TELEFONO (XXXIII, p. 405; App. II, 11, p. 959; III, 11, p. 909)
Negli anni 1960-79 il sistema telefonico ha continuato a estendersi e a svilupparsi sia per quanto riguarda il numero di utenti collegati sia per quanto riguarda le comunicazioni effettuate. In particolare, in campo mondiale si è passati da 133,6 milioni di apparecchi telefonici esistenti nel 1949 a 426,1 milioni nel 1977; in Italia da 3.517.908 apparecchi installati al 31 dicembre 1959 si è passati a 17.087.638 al 31 dicembre 1978.
Evoluzione nella trasmissione e nella commutazione telefonica. - L'evoluzione che si è verificata negli anni Sessanta e Settanta nella trasmissione e nella commutazione telefonica è stata determinata, come in generale l'evoluzione nell'intero campo delle telecomunicazioni, dalla conoscenza di nuove possibilità di generazione e trasmissione delle informazioni e dalla disponibilità di nuovi componenti elettronici, in particolare a semiconduttori.
Una conseguenza delle nuove conoscenze e disponibilità è stata l'impiego in telefonia di segnali numerici; questi sono costituiti da elementi di segnale binari (zero e uno) e possono, quando siano state adottate opportune leggi per esprimere o codificare informazioni di qualsiasi natura per mezzo di tali elementi binari, essere impiegati sia per le comunicazioni telefoniche, sia per comunicazioni di altro tipo (per dati, videotelefonia, ecc.). Una rete che accetti e tratti segnali numerici può quindi in via di principio essere impiegata per vari servizi di telecomunicazioni (v. telecomunicazioni, in questa App.).
Una seconda conseguenza è stata l'impiego nella commutazione telefonica di elaboratori. Gli organi di comando di un commutatore telefonico devono infatti controllare in generale il funzionamento dell'impianto e in particolare devono, sulla base delle informazioni d'indirizzo ricevute e dei programmi in essi previsti, generare i comandi per l'assetto della rete di connessione e scambiare informazioni con gli organi di comando di altri commutatori interessati allo stabilire le comunicazioni. Le predette funzioni possono essere svolte nel modo più conveniente con elaboratori: in questi i programmi non sono più determinati da cablaggi, ma sono scritti in memorie il cui contenuto può essere variato per mezzo di segnali elettrici, il che dà fra l'altro nuove possibilità di servizi sia per l'esercente sia per gli utenti. Un organo di comando di un commutatore costituito da un elaboratore è potenzialmente in grado di comandare una rete di connessione per telefonia, per comunicazioni di dati e per altri servizi, e può quindi essere utilizzato per l'integrazione di questi in un unico sistema di telecomunicazioni.
Con l'impiego di organi di comando in tecnica elettronica diviene conveniente che lo scambio dei segnali tra i commutatori non avvenga più utilizzando i circuiti destinati alle conversazioni telefoniche o fili associati a questi circuiti, ma utilizzando circuiti particolari, sui quali si realizzano canali di segnalazione comune a più circuiti di conversazione. I criteri di formazione e trasmissione dei segnali possono sui canali di segnalazione comune essere adattati in modo ottimale ai requisiti dello scambio di informazioni tra elaboratori. La rete dei circuiti di segnalazione può, per es., essere una rete separata da quella dei circuiti di conversazione e può essere ottimizzata per suo conto; dal loro canto, i circuiti per le conversazioni risultano utilizzati solo per queste e non più anche per le fasi di segnalazione che precedono e seguono la fase di conversazione. Sistemi di segnalazione su canale comune sono stati sviluppati per sistemi di commutazione realizzati in vari paesi; dal canto suo il CCITT (Comité Consultatif International Télégraphique et Téléphonique di Ginevra) ha studiato il sistema CCITT n. 6 e ha in avanzata fase di definizione il CCITT n. 7, idoneo per vari servizi di telecomunicazioni e ottimizzato per la velocità di cifra di segnali binari di 64 kbit/sec, uguale a quella relativa a un canale telefonico nella trasmissione su un sistema PCM (Pulse Code Modulation).
