TEODORETO di Ciro
Nacque intorno al 393 ad Antiochia, e ivi compì la sua formazione spirituale nell'insegnamento delle scuole monastiche, e in un certo senso, di maestri quali S. Giovanni Crisostomo, di cui se non ascoltò la parola, meditò la dottrina e subì l'influsso nell'esegesi dei testi biblici. Eletto vescovo di Ciro (Siria), fu tratto dalle necessità del suo compito, assolto con autorità ed efficacia, e dalle condizioni stesse della Chiesa, nella quale sorgevano sempre nuove eresie, a prendere posizione in favore di quella ch'egli riteneva l'espressione più ortodossa della fede, e partecipò attivamente a tutte le controversie e lotte in cui la disputa cristologica era venuta a degenerare anche sul terreno politico. Rappresentanti dei due indirizzi in contrasto erano da una parte Nestorio dall'altra Cirillo di Alessandria. Contro Nestorio, Cirillo scagliò 12 anatematismi, nei quali era combattuta la dottrina dualistica che nella questione cristologica Nestorio aveva sostenuto; ma non mancarono i nestoriani di ritorcere le accuse di Cirillo, e tra essi quello che con maggiore chiarezza e dottrina precisò le posizioni e i termini del problema fu T., il quale scrisse 12 antianatematismi, in risposta a quelli di Cirillo. Partendo da una distinzione tra il concetto di "natura" e quello di "persona" (in forza del primo, dovendosi attribuire all'uomo ciò ch'è umano, a Dio ciò ch'è divino; in forza del secondo, dovendosi mettere in comune ciò ch'è proprio delle singole nature e attribuire a Cristo Salvatore sia l'umano sia il divino), egli, pur condividendo il dualismo nestoriano, venne a rappresentare nella disputa teologica una corrente moderata, poiché non condannò mai il termine theotókos sostenuto da Cirillo, e nel resto la sua professione di fede è conforme all'ortodossia dei Padri. Ciò, tuttavia, non lo preservò dalle persecuzioni degli avversarî, anche dopo che su una formula da lui escogitata era avvenuta la conciliazione dei due partiti (433). T., come nestoriano, fu deposto dalla carica nel concilio di Efeso (449) a opera dei seguaci di Eutiche, ed esiliato ad Apamea; fu poi reintegrato da papa Leone, e il provvedimento fu sanzionato dal concilio di Calcedonia (451), quando si trattò della questione dei condannati di Efeso. Ma prima di essere riabilitato fu costretto a pronunciare l'anatema contro Nestorio ("Anatema a Nestorio e a chi non attribuisce a Maria il titolo di madre di Dio o divide il Cristo in due Figli!"). Il che, tuttavia, non dovette riuscirgli assai grave, perché il concilio, se condannava Nestorio, ne accettava però sostanzialmente alcuni punti della dottrina, della quale T. aveva sempre evitato gli eccessi delle formulazioni polemiche, e ne riabilitava i seguaci prima condannati.
Molti degli scritti di T., e sono quasi tutti gli scritti dogmatici, andarono distrutti perché condannati come eretici nel concilio di Costantinopoli dell'anno 537. Quello che ci rimane tuttavia basta a testimoniare in T. un'attività e una vastità d'interessi assai spiccata, che abbraccia l'esegesi scritturale, la storia ecclesiastica, l'apologetica e la letteratura polemica. Scritti polemici sono l'Eranistes seu polymorphus, un dialogo in tre libri, in cui si mostrano i germi di varie eresie nascosti sotto la dottrina dei monofisiti; i trattati De incarnatione Domini e De sancta et vivifica Trinitate. Gli scritti esegetici comprendono commenti continuati a varî libri dell'Antico Testamento e alle epistole di S. Paolo o soluzioni di singole difficoltà. Gli scritti storici sono un'Historia religiosa seu ascetica vivendi ratio, che comprende trenta biografie di Padri, un'Historia ecclesiastica a tendenza apologetica, che continua l'Historia ecclesiastica di Eusebio e va fino all'anno 428, un Haereticarum fabularum compendium in cui alle concezioni eretiche è contrapposta la dottrina ortodossa. Degli scritti apologetici ci rimangono i dieci sermoni De providentia e i dodici libri della Graecarum affectionum curatio, che godette di una singolare fortuna, non del tutto proporzionata ai suoi meriti, giacché l'opera non si segnala per novità o profondità di pensiero, ma per certo rigore sistematico con cui la materia è ordinata ed è raccolto il frutto della precedente letteratura apologetica, per cui T. poté essere considerato come "l'ultimo apologeta del cristianesimo primitivo".
Scrittore generalmente corretto, Teodoreto ha nei suoi scritti, di pregio stilisticamente diverso, qualità di chiarezza e di semplicità, anche in quelli destituiti d'interesse artistico e però condotti con una certa negligenza. La chiarezza e profondità con cui sono formulati i termini delle questioni dogmatiche, e con cui sono risolti secondo il metodo razionale e storico della scuola antiochena i problemi esegetici della Scrittura, si rispecchia nelle opere più perfette a cui è raccomandata la fama dell'autore: tale, appunto, il più delle opere esegetiche.
Ediz.: Gli scritti superstiti di T. furono editi da J. Sirmond, Parigi 1642, in 2 voll.; da J. Garnier più completamente in 5 voll., Parigi 1684; da J.L. e J.A. Noesselt, Schultze, Halle 1769-1774, in 5 voll., riprodotti in Patrol. Graeca, LXXX-LXXXIV, Parigi 1860; ottima ed. critica della Historia eccles., a cura di L. Parmentier, Lipsia [1911]; della Graec. affect. curatio, di J. Rader, Lipsia 1904, seguita da N. Festa, che la ripubblicò accompagnata da un'ottima traduzione dei libri I-IV, Terapia dei morbi pagani, Firenze 1932; più recentemente A. Möhle, Theod. von Kyros, Kommentar zu Sesaia, Berlino 1932.
Bibl.: Oltre a O. Bardenhewer, Geschichte der altkirchlich. Lit., IV, 2a ed., Friburgo in B. 1924, p. 219 segg.; A. Bertram, Theodor. episc. Cyren. doctrina christologica, Hildesheim 1883; K. Günther, Theod. von Cyrus, Aschaffenburg 1913.