TEOFILO da Verona
TEOFILO da Verona. – Secondo una testimonianza autobiografica, nacque a Verona il 13 aprile 1572 e fu battezzato alla presenza di Martino dal Peron e della contessa Isabella Campagna (Biblioteca civica di Verona, Compendio delle croniche di Verona, 1367, f. 30v), ma non è noto il nome di battesimo. Della famiglia d’origine si conosce soltanto il cognome paterno, Bruni.
Il 15 maggio 1591 vestì l’abito dei cappuccini a Verona prendendo il nome di Raffaele, che mutò in Teofilo forse al momento della professione avvenuta il 13 settembre 1593. Fu ordinato sacerdote il 22 dicembre 1601. Una malattia contratta in gioventù ne condizionò l’intera esistenza e contribuì a orientarlo a una vita religiosa dedicata principalmente agli studi.
È probabile che iniziasse lo studio di geometria, matematica e astronomia sotto la guida di Amedeo da Verona, un confratello esperto di orologi solari. Tuttavia, altri e più affidabili dati biografici si desumono dalle opere. Da esse risulta che perfezionò le sue conoscenze di astronomia e gnomonica studiando sia i matematici antichi (Euclide e Archimede in particolare), sia le opere di confratelli, come Cherubino Sandolini da Udine, e quelle di altri astronomi come il veronese Giovanni Padovani, lo spagnolo Juan de Rojas, il domenicano Egnazio Danti e il gesuita Christopher Clavius.
Scelse di pubblicare i suoi scritti in volgare traendoli da più ampie versioni latine rimaste inedite, con l’intenzione primaria di divulgare metodi semplici per realizzare orologi diurni e notturni, fissi e portatili. A tale scopo li corredò di incisioni da lui stesso concepite, realizzate e – per le raffigurazioni degli strumenti di calcolo – verificate empiricamente. Oltre che di costruzione delle meridiane, si occupò di geometria pratica allo scopo di fornire ad architetti, cartografi e artigiani metodi pratici e strumenti di misurazione di oggetti remoti. Si segnala in particolare il nuovo strumento descritto in Dell’armonia astronomica (1631, pp. 161 s., 165 s.) dal quale, secondo Scipione Maffei, «è stata ricavata la Tavoletta Pretoriana [...]» (Maffei, 1738, p. 189).
Nelle pagine di argomento astronomico Teofilo non perse occasione di ribadire una concezione finalistica del cosmo pienamente conforme all’ortodossia controriformistica, evidenziando gli elementi di concordanza tra la Bibbia e il geocentrismo aristotelico-tolemaico. Forse per questo alcuni biografi hanno avanzato l’ipotesi che sia stato lui l’autore di «un libretto [..] contro il moto della terra» di cui Fulgenzio Micanzio diede notizia a Galileo Galilei in una lettera dell’8 marzo 1636 (G. Galilei, Edizione nazionale delle opere, Firenze 1905, XVI, p. 400). Tuttavia, benché egli fosse uno dei pochi cappuccini della Provincia veneta in possesso di conoscenze adeguate in materia, le fonti disponibili non bastano a corroborare tale ipotesi. Merita però di essere menzionata la tesi sviluppata nell’Armonia astronomica (1622) in merito alle macchie lunari studiate da Galileo con il cannocchiale. A questo proposito egli riteneva incontestabile che «il corpo lunare non [fosse] terso o pulito [...]; ma montuoso, e cavernoso notabilmente più che la Terra», ma attribuiva tale situazione all’aver «Dio create tutte le cose con gradi di perfettione [...] e colocate, secondo i lor gradi, in debiti luoghi», ossia dalla massima imperfezione della Terra, posta nel luogo più basso del cosmo, alla crescente perfezione dei pianeti superiori (pp. 52 s).
Il fatto che, a partire dal 1623, le opere di fra’ Teofilo siano state stampate da Francesco Grossi a Vicenza suggerisce che egli abbia trascorso dei periodi di tempo in quella città. Ciò troverebbe conferma nei rapporti di patrocinio con il conte Francesco Caldogni, amatore delle matematiche e preposto ai confini per la Repubblica Veneta a Vicenza. Negli ultimi anni si interessò marginalmente ad alcuni fenomeni curiosi della zoologia (Dell’armonia astronomica..., cit., 1631, pp. 111-113); tramite i medici Francesco Pona e Francesco Turchi fu in contatto con i principali circoli scientifici e letterari di Verona; infine, attingendo a cronachisti cinquecenteschi come Torello Saraina si occupò anche di storiografia veronese (Compendio delle croniche di Verona..., cit.). Morì a Vicenza il 18 agosto 1638.