Un'ulteriore conseguenza della conoscenza di nuovi metodi per la generazione e il trattamento delle informazioni e della disponibilità di nuove tecnologie è stata la realizzazione di commutatori in tecnica elettronica. Per mezzo di dispositivi a semiconduttori si sono infatti realizzati sia commutatori a divisione di spazio, nei quali a ciascuna delle comunicazioni contemporanee vengono assegnati organi elementari o elementi di commutazione separati, sui quali vengono trasmessi solo i segnali relativi a quella comunicazione, sia commutatori a divisione di tempo, nei quali a ciascuna delle comunicazioni contemporanee vengono, in via di principio, assegnati elementi di commutazione solo per uno tra più intervalli di tempo appartenenti a una successione di tempi ripetitiva: in tal modo questi elementi di commutazione risultano interessati, a intervalli di tempo diversi, dai segnali relativi a comunicazioni diverse.
Un commutatore in tecnica elettronica a divisione di spazio svolge in via di principio le medesime funzioni di un commutatore in tecnica elettromeccanica: a esso possono quindi fare capo i tipi di circuiti e di segnali accettati da questo. Un commutatore a divisione di tempo richiede invece che i segnali da commutare siano organizzati, sia per quanto riguarda le linee entranti che le linee uscenti, in circuiti multipli a divisione di tempo; sui segnali relativi a tali circuiti esso deve in generale svolgere sia la funzione di trasposizione nel tempo, consistente nell'emettere in un determinato ordine sulle linee uscenti i segnali presentatisi in un ordine generalmente diverso sulle linee entranti, sia la funzione di trasposizione nello spazio, consistente nel mettere in connessione per un intervallo di tempo una determinata linea uscente con una linea entrante.
Il tipo fondamentale di commutatore a divisione di tempo per segnali numerici è il commutatore di posizioni di tempo, indicato normalmente con la lettera T e rappresentato schematicamente in figura. Esso è sostanzialmente realizzato con memorie; i segnali numerici presenti sui circuiti entranti vengono dapprima scritti in memorie e vengono poi letti da queste in funzione delle connessioni da stabilire tra i circuiti entranti e i circuiti uscenti. Di qui la presenza di due tipi di memorie: le une con funzione di tampone, che negl'intervalli di tempo di una determinata trama registrano tutti i segnali provenienti dai circuiti entranti, e le altre con funzione di comando, che controllano a ogni trama il trasferimento dei medesimi segnali sui circuiti uscenti. A titolo di esempio e con riferimento alla rappresentazione schematica in figura, si debbano trasferire i segnali che si presentano nell'intervallo di tempo ti, relativo a uno dei 32 circuiti entranti, in un successivo intervallo di tempo tj relativo a uno dei 32 circuiti uscenti. Nel corso del tempo ti ha luogo la scrittura dei segnali nella corrispondente cella i della memoria tampone. Nel corso del successivo tempo tj viene letto il contenuto della cella della memoria tampone che, a seguito delle informazioni di selezione inviate al commutatore, la memoria di comando ha in precedenza associato a tj. Questa cella è, nell'esempio considerato, la cella i; il relativo contenuto, costituito dai segnali che erano stati scritti nel tempo ti, viene quindi trasferito sul circuito uscente corrispondente a tj.
Un commutatore a divisione di tempo per segnali numerici in grado di svolgere la funzione di trasposizione nello spazio è il commutatore a divisione di spazio multiplo nel tempo, indicato normalmente con la lettera S e rappresentato schematicamente in figura: nell'ipotesi che i segnali relativi a un certo circuito entrante abbiano durata ti e periodo T (con ti ≪ T), l'organo di comando può, per es., far realizzare dalla rete di connessione per il tempo ti la connessione tra la linea con circuiti entranti m e la linea con circuiti uscenti n stabilendo in questo modo, per il medesimo tempo ti la connessione di uno dei circuiti entranti con uno degli uscenti. In un altro tempo tj il commutatore può stabilire con i medesimi elementi di commutazione la connessione tra altri circuiti; il numero massimo di connessioni che è possibile realizzare contemporaneamente è N. Un commutatore S presuppone il perfetto sincronismo tra i segnali dei circuiti entranti e uscenti e non permette variazioni nelle posizioni temporali dei medesimi.
