TELEFONO (XXXIII, p. 405; App. II, 11, p. 959)
Telefonia urbana. - Il settore urbano della telefonia ha avuto nell'ultimo decennio un notevolissimo sviluppo relativamente all'estendersi delle reti e all'incessante incremento degli abbonati. Si è passati da 70,7 milioni di apparecchi telefonici esistenti nel mondo nel 1949 ai 133,6 milioni di apparecchi del 1959; in particolare in Italia da 1.110.685 apparecchi installati al 31 dicembre 1949 si è passati ai 3.517.908 installati al 31 dicembre 1959, con un incremento, in un decennio, del 214%.
Questo imponente sviluppo quantitativo è avvenuto senza che intervenissero radicali trasformazioni sia nella costituzione degli impianti (reti urbane di distribuzione e di giunzione e centrali urbane), sia nelle modalità di esercizio e nelle norme di carattere amministrativo e tariffario.
In particolare, per quanto si riferisce alla commutazione urbana automatica, sono da tempo in corso studî e ricerche tendenti a introdurre in tale settore la tecnica elettronica, ma anche se il giorno 17 novembre 1960 è entrata in servizio a Morris (Illinois, S. U. A.) la prima centrale per servizio pubblico completamente elettronica (3000 abbonati), non si può dire che si sia ancora usciti da una fase di ricerca e di esperimento. Cosicché le reti locali o urbane si presentano oggi sostanzialmente con le stesse caratteristiche che avevano circa un decennio fa. Sono tuttavia da segnalare alcune innovazioni tecniche di un certo rilievo.
Nella costruzione dei cavi telefonici si è affermato in modo notevole l'impiego delle materie termoplastiche, sia per il rivestimento isolante dei conduttori, sia per la guaina esterna di protezione.
Nei cablaggi per i collegamenti interni nelle centrali, l'impiego di cavi isolati con materiali derivati dal politene e dal cloruro di polivinile è ormai cosa di carattere generale; più lenta, invece, la penetrazione dei cavi in materiali termoplastici nel settore delle reti esterne di distribuzione e di giunzione, dove l'impiego dei cavi tipo Patterson, isolati in carta e aria e con guaina in piombo, è, almeno in Italia, tuttora predominante. L'uso di una guaina in materia plastica al di sopra di una guaina di piombo di spessore ridotto si è dimostrato molto efficace ai fini della protezione del piombo dalle corrosioni di carattere chimico ed elettrolitico.
Un nuovo elemento recentemente entrato nella tecnica delle reti urbane è l'amplificatore a impedenza negativa.
Il principio di funzionamento di questo amplificatore è d'inserire nel circuito un quadripolo che presenta un'impedenza di segno contrario all'impedenza del circuito da amplificare, cosicché viene a diminuire l'impedenza (e quindi l'attenuazione) presentata dal complesso circuito più amplificatore.
Il guadagno che si ottiene con tali amplificatori è inferiore a quello ottenibile con amplificatori di tipo classico; ma le particolari caratteristiche di semplicità che essi presentano, particolarmente nella realizzazione transistorizzata, e soprattutto la loro qualità di non interrompere la continuità metallica del circuito su cui sono inseriti, ne hanno facilitato l'impiego sui circuiti di giunzione urbana.
Si è ottenuto in tal modo un miglioramento nelle caratteristiche di trasmissione delle linee di giunzione e un'economia nel rame impiegato per la costruzione delle linee stesse.
