del quale si è progettato il prosciugamento. Come si è già detto, gran parte delle acque della Tessaglia confluiscono però nel Salambrías: insignificanti i corsi che scendono dal versante orientale dell'Ossa e del Pelio, piccoli quelli che immettono nel Golfo di Volo.
Il clima della Tessaglia, per la presenza della compatta cintura montuosa, ha caratteri di continentalità; gl'influssi marittimi si fanno sentire solo su una ristretta zona costiera. Nelle pianure di Larissa e di Triccala gl'inverni sono molto freddi e non vi sono rari il gelo e la neve (temperatura media di gennaio intorno a 5°), mentre le estati sono calde, aride, soffocanti (luglio, circa 28°). La quantità totale di pioggia non è però troppo piccola (Larissa mm. 507, Triccala mm. 735). Sulle montagne le precipitazioni sono sensibilmente maggiori e nell'inverno sono in buona parte nevose.
La vegetazione delle pianure è tipicamente steppica e la monotonia del paesaggio vegetale si aggiunge a quella delle forme del suolo. La vegetazione erbacea è abbondante nelle stagioni umide, ma le pianure sono aride, polverose e deserte nell'estate. Alberi si trovano in filari lungo i fiumi (platani, pioppi, salici); la vegetazione mediterranea è quasi interamente esclusa dai freddi invernali e solo la Quercus coccifera vi può resistere. Gli olivi si armstano a poca distanza dalla costa egea.
Sui fianchi dei monti, che ricevono precipitazioni anche nell'estate, si trovano invece macchie e foreste, talvolta simili più ai boschi centro-europei che a quelli mediterranei; foreste di querce sono assai diffuse sui monti meridionali.
Una parte delle pianure è stata messa a coltura (in media ha. 220 mila, coltivati per almeno 4/5 a cereali); anzi le colture vanno estendendosi, con parallela riduzione dei pascoli e quindi della pastorizia transumante. I prodotti agricoli sono soprattutto grano, orzo e mais (la Tessaglia produce 1/7 circa dei cereali di tutta la Grecia), ma anche tabacco e legumi, e non vi manca un po' di cotone, né la vite sulle pendici collinari. I rendimenti sono però ancora molto bassi e il paese è povero; tuttavia il suolo, ricco di humus, sarebbe fertile. Solo intorno alle città, dove numerosi pozzi consentono l'irrigazione, si ha coltura intensiva (orticultura). Le condizioni arretrate dell'agricoltura tessala sono ancora in parte un'eredità del regime turco del ciflik, la grande proprietà terriera di tipo quasi feudale. Con il passaggio del paese alla Grecia (1881), tali condizioni non migliorarono molto, poiché ai Turchi si sostituirono i capitalisti delle città. Una profonda riforma agraria fu iniziata nel 1919, con la divisione delle grandi proprietà, ma i progressi sono stati finora piuttosto limitati, data la generale miseria dei contadini, che non hanno mezzi da dedicare al miglioramento dei fondi, e non mostrano del resto eccessiva laboriosità. Le acque avrebbero bisogno di essere regolate, poiché la malaria è assai diffusa. Poche terre rimasero disponibili per distribuire ai profughi d'Asia, alla cui colonizzazione si debbono i rapidi progressi di alcune zone della Grecia, specialmente in Macedonia. Anche i pascoli delle pianure sono stati in parte divisi; quelli rimasti a disposizione delle greggi transumanti, che passano l'estate soprattutto sulle montagne del Pindo e dell'Ágrafa, non sono più sufficienti ad alimentare la pastorizia di una volta.
Ad ogni modo si può stimare che la Tessaglia accolga circa 1.200.000 pecore e più di mezzo milione di capre, mentre alquanto scarso è l'allevamento bovino (80-90.000 capi, comprese alcune migliaia di bufali).
Con queste condizioni delle pianure, che naturalmente sono poco popolate, contrasta nettamente l'aspetto del Pelio e della penisoletta Magnesiaca, ricchi di acque, verdissimi di orti, giardini e frutteti, che dànno grosse olive, e mele, pere, cotogne, fichi, vino, ecc. Ma questa regione è sovrapopolata e gli uomini vanno volentieri a cercare lavoro nelle città o emigrano all'estero, specialmente in America.