I commutatori T hanno una limitazione nella capacità raggiungibile con essi nella velocità massima a cui possono funzionare le memorie; a seconda dei casi i commutatori elettronici numerici possono quindi essere costituiti da soli stadi T, o in particolare per la realizzazione di commutatori di relativamente elevate capacità, da combinazioni come TST, STS, ecc.
Alla fine degli anni Settanta la maggior parte dei commutatori telefonici è ancora realizzata con tecniche che possono dirsi tradizionali, anche se naturalmente evolute nelle tecnologie e nei princìpi. La tecnica elettronica è però già divenuta da qualche tempo di corrente impiego.
La prima centrale facente uso di un elaboratore elettronico per lo svolgimento delle funzioni di comando è stata quella di Morris negli SUA, da 400 numeri, che è stata messa in servizio nel 1960 ed è rimasta attiva per circa un anno. La rete di connessione era del tipo a divisione di spazio ed era costituita da accoppiatori a punti d'incrocio realizzati con tubi a gas. La centrale di Highgate Wood in Londra, da 3200 numeri, rimasta in servizio dal 1960 al 1962, ha applicato per la prima volta nella rete pubblica la commutazione a divisione di tempo utilizzando come componente fondamentale tubi a vuoto (pentodi). Nel 1965 è stata messa in servizio a Succasunna negli SUA la prima centrale del tipo ESS 1 (Electronic Switching System n. 1), avente la rete di connessione realizzata con relè con contatti metallici e come comando un elaboratore a programma fissato. L'ESS 1 ha rappresentato il primo sistema in tecnica semielettronica entrato poi in produzione su scala industriale: alla fine del 1978 ne erano in servizio negli SUA circa 1700 centrali, alle quali erano collegati oltre 40 milioni di apparecchi. La commutazione a divisione di tempo di segnali numerici costituiti da impulsi modulati in codice è stata sperimentata nel 1971 nella centrale di Moorgate in Londra; il primo sistema di commutazione del medesimo tipo entrato in modo permanente in servizio pubblico è stato il sistema E 10, installato all'inizio degli anni Settanta in Francia.
I semiconduttori stanno trovando crescente impiego anche in altri campi: per es., negli apparecchi telefonici per la realizzazione di amplificatori associati a microfoni elettrodinamici, piezoceramici, ecc. Questi si pongono come alternativa ai microfoni a carbone, ancora di pressoché generale impiego.
Regolamentazione telefonica in campo internazionale. - In campo internazionale, la regolamentazione relativa ai servizi telefonici è sostanzialmente quella facente capo alla UIT (Union Internationale des Télécommunications), con sede a Ginevra: essa si articola in convenzioni, l'ultima delle quali è stata approvata a Malaga-Torremolinos nel 1973, e in norme e raccomandazioni emesse dagli organismi specializzati della UIT stessa. Altre norme e raccomandazioni applicate in campo internazionale vengono redatte da organi operanti in ambito più ristretto; tra questi, la CEPT (Conférence Européenne des administrations des Postes et des Télécommunications), istituita a Montreux il 26 giugno 1959 con la partecipazione di 19 paesi al fine d'istituire una stretta collaborazione nel campo dei servizi postali e di telecomunicazioni.
Legislazione e regolamentazione telefonica in Italia. - La costruzione e l'esercizio degl'impianti di telecomunicazioni in Italia sono disciplinati dal Testo Unico approvato con d.P.R. 29 marzo 1973, n. 156, che ha sostituito il Codice postale e delle telecomunicazioni del 27 febbraio 1936, n. 645, senza peraltro modificare i princìpi della legislazione già vigente in materia. Detta legislazione prevede che i servizi di telecomunicazioni appartengono in esclusiva allo stato e in conseguenza nessuno può esercire impianti di telecomunicazioni senza avere ottenuto la relativa concessione.
