TESMOTETI (ϑεσμοϑέται, thesmothetae)
A capo della repubblica ateniese vi erano "i nove arconti"; l'arconte (detto più tardi "eponimo", perché col nome dell'arconte si indicava l'anno), il re (βασιλεύς), il polemarco e i sei tesmoteti. Questi ultimi, sebbene compresi coi primi in un'unica espressione collettiva, non avevano con essi alcun vincolo di collegialità.
Nell'età classica (sec. V e IV) i tesmoteti erano annui ed eletti a sorte; loro ufficio era l'istruzione di un numero grandissimo di cause, pubbliche e private; fra le pubbliche, quelle per delitti contro lo stato: tentativi contro gli ordinamenti democratici, tradimento, proposta di decreto in contrasto con le leggi, proposta di legge non opportuna, reati commessi in qualità di pritano, di proedro, di έπιστάτης, ecc. Erano di loro competenza anche i processi per reati che, sebbene ledessero direttamente il singolo, turbavano profondamente l'ordine giuridico e le libere istituzioni: oltracotanza (ὔβρις), adulterio, sequestro di persona, lenocinio, prostituzione, furto, falsità in atto pubblico, sicofantia. Appartenevano al foro dei tesmoteti anche alcune cause private.
Nell'età in cui vigono gli ordinamenti democratici i tesmoteti hanno solo uffici formali; conservano le prove prodotte in istruttoria dalle parti e dirigono il dibattito davanti ai giudici popolari. È incerto se in un periodo anteriore avessero il potere di giudicare le cause, decidendole con sentenza. Si ritiene che la loro istituzione cada nel periodo in cui, decadendo la monarchia, le attribuzioni del re venivano assunte da magistrati civili, ma non è possibile determinare se essi fossero istituiti agli inizî della repubblica ateniese, ovvero, secondo quanto riferisce Aristotele, molto tempo dopo gli altri tre arconti.
Bibl.: J. H. Lipsius, Das attische Recht u. Rechtsverfahren, Lipsia 1905-15, pp. 68 segg., 374 segg., 627 segg.; G. De Sanctis, Αρϑίς, 2a ed., Torino 1912, p. 133 segg.