La popolazione agricola delle pianure abita miseri villaggi, dalle case basse, costruite con mattoni d'argilla seccati al sole. Le città, eccetto Volo, unico porto della Tessaglia e centro industriale, sono situate nelle pianure interne e sono poco più che grossi mercati rurali. La viabilità è ancor molto deficiente; due sole ferrovie attraversano la Tessaglia, una da nord a sud, l'altra da est a ovest.
La popolazione della Tessaglia risulta dalla fusione o mescolanza di numerosissimi elementi etnici, sovrapposti all'originaria e prevalente popolazione greca, in lunghi secoli di conquiste e di invasioni, e poi in gran parte ellenizzati. Tuttavia rimangono, specialmente nelle montagne del Pindo, ancora ben distinti numerosi Valacchi (o Aromuni), entrati nella regione verso il sec. XII, tipici pastori seminomadi, con sedi principali (estive) in montagna; essi scendono nell'inverno alla pianura, dove costruiscono capanne temporanee. Un certo numero di Valacchi si è però fissato nelle città (a Triccala in particolar modo) per l'esercizio dei mestieri più varî. Nelle città si trovano anche nuclei di Ebrei spagnoli.
Amministrativamente la Tessaglia si divide nelle due provincie (nomós) di Triccala e Larissa, i cui limiti però non coincidono esattamente con quelli fisici della regione. Queste due provincie si estendono insieme su kmq. 13.334 di superficie e contano circa mezzo milione di abitanti (493.213 nel 1928), cioè solo 37 ab. per chilometro quadrato.
Bibl.: A. Philippson, Thessalien und Epirus, Berlino 1897; id., Thessalien, in Geogr. Zeitschrift, 1897; L. Chalikiopoulos, Wirtschaftsgeographische Skizze Thessaliens, ibid., 1915; F. Stählin, Das hellenische Thessalien, Stoccarda 1924 (fondamentale per la topografia); C. Renz, Zur Geologie d. thessal. Pindos, in Eclogae Geol. Helvetiae, 1928; A. Philippson, Beiträge zur Morphol. von Griechenland, Stoccarda 1930; J. Sion, En Thessalie, in La Géographie, 1934.
Storia. - La preistoria tessalica riceve luce solo se considerata entro un più vasto ambito, sebbene il relativo isolamento abbia sempre permesso alla regione di mantenere una fisionomia culturale propria; v. perciò grecia: Preistoria.
Nel primo periodo neolitico (Tessalico I o di Sesklo) la regione è culturalmente senza discontinuità. Essa è abitata da contadini che vivono in villaggi non fortificati. Le loro capanne, quadrate o rotonde, di canne o di mattoni cotti al sole, sono su fondamenta di pietra; la loro ceramica caratteristica è rossa monocroma; la loro divinità più importante una dea madre rappresentata in statuette steatopigiche. Mentre nell'Occidente della Tessaglia questa cultura rimase predominante per tutto il neolitico solo dimostrando una forte decadenza, e le sue connessioni sono tanto a sud con la Grecia quanto a nord con le regioni danubiane, una tipica cultura nordica penetra nella zona sud-orientale con la cultura di Dimini (dal centro principale di ritrovamento), le cui connessioni maggiori sono con la cultura della Terra Nera, cioè della regione tra il Danubio e all'incirca il Dnestr: decorazione caratteristica è la spirale, abitazione caratteristica il megaron, che sarà poi greco (e i villaggi sono fortificati); i colori preferiti della ceramica sono bianco e rosso (Tessalico II). Il periodo calcolitico (Tessalico III) segna l'intensificarsi della dipendenza della Tessaglia, culturalmente poco avanzata, dal nord, e ora in specie dalla Macedonia, la cui cultura ha del resto vasti riferimenti, tra l'altro con il secondo strato di Troia: la ceramica caratteristica è la incrostata; tipica pure la forma del manico di vaso a lobo. Con la prima età del bronzo (Tessalico IV), per quanto forti rimangano i rapporti con la Macedonia, la Tessaglia è ormai definitivamente legata alla civiltà elladica: le sue fasi caratteristiche della ceramica sono appunto l'Urfirnis, la Mattmalerei, la ceramica minia e infine la prettamente micenea irradiante dal Golfo di Pagase.