Altro nuovo elemento di recente impiego nella tecnica delle reti urbane è il concentratore di traffico. Scopo di questi dispositivi è di ovviare all'inconveniente, economicamente assai rilevante, della scarsa utilizzazione delle linee di abbonato, ossia dei circuiti (generalmente costituiti da due fili metallici) che collegano l'apparecchio dell'utente alla centrale. Rilievi statistici di traffico hanno mostrato che le linee d'abbonato normali (escluse cioè le linee cui fanno capo molti apparecchi derivati) presentano, nel periodo di massimo traffico, occupazioni comprese tra 3 e 6 minuti per ora; il che vuol dire che dette linee restano inutilizzate per il 90÷94% del tempo anche nel periodo di punta del traffico. Raggruppando il traffico di un certo numero di utenti e avviandolo su un fascio di circuiti comuni, ciascuno dei quali viene messo a disposizione del singolo utente solo quando l'utente richiede la comunicazione, si realizza un notevolissimo aumento nel tempo di occupazione dei circuiti; questo principio è stato utilizzato dalla tecnica della commutazione telefonica sia nei collegamenti interni delle centrali, sia nelle linee di giunzione tra centrali diverse; il "concentratore di traffico" lo estende alla rete di collegamento tra la centrale e gli utenti.
Il concentratore è costituito da due apparecchiature. Una di esse viene installata fuori della centrale in prossimità del gruppo di utenti da servire, e gli utenti stessi sono ad essa collegati con linee individuali; l'altra parte viene installata in centrale e attraverso di essa si realizza il collegamento con l'autocommutatore: le due apparecchiature sono collegate tra di loro da un numero di linee di giunzione notevolmente inferiore al numero di linee individuali di utente. Ad es., si hanno concentratori da 21 utenti con 5 giunzioni; da 50 utenti con 10 giunzioni; da 100 utenti con 18 giunzioni.
I concentratori finora entrati in esercizio sono di tipo elettromeccanico; ma sono in corso studî per costruire dei concentratori di tipo elettronico, ad es. con modulazione d'impulsi a codice. L'applicazione della tecnica elettronica dovrebbe consentire di realizzare economicamente dei concentratori di notevole capacità (ad es. 1000 utenti), e può intravedersi la possibilità che con tali apparecchiature si possa ottenere il trasferimento in prossimità degli utenti della parte di centrale relativa allo stadio finale d'abbonato; ma tutto questo è attualmente ancora da considerarsi soltanto come un orientamento del lavoro di ricerca dei laboratorî.
Per quanto si riferisce alle modalità d'esercizio e al regime tariffario, è da notare l'estendersi, in modo pressoché generale, della commutazione automatica; in conseguenza la tariffa urbana a contatore ha assunto sempre maggiore importanza ed è nettissima la tendenza verso la tariffa a contatore integrale; anche in Italia l'ultima recente variazione tariffaria (decreto ministeriale 19 settembre 1959) ha ridotto a metà il numero delle comunicazioni in franchigia nelle grandi reti urbane a contatore.
Ricorderemo infine che in quasi tutti i paesi europei, compresa l'Italia, è stata introdotta la diffusione di programmi radiofonici mediante la rete telefonica con frequenze vettrici dell'ordine dei 200÷300 kHz; a questo servizio è stato dato il nome di filodiffusione (v. in questa App.).
Telefonia interurbana. - Lo sviluppo e l'evolversi della telefonia interurbana è stato nell'ultimo decennio veramente notevole; tanto nel settore dei mezzi di trasmissione che in quello delle modalità di esercizio si sono verificati radicali trasformazioni e cospicui miglioramenti.
Importantissimo è stato l'estendersi dal settore urbano al settore interurbano della tecnica della commutazione automatica, il che ha progressivamente consentito di effettuare una percentuale sempre più forte delle chiamate interurbane in teleselezione, cioè comandando a distanza, a mezzo degli impulsi prodotti da un disco combinatore o da una tastiera, la scelta delle linee occorrenti per stabilire il collegamento desiderato: la comunicazione viene stabilita con una serie di successive e rapidissime commutazioni automatiche con l'intervento per ogni comunicazione di una sola persona che comanda la selezione a mezzo del disco combinatore o della tastiera.
A seconda che questa persona sia un'operatrice o l'abbonato stesso che desidera la comunicazione, si ha la "teleselezione di operatrice" o la "teleselezione di abbonato".
