TELESFORO di Cosenza
Non si tratta di uno pseudonimo, come fu creduto, bensì di un eremita francescano, forse della congregazione di Clareno, che sembra passasse poi fra i Gerolamini approvati da Gregorio XI nel 1373. Fra il 1356 e il 1365 scrisse una profezia che è un florilegio preso dagli scritti autentici di Gioacchino di Fiore (v.) e da altri scritti a lui attribuiti. Un altro autore compilò la lettera dedicatoria ad Antoniotto Adorno, doge di Genova, il 3 settembre 1386, quando Genova era sotto l'influsso della Francia.
La profezia è posta in relazione con le "cause, stato, cognizione e fìne dello scisma presente e delle tribolazioni future massime al tempo del futuro re d'aquilone che chiamerà sé stesso Federico III imperatore fino al tempo del futuro papa chiamato pastore angelico e di Carlo re di Francia, futuro imperatore dopo il sopradetto Federico III". Rispecchia perciò una tendenza nazionalista francese a proposito dell'estinzione dello scisma cominciato dopo l'elezione di Urbano VI. La profezia fu edita la prima volta a Venezia nel 1516.
Bibl.: F. Kampers, Kaiserprophetien und Kaisersagen, Monaco 1896, p. 235 segg.; H. Grundmann, Die Papstprophetien des Mittelalters, in Archiv für Kulturgeschichte, XIX, i, p. 109 segg.; E. Donckel, Studien über die Prophezeiung des Fr. Telesforus von Cosenza, in Archivum Franciscanum histor., XXVI (1933), 29 segg., con il testo critico della profezia a p. 282 segg.