Nel complesso il periodo sembra di decadenza economica e culturale: la Tessaglia è fuori delle grandi vie di commercio dei metalli. Con l'inizio dell'età del bronzo e la ceramica geometrica a varietà speciali (stile di Lianokládi) siamo sicuramente con le genti greche di età storica (v. anche grecia, XVII, p. 803 seg.).
Quando esse siano penetrate, non sappiamo, né in che ordine. La soluzione dipende da considerazioni generali di storia greca. La tradizione, già presupposta dal catalogo omerico, considera ultima (secondo Tucidide 60 anni dopo la presa di Troia) la penetrazione dei Tessali, che cacciarono i Beoti e diedero il nome alla regione.
La linguistica, se da un lato conferma una toponomastica preellenica, non permette d'altro lato conclusioni storiche sicure, pur constatando una distinzione marcata tra il dialetto della Ftiotide (ascrivibile al gruppo del nord-ovest) e quello della restante Tessaglia, più nettamente eolico.
Senza dubbio in età storica si constata la predominanza di una aristocrazia feudale non solo su liberi contadini, ma su servi della gleba (penesti): inoltre si constata il predominio di quattro regioni (Pelasgiotide, Estieotide, Tessaliotide e Ftiotide) sui territorî circostanti (Perrebia, Magnesia, Acaia Ftiotide, la cui distinzione dalla tetrarchia Ftiotide sembra sicura, e Dolopia) oltre a territorî di più lassa dipendenza, la Malide, l'Etea e la Enide. È facile anche riconoscere che il nucleo del dominio dovette essere la Tessaliotide, che diede poi il nome a tutta la regione. Ora è notevole che l'epica, la quale, sia o non sia di origine tessalica nelle sue leggende fondamentali, è strettamente connessa con le sue figure più rilevanti - Achille, Argonauti - con la Tessaglia, non conosce ancora un'organizzazione statale unitaria tessalica. Comunque s'interpretino i dati del Catalogo delle navi, di cui peraltro è stata dimostrata una certa corrispondenza con i risultati dell'archeologia nel designare di regola sedi già abitate nel periodo miceneo, esso divide la Tessaglia in nove stati indipendenti, di cui il più importante è nella valle dello Spercheo quello di Achille-Peleo. L'indipendenza delle regioni periferiche (Achei, Magneti, Perrebi, Dolopi ed Eniani) ancora nel sec. VIII circa a. C. è confermata dalla loro presenza con parità di diritti nell'anfizionia delle Termopili, più tardi parzialmente trasportata a Delfi. Ne consegue che, qualunque sia l'origine del nucleo dello stato tessalico, lo stato si è venuto formando per un moto di unificazione e poi di espansione ai primordî dell'età storica. Nel sec. VI la struttura fondamentale era già da molto tempo la confederazione delle quattro tetrarchie, ciascuna presieduta da un tetrarca, sopra cui stava un magistrato supremo, il tago. Il fatto che nel sec. V la frase κἐν ταγᾶ κἐν ἁταγίᾳ, cioè in periodo in cui esiste tago o in periodo in cui non esiste (Dittenberger, Sylloge inscript. graec., 3a ed., n. 55) fosse equivalente di "in pace e in guerra", suppone che il tago fosse un magistrato eccezionale creato solo per periodi di ostilità. Ma d'altro lato sappiamo che nello stesso sec. V ci fu un tago, che governò 27 anni (Dittenberger, n. 274); sicché sembra presupponibile, da un certo punto, che allorché si nominava un tago, esso continuasse a rimanere teoricamente a vita. La tagia e in genere la struttura federale è correlativa al periodo della prevalenza dell'ordinamento cantonale sull'urbano, di cui la fase più brillante, se pure, come è verosimile, non la più antica, fu quella della prevalenza delle grandi famiglie di proprietarî terrieri. A tale prevalenza si contrappose nei secoli VI e V a. C. lo sviluppo delle città, che diventarono rifugio di servi della gleba e centro di rapporti commerciali: in quanto tali città estesero sempre più il loro territorio, è da presupporsi una larga riduzione dei possessi territoriali dell'aristocrazia. Ma a tale processo si contrappose la penetrazione e prevalenza nelle stesse città dei signori terrieri, per cui già nel sec. VI le famiglie più aristocratiche ci appaiono legate a una città, gli Aleuadi a Larissa, gli Echecratidi a Farsalo, gli Scopadi a Crannone. Si contrappongono tendenze democratiche; ma gli aristocratici non perdono mai fino al sec. IV, il predominio. La conseguenza principale dello sviluppo urbano è piuttosto la diminuzione dell'importanza dell'ordinamento cantonale, che passa in sott'ordine di fronte agli ordinamenti civici. Un vecchio ordinamento, attribuito al mitico fondatore della famiglia degli Alevadi, Aleva il Rosso (a cui era anche riportata la divisione della Tessaglia in quattro tetrarchie), stabiliva che l'esercito federale dovesse essere fornito dai grandi possidenti in misura di 40 cavalieri e 80 fanti per ciascuna delle varie porzioni (κλῆροι) in cui il territorio era idealmente diviso. Nel sec. V l'esercito tessalico è costituito invece di milizie delle singole città. Un altro ordinamento arcaico sottoponeva le regioni perieciche al tributo in periodo di guerra pagato al tago (il che conferma che il tago era solo in guerra). Anche tale ordinamento fu in seguito di fatto, se non di diritto, sostituito dalla dipendenza dei perieci dalle maggiori città.