Per la concessione del servizio, il concessionario deve pagare allo stato il canone annuo stabilito dagli atti di concessione; la legge dispone che per le concessioni telefoniche a uso pubblico detto canone non possa essere inferiore al 4% degl'introiti lordi del concessionario. Per quanto riguarda la durata delle concessioni, la legge stabilisce che questa è fissata negli atti relativi; prima della scadenza lo stato può peraltro procedere al riscatto della concessione con preavviso di un anno. Allo scopo di dare al concessionario il sufficiente periodo di sicurezza di gestione, lo stato può rinunciare alla facoltà di riscatto per un periodo non superiore ai 30 anni. Alla scadenza della concessione, lo stato subentra nella proprietà degl'impianti costituenti la concessione, pagando al concessionario un compenso corrispondente al valore degl'impianti stessi.
Per quanto riguarda il servizio telefonico, la legge riconosce ai terzi il diritto di richiedere il collegamento alla rete urbana territorialmente competente, alle condizioni generali stabilite dal regolamento che disciplina i rapporti fra l'abbonato e l'esercente il servizio. Gli abbonati hanno il diritto di provvedere direttamente, avvalendosi di ditte autorizzate dal ministero delle Poste e Telecomunicazioni, all'esecuzione di impianti telefonici interni da collegare in derivazione alla rete pubblica. Il collegamento alla rete pubblica e la manutenzione degl'impianti interni devono però essere eseguiti esclusivamente dall'esercente il servizio, il quale per la manutenzione può delegare l'abbonato stesso quando si tratti di impianti interni di alta potenzialità che richiedono la presenza continua di personale di manutenzione.
Alla data attuale (1979), in Italia il servizio telefonico è gestito in parte direttamente dallo stato (tramite l'Azienda di stato per i servizi telefonici) e in parte in concessione dalla SIP, Società Italiana per l'esercizio telefonico p. a., con sede in Torino, costituita il 29 ottobre 1964 con la fusione delle società SIP, Vizzola, PCE, Pinerolese di elettricità, STIPEL, TELVE, TIMO, TETI e SET, e dalla Italcable, Servizi cablografici, radiotelegrafici e radioelettrici, S.p.A., con sede in Roma, nata nel 1941 dalla fusione nella Italcable, Compagnia italiana dei cavi telegrafici sottomarini, fondata nel 1921, della soc. Italoradio, sorta nel 1923. In particolare, il servizio telefonico in campo nazionale è ripartito tra l'Azienda di stato per i servizi telefonici, che gestisce il traffico interurbano fra 37 distretti telefonici distribuiti su tutto il territorio italiano, e la SIP, che gestisce in esclusiva il servizio urbano e il restante traffico interurbano, cioè quello tra i rimanenti 194 distretti e tra ciascuno di questi con quelli gestiti dall'Azienda di stato per i servizi telefonici; il servizio telefonico in campo internazionale è ripartito fra l'Azienda di stato per i servizi telefonici con competenza per il traffico con i paesi europei e con Algeria, Cipro, Egitto, Libia, Marocco, Tunisia e Turchia, e l'Italcable, che gestisce tutto il rimanente traffico internazionale.
Per quanto riguarda i mezzi di comunicazione, il ministero delle Poste e Telecomunicazioni, con d.P.R. 12 febbraio 1965, n. 1130, ha dato alla Telespazio, S.p.A. per le comunicazioni spaziali, con sede in Roma, costituita il 18 ottobre 1961, l'esclusiva per l'impianto e l'esercizio dei sistemi di telecomunicazione via satellite.
La struttura della rete telefonica italiana risulta dal Piano regolatore telefonico nazionale, approvato con d. min. 27 luglio 1970. Detto Piano, che fa parte integrante della convenzione tra il ministero delle Poste e Telecomunicazioni e la SIP, stabilisce i criteri generali da seguire per la strutturazione e l'esercizio della rete telefonica e delle sue varie componenti (centrali, stazioni amplificatrici, ecc.). A tal fine il territorio nazionale è suddiviso in 21 compartimenti telefonici, comprendenti in tutto o in parte il territorio di una regione, o eccezionalmente parte del territorio di regioni confinanti. Ogni compartimento è costituito da distretti (in totale 231); ogni distretto telefonico è suddiviso in settori telefonici. Infine, il settore telefonico raggruppa una o più reti urbane.