Opere. Di un Trattato di fare gli orologi, et altri istromenti matematici (Venezia 1617) segnalato dai biografi settecenteschi (Maffei, 1731, p. 469; Haym, 1773, p. 525) non si trova copia né risulta registrato nei principali OPAC; De geometrica cubi et sphaerae duplicatione, triplicatione, et ulterius, nec non divisione cubica, Veronae 1619 (opuscolo raro in possesso della Biblioteca civica di Verona, 154.2, 932/17); Armonia astronomica, et geometrica, Venezia 1621 e 1622; Frutti singolari della geometria. Nuova inventione della linea, che quadra il circolo, e delle tre, e quattro proportionali, Vicenza 1623; Novo planisferio o astrolabio universale, Vicenza 1625; Dell’armonia astronomica, et geometrica. Parte seconda, Vicenza 1631.
Fonti e Bibl.: Per un’attenta descrizione sia degli autografi, sia di copie delle opere edite contenenti correzioni e aggiunte di mano di Teofilo conservati in varie biblioteche italiane (di particolare importanza gli esemplari in possesso della Biblioteca Estense di Modena), si veda G. Crisostomo da Cittadella, Biblioteca dei frati minori cappuccini della provincia di Venezia (1535-1939), Padova 1944, pp. 263-266. A queste fonti si aggiungano: Verona, Biblioteca civica, 1367, b. 46/7: Compendio delle croniche di Verona cavato dall’historie delli Saraina, Corte e Tinto; Verona, Biblioteca Capitolare, cod. 272: Theophili Bruni Veronensis trac’octo de mathematicis rudimentis, geometria, astronomia et horologiis multiplicibus; Firenze, Biblioteca Mediceo-Laurenziana, Fondo Ashburnham 267: Armonia astronomica e geometrica dove s’insegna la ragione di tutti gli orologi. Dell’epistolario non è rimasta traccia.
L. Wadding, Scriptores ordinis minorum, Romae 1650, p. 322; G.M. Figatelli, Retta linea gnomonica, Modena 1675, p. 8; Dionysius a Genua, Bibliotheca scriptorum ordinis minorum S. Francisci capuccinorum, Genuae 1680, p. 302; A. de Brigenti da Mantova, Glossographia onomatographica, Mantova 1702, ad nomen; S. Maffei, Verona illustrata. Parte seconda, Verona 1731, pp. 246, 469; Id., Osservazioni letterarie, II, Verona 1738, p. 189; Bernardus a Bononia, Bibliotheca scriptorum ordinis minorum sancti Francisci capuccinorum, Venetiis 1747, p. 237; F. Barbarano de Mironi, Historia ecclesiastica della città, territorio, e diocese di Vicenza. Libro quarto, Vicenza 1760, pp. 196 s.; G. Mazzucchelli, Gli scrittori d’Italia, II, parte IV, Brescia 1763, p. 2222; N.F. Haym, Biblioteca italiana, ossia notizia de’ libri rari italiani, II, Milano 1773, p. 525; F. Cancellieri, Le due nuove campane di Campidoglio benedette dalla santità di n.s. Pio VII, Roma 1806, p. 64; L. Federici, Elogi istorici de’ più illustri ecclesiastici veronesi, III, Verona 1818-1819, App., p. 20; L. Maini, Di alcuni frati cappuccini illustri, Verona 1863, pp. 40 s.; U. Tergolina, Padre Teofilo Bruni, in Le Venezie francescane, IV (1935), pp. 27-33; G. Crisostomo da Cittadella, P. Teofilo Bruni da Verona, in Id., Biblioteca dei frati minori cappuccini della provincia di Venezia (1535-1939), Padova 1944, pp. 263-266; Anonimo, Theophilus a Verona, in Lexicon capuccinum: promptuarium historico-bibliographicum ordinis fratrum minorum capuccinorum (1525-1950), Roma 1951, p. 1692; G. Saccardo, Necrologio dei frati minori cappuccini della Provincia Veneta, Padova 1975, p. 380; A. Gunella, Un abaco per trovare la durata del giorno e della notte, in XIII Seminario nazionale di gnomonica. Atti..., Lignano Sabbie d’oro... 2005, s.l. 2005, pp. 114-116, http:// www.ilpaesedellemeridiane.com/seminario/atti/x. htm (14 aprile 2019); N. Severino, Gli orologi solari portatili di Teofilo Bruni e le ‘ore Aquilonari’, http:// www.nicolaseverino.it/Articoli/Gli%20orologi%20solari%20portatili%20di%20Teofilo%20Bruni%20e%20le.pdf.