Ma la sostituzione della prevalenza dell'ordinamento civico all'ordinamento federale fu in parte causa e in parte effetto della decadenza della Tessaglia nel mondo greco e si riconnette quindi con le vicende esterne della regione. La quale troviamo nel sec. VII-VI a. C. assai potente per la sua economia agraria fiorente (la Tessaglia resterà l'unica regione esportatrice di grano della Grecia), per la sua cavalleria di gran lunga superiore a quella di tutti gli stati greci, per il suo prestigio religioso affermato dalla prevalenza e presidenza nell'anfizionia pilica-delfica: le leggende tessaliche sono da secoli patrimonio di tutta la Grecia; il culto di Esculapio si diffonde dalla Tessaglia settentrionale; a sua volta la Tessaglia dà sviluppi autonomi a leggende più diffuse in altre regioni, per es., a quelle di Eracle. La prima guerra sacra contro Crisa circa il principio del sec. VI a. C., guidata dagli Aleuadi, stabilì la supremazia della Tessaglia nella Grecia centrale e in specie in Focide, confermata dalla guerra Lelantea circa il 570, in cui la cavalleria tessalica fece prevalere i Calcidesi aiutati anche dai Samî contro Eretrî, Milesî e Corinzî. Benché sia ignota la data, sembra iniziare la decadenza della Tessaglia la sconfitta presso Ceresso, vicino a Tespie, contro i Beoti, che arrestò la penetrazione nella Beozia, alla quale sconfitta fece poi riscontro più tardi una seconda, sempre nel sec. VI, ricevuta dai Focesi presso Iampoli, che sottrasse la Focide all'egemonia tessalica. Nel 512 circa, una spedizione di soccorso in Attica in favore dei Pisistratidi, che decise in loro vantaggio contro gli Spartani, non poteva costituire che un successo momentaneo, tosto ribattuto. L'aristocrazia tessalica è sempre al centro dell'intellettualità greca: come Anacreonte, Simonide e Pindaro sono alla corte dei signori tessalici. Antioco di Farsalo, la cui moglie, Targelia, gli apporta la più raffinata cultura della sua città di Mileto, ha tono regale di vita. Ancora un secolo più tardi Gorgia sarà in Tessaglia. Ma la decadenza politica esterna e le lotte politiche interne logorano quest'aristocrazia: si aggiunge la disgrazia (se non è delitto che sopprime quasi intera per la caduta di un tetto la famiglia deglì Scopadi pianta da Simonide. Entro questa crisi si comprendono i dissensi interni circa le guerre persiane, e soprattutto il deciso appoggio (confermato dalla numismatica contro i dubbî di parte della critica) dato dagli Alevadi ai Persiani, trascinando seco la regione intera.