Con la Concessione del 21 ott. 1964 (approvata con d.P.R. 26 ott. 1964, n. 1954), le aggiuntive del 27 febbr. 1968 e 12 ag. 1972 e con la convenzione normativa del 20 febbr. 1975, il ministero delle Poste e Telecomunicazioni ha concesso in esclusiva alla SIP, per tutto il territorio nazionale suddiviso in 5 zone, l'esercizio dei seguenti servizi: a) il servizio telefonico urbano a uso pubblico e i servizi ausiliari e accessori; b) il servizio telefonico interurbano a uso pubblico, fatta eccezione per il traffico telefonico fra 37 distretti (di cui 21 corrispondono ai distretti sede di centro di compartimento) elencati nella convenzione stessa; c) il servizio telefonico internazionale di frontiera; d) il servizio delle commissioni telefoniche entro determinati limiti; e) il servizio di accettazione, trasmissione, ricezione fonica e recapito dei telegrammi in località sede di posto telefonico pubblico, ma che sono sprovviste di ufficio P.T. (fonotel); f) il servizio di dettatura fonica dei telegrammi da e per gli abbonati al t. nell'ambito di ciascun distretto telefonico; g) il servizio di trasmissione, fra gli abbonati, di messaggi di tipo telegrafico (trasmissione dati, ecc.) con velocità di trasmissione superiore a 200 baud, utilizzando sia la normale rete telefonica pubblica a commutazione, sia istituendo impianti e collegamenti speciali quando non esistono quelli dell'Amministrazione.
La SIP è stata inoltre impegnata a istituire e a sviluppare gradualmente: h) il servizio di filodiffusione (trasmissione su filo dei programmi radiofonici dell'ente che gestisce il servizio delle radiodiffusioni circolari); i) il servizio radiomobile (segnalazioni e conversazioni telefoniche fra posti fissi di abbonato e mezzi terrestri o lacuali in movimento, esclusi i collegamenti con aeromobili o con i piroscafi in navigazione marittima); l) gl'impianti necessari per consentire la trasmissione di programmi televisivi su cavo.
Tra le disposizioni più importanti contenute nella Concessione vanno menzionate quella che fissa il canone di concessione nella misura del 4,5% (eventualmente aumentabile dopo un quinquennio sugl'introiti lordi); quella che stabilisce l'obbligo di utilizzare solo tipi di materiale e apparecchiature approvati dall'Amministrazione; quella relativa all'obbligo della concessionaria di mantenere e garantire il segreto delle comunicazioni telefoniche. In merito alla durata, viene stabilita come scadenza la data del 31 dicembre 1996, salvo il diritto di riscatto riconosciuto all'Amministrazione con preavviso di almeno un anno a partire dall'inizio del quinquennio precedente la scadenza della convenzione stessa.
Per quanto si riferisce ai servizi di telecomunicazioni internazionali, con la Convenzione del 27 febbraio 1968 (approvata con d.P.R. 6 marzo 1968, n. 497) il ministero delle Poste e Telecomunicazioni ha concesso in esclusiva all'Italcable, con date modalità e con limitazioni prevalentemente riguardanti le relazioni con paesi europei, i seguenti servizi: a) il servizio internazionale dei telegrammi a uso pubblico, a eccezione dei telegrammi di stampa; b) il servizio internazionale telefonico a uso pubblico; c) il servizio internazionale telex a uso pubblico; d) il servizio internazionale di trasmissione dati su reti di commutazione a uso pubblico; e) il servizio internazionale di fototelegrafia a uso pubblico. Sono stati inoltre concessi non in esclusiva all'Italcable servizi internazionali di telegrammi di stampa a uso pubblico e servizi di radiocomunicazioni unilaterali a ore fisse.
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