TELLURIO
. Elemento chimico; peso atomico 127,5, numero atomico 52. Fu così chiamato (dal lat. tellus "terra") da M.H. Klaproth, che, per primo, nel 1798 lo fece oggetto di accurate ricerche. Successivamente J.J. Berzelius, nel 1832 ne stabilì le analogie con lo zolfo e col selenio. Esso era però conosciuto anche dagli antichi mineralogisti che lo chiamarono aurum paradoxum o metallum problematicum.
Il tellurio nativo può contenere quantità apprezzabili di selenio e di oro e anche tracce di zolfo e di ferro. Il minerale cristallizza nella classe ditrigonale scalenoedrica in prismi esagonali terminati dai romboedri {10ī1} e {01ī1} che abitualmente hanno piccolissime dimensioni. Più spesso si trova in masse minutamente granulari. La sua durezza varia fra 2 e 2,5, il peso specifico fra 6,1 e 6,3. I cristalli presentano una sfaldatura prismatica perfetta, hanno colore bianco di stagno e lucentezza metallica. Riscaldato al cannello, il tellurio volatilizza completamente; se in contatto dell'aria, svolge fumi bianchi di TeO2. Il tellurio nativo si trova in alcuni dei giacimenti dei tellururi d'oro e d'argento sottoindicati.
Altri minerali del tellurio sono: la tetradimite, di composizione Bi2Te3, qualche volta con presenza di zolfo e di selenio, che si trova in piccoli cristalli romboedrici plurigeminati, specialmente a Oraviţa in Romania, in Cecoslovacchia, in Svezia e in diverse località degli Stati Uniti. La silvanite (Au, Ag) Te2, in cristalli monoclini, spesso raggruppati in dendriti che rassomigliano ai caratteri ebraici, donde i nomi di silvanografico, orografico; la krennerite, della medesima composizione, ma in cristalli rombici; la calaverite, tellururo d'oro monoclino, la petzite (Ag, Au)3 Te2, massiccia; la nagyagite, solfotellururo d'oro e d'argento (v.), in sottili laminette del rombico, che assomigliano ad ematite, costituiscono minerali auriferi industrialmente sfruttati per ricavarne il prezioso metallo. I loro giacimenti più importanti si trovano in Transilvania (Romania), nella contea di Boulder, nel Colorado, in quella di Calaveras, in California, nel distretto di Kalgoorlie, nell'Australia occidentale. È in quest'ultima regione che si trova la kalgoorlite, che è una miscela di petzite con un tellururo di mercurio, la coloradoite. L'altaite, cubica, è un tellururo di piombo, trovato nei monti Altai, insieme alla hessite, tellururo d'argento, in cristalli cubici spesso assai distorti, che si rinviene anche in diverse miniere della Transilvania. La joseite, della miniera S. José, presso Mariana, nello stato di Minas Geraes (Brasile) e la wehrlite di Plzeň in Cecoslovacchia, sono tellururi di bismuto, che si presentano in masse lamellari. La rickardite e la weissite sono tellururi di rame, mentre è un tellururo di nichelio la melonite. I composti ossigenati naturali nei quali è presente il tellurio sono rarissimi. A essi appartengono la durdennite e l'emmonsite, che sono tellurati idrati di ferro, e la montanite, tellurato di bismuto, che si trova come incrostazione terrosa sopra la tetradimite, dalla cui ossidazione proviene.
Il tellurio si estrae dai suoi minerali, dalle fanghiglie delle camere di piombo o da quelle provenienti dalla metallurgia del rame, dell'oro e del bismuto. A seconda della complessità del prodotto adoperato come materia prima, l'estrazione richiede una serie di operazioni assai complicate e varie, dipendenti dalla natura delle impurezze da eliminare. I metodi hanno sempre per scopo di portare in soluzione il tellurio allo stato di tellururi, di telluriti o tellurati alcalini; per decomposizione dei primi mediante l'ossigeno dell'aria o per opportuna riduzione dei secondi, si ottiene l'elemento.
Del tellurio sono note due modificazioni allotropiche, una amorfa, nera (che si può preparare per riduzione dei suoi composti, ad es., dell'acido telluroso con SO2), l'altra, cristallina (che si può ottenere per lento raffreddamento del tellurio fuso).
Il tellurio ha un aspetto bianco argenteo; il suo punto di fusione (nel vuoto) è 452° (Simek e Stehlik); bolle a 1390° (Sainte-ClaireDeville e Troost).
È insolubile nel solfuro di carbonio; si scioglie, specialmente caldo, in acido solforico concentrato, impartendogli una colorazione rossa (nelle stesse condizioni, le soluzioni di selenio sono verdi) e formando TeSO3: per diluizione, precipita il tellurio sotto forma di polvere nera. Nell'ossigeno e nell'aria brucia con fiamma blu vivace, verdastra ai bordi, formando vapori bianchi di anidride tellurosa TeO2.
Il tellurio trova applicazione, in piccola quantità, nell'industria vetraria e sembra che possa averne in terapeutica per le proprietà antisettiche che presentano numerosi suoi composti organici.
In questo elemento i caratteri metallici sono più marcati che nel selenio e perciò le proprietà dei suoi composti si discostano alquanto da quelle dei corrispondenti composti del Se. Ricorderemo i principali. L'idrogeno tellurato (H2Te) si può ottenere attaccando con gli acidi i tellururi metallici (ad es., quelli di Fe e di Zn). È un gas incoloro, maleodorante, velenoso, solubile nell'acqua alla quale impartisce debole reazione acida; all'aria, la soluzione si ossida facilmente ad H2O e Te. Come H2, S, l'idrogeno tellurato reagisce con numerosi sali metallici per dare i corrispondenti tellururi insolubili.
L'anidride tellurosa o biossido di tellurio (TeO2) si può ottenere: a) per combustione del Te nell'ossigeno, o per ossidazione dell'elemento con HNO3 diluito; b) per disidratazione dell'acido telluroso H2TeO3, e, a causa dell'instabilità di quest'acido, decomponendo un tellurito con un acido; c) per idrolisi, con eccesso di acqua, del tetracloruro o del tetrabromuro. Costituisce una polvere bianca; TeO2 è dimorfo (Klein e Morel). Presenta anche carattere basico molto debole.
All'acido telluroso corrispondono i telluriti (ad es. K2TeO3). H2TeO3 viene ridotto da varî riducenti.
L'acido tellurico si prepara per ossidazione dell'elemento o del biossido con ossidanti energici, come H2O2, acido cromim e acido nitrico, cloro, o per decomposizione dei tellurati con un acido (ad es. del tellurato di bario con acido solforico). Dalle soluzioni di acido tellurico si ottengono, per evaporazione, i cristalli di un idrato corrispondente alla formula H2TeO4 • 2H2O o Te(OH)6. L' acido tellurico non ha comportamento analogo all'acido solforico: è, infatti, un acido debole che viene facilmente ridotto da varî riducenti. Anche le proprietà dei suoi sali si discostano da quelle dei solfati: il tellurato di Ba, ad es., non è così insolubile come il solfato.
La preparazione dell'anidride tellurica (TeO3) è difficile: si può ottenere per disidratazione dell'acido corrispondente ad una temperatura non troppo elevata, in modo da evitare la sua dissociazione. Costituisce una massa bruna.
Il tellurio può essere determinato quantitativamente precipitandolo, dai suoi composti, allo stato elementare con opportuni riducenti, e pesandolo.