Finita la guerra persiana, una spedizione punitiva guidata dal re spartano Leotichide fu arrestata dalla corruzione, e non fu più ripresa perché ormai la politica ateniese mirava ad altro. Nel 462 Atene stringeva alleanza con i Tessali; ma nel 457 la cavalleria tessalica passava agli Spartani: di fatto gli Ateniesi sostenevano le aristocrazie, e tentavano poco dopo di riportare l'Echecratida Oreste a Farsalo. All'inizio della guerra del Peloponneso l'alleanza con Atene era riposta su basi più salde. Forse per questa guerra o per la minacciata irruzione dei Traci di Seute veniva detto tago quel Daoco che resterà 27 anni. Sparta rispondeva nel 426 impiantando la colonia militare di Eraclea a dominare le Termopili. Da allora i Tessali, già prima poco impegnati, sono paralizzati; lo spartano Brasida nel 424 sapeva abilmente traversare la Tessaglia giocando sulla rivalità dei Perrebi. Agitazioni politiche suscitate da Atene si constatano ancora in anni più tardi, per opera di Alcibiade, e poi di Crizia, uno dei futuri trenta tiranni, studioso della costituzione tessalica, di cui si dice che fosse venuto a sollevare i penesti. In realtà la Tessaglia è sempre più assorbita dalla crisi interna, dalle lotte tra le città e i proprietarî terrieri e tra aristocrazia e demo nelle stesse città. Una lega di città, che non s' identifica con l'intera Tessaglia, è constatabile con varie mutazioni in tutto il sec. V per le monete federali: tale organizzazione è forse quella che polarizza il contrasto fra Larissa e Fere, cioè assume carattere aristocratico con centro in Larissa. Da Fere nel 404 sorge l'uomo nuovo, che sconfigge gli aristocratici di Larissa in una battaglia sanguinosa e s'impadronisce della tirannide: Licofrone. La sua potenza è anche commerciale, fondata sul dominio del porto di Pagase nel Golfo di Volo. Egli si vale largamente di mercenarî e si giova probabilmente della ribellione di penesti. Da allora l'aristocrazia tessalica per sostenersi è costretta a ricorrere all'aiuto straniero, provocando analogo atteggiamento nei tiranni di Fere, e creando quella zona di reciproco intervento, che darà ai Macedoni l'occasione di dominare la Grecia. Gli aristocratici di Larissa infatti si rivolgono dapprima a Ciro il Giovane di Persia, poi, durato poco il suo aiuto di mercenarî, ad Archelao di Macedonia, il cui intervento in Larissa, ostacolato da Sparta, desta scandalo tra i Greci: a tale intervento si riferisce secondo l'opinione prevalente, il discorso attribuito erroneamente ad Erode Attico. La politica degli aristocratici tessalici è quindi in tali anni ostile a Sparta e per i suoi nemici, durante la guerra corinzia: Sparta perde il possesso della colonia di Eraclea. Più tardi, prima della pace del re (386), era riuscito invece agli Spartani di riconciliarsi - sparito Licofrone - con gli aristocratici tessalici, ricuperare Eraclea e fare una politica comune verso la Macedonia.
La politica di Licofrone venne ripresa in più grande stile, contro Sparta e appoggiandosi su Tebe, da Giasone, diventato tiranno di Fere almeno dal 380, come indiretto successore e probabilmente genero di Licofrone. Riuscito, con l'accordo concluso con il governante moderato di Farsalo, Polidamante, a diventare tago di Tessaglia circa il 374 e a disporre di una forza calcolata a 10.000 opliti e 6000 cavalieri, senza i peltasti (e ora i contingenti militari dovuti al tago erano esplicitamente stabiliti per città, non più per κλὴροι secondo il supersite schema), Giasone non solo era il padrone della Tessaglia (riduceva di nuovo a sudditanza la Perrebia fattasi indipendente), ma mirava ad agire decisamente nella vita collettiva greca. Per quanto aderente dal 375 alla Lega navale ateniese, come l'amica Tebe, tendeva a presentarsi ai Greci quale futuro egemone: straordinarie dicerie, come quella che intendesse impadronirsi dei tesori di Delfo, si spargevano sul suo conto. Ma la crisi delle potenze ateniese e spartana di cui egli si giovava, favoriva inizialmente Tebe, non lui: dopo la battaglia di Leuttra (371) egli, alleato di Tebe, si affrettava sul campo, in realtà per iniziare una mediazione; e approfittava della sconfitta tebana solo per occupare Eraclea. La sua azione in Grecia stava dunque per orientarsi verso nuove imprecise direttive, quando una congiura lo uccideva; seguì un periodo di disordini.
Passati rapidamente i fratelli Polidoro e Polifrone, succedeva Alessandro figlio di Polidoro: egli aveva ucciso Polifrone, come Polissone Polidoro. L'indebolimento del governo di Fere dava la possibilità all'aristocrazia di Larissa di svincolarsi e di organizzare una Lega tessalica, che prima si richiamò alla Macedonia, poi, per liberarsì dell'eccessiva ingerenza macedonica, a Tebe. Alessandro si avvicinava ad Atene. Solo nel 364, dopo precedenti tentativi, riusciva a Pelopida di sconfiggere a Cinoscefale decisamente Alessandro. Se egli stesso moriva, un nuovo esercito tebano aggravava la sconfitta. Tre risultati fondamentali risultavano dall'intervento tebano. La tirannide di Fere era limitata a Fere, Pagase e una parte della Magnesia; Achea Ftiotide e Magnesia diventavano alleati autonomi dei Beoti; la Lega tessalica, non sappiamo precisamente in quale momento, assumeva fisionomia nuova sostituendo al tago un arconte e ai tetrarchi quattro polemarchi. Poiché i penesti da questo tempo non compaiono più nella storia, è probabile che nei rivolgimenti di quegli anni il processo della loro liberazione si accelerasse. Dopo la fine dell'egemonia tebana alla battaglia di Mantinea (362) cessava la influenza beotica, non mutava sostanzialmente la posizione di Alessandro di fronte alla lega tessalica. Alessandro cercava fortuna con la pirateria e compiva colpi pirateschi contro Atene, e in cambio Atene si alleava con la lega. Nel 358 Alessandro era assassinato dai figli di Giasone, Teisofono, Licofrone e Peitolao, che succedevano.
Attraverso la Tessaglia, già più volte minacciata d'intervento macedonico, si preparava il dominio macedonico in Grecia. Coinvolta nella guerra sacra, perché i Focesi avevano mirato anche a colpire il predominio dei Tessali nell'amfizionia delfica, la Lega tessalica si trovò a lottare contro i Focesi e contro i tiranni di Fere, diventati a poco a poco loro alleati. Larissa aveva già una volta invocato l'aiuto di Filippo di Macedonia nel 358; lo tornò a invocare nel 354, e fu la volta decisiva. Nel 353, dopo alterna sorte, la battaglia dei campi di Croco dava praticamente la Tessaglia in mano a Filippo, che distruggeva l'esercito di Onomarco focese e cacciava i tiranni da Fere. Filippo procedeva all'occupazione dei punti più importanti (tra cui Pagase) e staccava la Magnesia e la Perrebia: i dazî e le dogane tessaliche erano assorbiti. Alcuni Tessalici diventavano suoi collaboratori. Nel periodo seguente egli aveva da ricacciare i tiranni di Fere ritornati con un colpo di mano (350) aveva inoltre da affrontare l'ostilità di taluni ambienti aristocratici, naturalmente non più favorevoli come al primo momento; per la fine della guerra sacra, nel 346, la Tessaglia riguadagnava in teoria tutto il prestigio perduto nell'Amfizionia, ma Filippo era il capo effettivo della ricostituita anfizionia. Solo tra il 344 e il 342 faceva le sue riforme decisive nell'ordinamento tessalico. Incerto è se egli istituiva governi suoi (decadarchie) nelle città, come sembra suggerire un testo di Demostene (VI, 22): certo è che egli assunse la carica di arconte a vita e che ripresero importanza come effettivi funzionarî i tetrarchi. La costituzione federale diventava lo strumento del governo personale di Filippo, anticipo del governo personale che instaurerà poco dopo in Grecia. L'esercito tessalico (e in specie la cavalleria) parteciperà largamente alle ulteriori imprese di Filippo e poi di Alessandro Magno. Nella Lega di Corinto i Tessali ebbero parte con 10 voti.
Alessandro Magno fu naturalmente eletto arconte in successione del padre; e la Tessaglia lo seguì in tutte le imprese. Dopo la sua morte, i Tessali si riunirono agli altri Greci nella ribellione contro la Macedonia, abbandonando d'improvviso Antipatro. Il loro valore sfortunato fu tra i principali attori della guerra lamiaca, la cui battaglia decisiva accadde a Crannone. Per la sconfitta la Tessaglia, punita, divenne durevolmente macedonica, subendo le varie vicende del regno a cui fu legata. Nel 294 Demetrio Poliorcete ingrandiva Pagase nella città di Demetriade, quasi sua capitale.
Ai Macedoni la Tessaglia fu contesa però dagli Etoli in forza dell'espansione della lega medesima; ma le energie politiche della regione sono ormai totalmente fiaccate, e del decadimento demografico saranno prova gl'incitamenti ad allargare la cittadinanza dati da Filippo V a Larissa. Gli Etoli erano già penetrati in Tessaglia a sollevare la ribellione nel 321; ma solo dal 274 comincia il vero assorbimento con l'adesione degli Eniani alla lega. Circa il 235 Tessaliotide, Estieotide e Achea fanno la stessa cosa, circa il 229 seguiti dalla Perrebia. Il resto della Tessaglia aderiva alla lega di Antigono Dosone nel 224. La regione intera ritornava sotto il dominio macedonico solo circa il tempo della pace di Fenice con i Romani (205). I Tessali in questa pace figurano giuridicamente come alleati della Macedonia. Sono perciò proclamati autonomi da Flaminino nel 196, che distingue dai Tessali le regioni perieciche: i Tessali sono ordinati in federazione con strateghi annuali e un sinedrio, mentre le città sono sottoposte a collegi di tagi (ordinamento oligarchico). La guerra contro Perseo nel 171 è, tra l'altro, dichiarata per l'ingerenza della Macedonia in Tessaglia. Nel 146 lo scioglimento delle leghe greche stabilito dai Romani non sembra colpisse la Tessaglia. Essa ottenne da Cesare l'immunità tributaria; da Augusto fu attribuita alla provincia di Acaia ed ebbe 6 voti (a nome anche di Magneti, Malî, Eniani e Achei) nella ricostituita anfizionia. Imperatori, come Augusto e Claudio, gradirono di essere strateghi eponimi. Sotto Antonino Pio la Tessaglia dovette passare alla Macedonia, per diventare poi provincia a sé con Diocleziano (capitale Larissa). Gli echi maggiori della vita di età tarda sono di contese di confini tra città.
Bibl.: H. D. Hansen, Early civilization in Thessaly, Baltimora 1933 (con completa bibliografia). Per la storia: V. Costanzi, Saggio di storia tessalica, in Annali delle Università toscane, XXVI (1906) e XXVII (1907); E. Meyer, Theopomps Hellenika, Halle 1909, p. 199 segg.; G. Kipp., Thessalische Studien, Halle 1910; A. Ferrabino, Θεσσλὼν πολιτεία, in Entaphia Pozzi, Torino 1913, p. 71 segg.; H. T. Wade-Gery, Jason of Pherae and Aleuas the Red, in Journ. Hell. Stud., XLIV (1924), p. 51 segg.; U. Kahrstedt, Grundherrschaft, Freistadt und Staat in Thessalien, in Götting. Nachrichten, 1924, p. 128 segg.; A. Momigliano, Tagia e tetrarchia in Tessaglia, in Athenaeum, n. s., X (1932), p. 47 segg.; F. Stählin e E. Meyer, Pagasai und Demetrias, Berlino 1934; H. O. Westlake, Thessaly in the fourth century, Londra 1935, id., The medism of Thessaly, in Journ. Hell. Stud., LVI (1936), p. 12 segg.; A. Momigliano, Un momento di storia greca: la pace del 375 a. C., in Athenaeum, n. s., XIV (1936), p. 3 segg. In questi saggi altra bibliografia.
Le iscrizioni in Inscriptiones graecae, IX, ii (1908), ormai invecchiato. Per le monete, oltre V. B. Head, Historia Numorum, 2a ed., Oxford 1911, p. 290 segg., cfr. F. Herrmann, in Zeitschr. f. Numismatik, XXXII (1921), p. 33 segg. e XXXV (1924), p. i segg., e E. Rogers, The copper coinage of Thessaly, Londra 1932. Per il dialetto tessalico, F. Bechtel, Die griechischen Dialekte, I, Berlino 1921, e K. van de Velde, Thessal. Dialektgeographie, Nimega 1924. Cfr. F. Stählin e Fr. Hiller v. Gärtringen, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., VI A, p. 70 segg.
Nella divisione dell'impero alla morte di Teodosio il Grande (395 d. C.) la Tessaglia fu oggetto di contestazione fra l'Occidente e l'Oriente. Stilicone, basandosi sul fatto che fino all'avvento di Teodosio essa era stata fra i territorî soggetti alla giurisdizione d'Occidente, ne reclamò il possesso per Onorio e con la scusa di difenderla dai Goti, venne ad occuparla; ma fu costretto da Arcadio a ritirarsi. Da allora la Tessaglia fu tra i territorî dell'impero bizantino, ma non come un'unità amministrativa, essendo stata aggregata in parte alla diocesi di Acaia, trasformata nel sec. VIII in tema dell'Ellade, in parte a quella di Epiro. Fu nei secoli VI-XI esposta alle incursioni degli Avari, degli Slavi, dei pirati arabi, che nel 902 distrussero la fiorente e popolosa città di Demetriade, dei Bulgari, che ne ebbero il possesso al tempo dello zar Samuele (977-1014), e dei Normanni, che nel 1082 si spinsero fino a Larissa saccheggiandola. Caduta Costantinopoli in potere dei Franco-Veneziani della IV Crociata (1204), la Tessaglia fu assegnata, insieme con la Macedonia, a Bonifacio marchese del Monferrato: ma i Latini non seppero conservarla a lungo e intorno al 1225 essa passò sotto il dominio di Teodoro Angelo, despota d'Epiro. Nel 1271 Giovanni, fratello del despota Niceforo I, la staccò dagli altri territorî dell'Epiro, e con l'Acarnania e l'Etolia ne fece uno stato a sé che egli governò col titolo di sebastocratore di Tessaglia o della Grande Valacchia, come in quel tempo la Tessaglia era chiamata per la presenza di numerosi immigrati valacchi, che sembra costituissero il gruppo etnico più importante della regione. La dinastia degli Angelo si mantenne sino al 1318, quando il paese fu rioccupato in parte dai Bizantini, mentre su un'altra parte si stabiliva il dominio della Compagnia Catalana. Nel 1349 fu conquistata da Stefano Dušan, re di Serbia, il quale, fra gli altri titoli, prese quello di conte di Valacchia, ossia di Tessaglia. Alla morte di Stefano (1355), Simeone Uroš, governatore dell'Acarnania e dell'Etolia, insorge contro il suo successore Stefano Uroš, stacca dal regno di Serbia la Tessaglia e se ne fa signore. A lui successe il figlio Ivan Uroš sotto il quale, nel 1393, la Tessaglia fu conquistata dai Turchi. Sotto il lungo dominio ottomano i Greci tornano ad essere l'elemento etnico più importante nella Tessaglia. I Valacchi si riducono a pochi gruppi isolati nella zona montuosa dell'Olimpo e del Pindo, mentre i Turchi si stanziano in numero limitato nelle città. La lingua comunemente parlata ritorna ad essere la greca e con essa si diffonde il sentimento nazionale greco. La Tessaglia si sente parte essenziale della risorgente Grecia e quando, nel 1821, scoppia la guerra dell'indipendenza, il moto vi si propaga ad opera, principalmente, dell'etarista Anthimos Gazis il quale con altri insorti, vi costituì un governo provvisorio. La rivolta fu rapidamente soffocata da Dramali pascià; ma i Tessali continuarono a prender parte al movimento nazionale combattendo in Morea e inviando proprî rappresentanti nelle assemblee greche dove si discutevano gl'interessi comuni della nazione. La Tessaglia, tuttavia, non fu inclusa nei confini del nuovo regno di Grecia, fissati nelle convenzioni del 22 marzo 1829 e del 7 maggio 1832, e i varî tentativi insurrezionali, scoppiativi negli anni seguenti, dei quali i più notevoli furono quello dell'aprile 1854 e quello del febbraio 1878, furono sempre repressi dalle preponderanti forze ottomane. Finalmente, dopo un'abile lotta diplomatica, con la convenzione del 24 maggio 1881, la Grecia ottenne la cessione della Tessaglia. Nell'aprile del 1897, scoppiata una nuova guerra fra Greci e Turchi, questi rioccuparono la Tessaglia, ma la restituirono alla conclusione della pace, il 4 dicembre dello stesso anno.