Nel caso della teleselezione di operatrice la comunicazione viene stabilita con l'intervento di una sola operatrice (quella che ha ricevuto la richiesta in partenza), che chiama automaticamente l'abbonato richiedente e l'abbonato richiesto e li mette in comunicazione attraverso il suo tavolo, provvedendo alla compilazione di un cartellino che serve come base per l'addebito al richiedente dell'importo della comunicazione.
Nel caso della teleselezione di abbonato la comunicazione è stabilita senza l'intervento dell'operatrice e l'addebito viene fatto o mediante l'invio di impulsi di conteggio sul contatore dell'abbonato chiamante o attraverso la registrazione degli elementi caratteristici della conversazione effettuata automaticamente da un organo detto "tariffografo". Il tariffografo identifica il numero del chiamante, determina attraverso le cifre selezionate lo scaglione tariffario e fornisce su un cartellino o su una zona perforata la documentazione degli elementi occorrenti per effettuare il calcolo e l'addebito dell'importo da pagare.
Col diffondersi della teleselezione d'abbonato si è anche diffuso un sistema di tassazione delle comunicazioni, detto a tariffa ciclica, che, rispetto al vecchio sistema a unità di 3 minuti, presenta una assai maggiore corrispondenza tra l'importo da pagare e il tempo di occupazione dei circuiti.
Il principio su cui si basa questo sistema di tassazione è il seguente: durante la comunicazione s'inviano sul contatore d'abbonato o sull'apposito dispositivo di registrazione del tariffografo, degli impulsi di conteggio distanziati tra loro da un intervallo di tempo tanto più breve quanto maggiore è la distanza superata dalla comunicazione stabilita. In tal modo a parità di distanza il numero degli impulsi incamerati dal dispositivo di conteggio risulta proporzionale alla durata della comunicazione e una conversazione di breve durata, anche se effettuata su una notevole distanza, può dar luogo a un addebito non rilevante.
Il traffico telefonico a lunga distanza ha avuto un imponente sviluppo sia riguardo al numero delle comunicazioni, sia riguardo all'ambito sempre più vasto nel quale si svolgono le comunicazioni stesse; si è infatti passati dall'ambito nazionale all'ambito continentale e intercontinentale. Questo sviluppo si è svolto parallelamente al progredire e all'evolversi dei mezzi di trasmissione e anzi proprio le radicali trasformazioni e i notevolissimi progressi avvenuti in questo settore lo hanno consentito.
Il fattore fondamentale è stato l'affermarsi e il perfezionarsi della tecnica elettronica e il conseguente sviluppo dei mezzi di trasmissione a frequenza vettrice. Le apparecchiature a frequenza vettrice, quando si sia in possesso di un mezzo che consenta la trasmissione di un'ampia banda di frequenza, consentono l'inoltro contemporaneo di un forte numero di comunicazioni; in prima approssimazione tante comunicazioni quante volte l'intervallo di 4 kHz sta nell'intera banda trasmessa.
Il cavo coassiale ha messo a disposizione dei collegamenti telefonici a frequenza vettrice un mezzo che per le sue ottime caratteristiche di diafonia e di attenuazione ha consentito di utilizzare su un unico circuito portante una gamma di alcuni MHz, il che ha permesso di realizzare mediante una coppia di tubi coassiali fino a 900 conversazioni contemporanee (v. anche telecomunicazioni, in questa App.). Un collegamento portante di analoghe caratteristiche vien messo a disposizione delle apparecchiature a frequenza vettrice anche dai ponti radio. La rete telefonica a grande distanza va quindi prendendo ormai esclusivamente l'aspetto di un complesso di circuiti in alta frequenza istradati su cavi a bicoppie, su cavi coassiali o su ponti radio e commutati a 4 fili negli eventuali centri di transito.
Il progressivo estendersi delle possibilità di comunicazioni telefoniche a un ambito sempre più vasto e il rapido svilupparsi del sistema di esercizio teleselettivo della rete, hanno fatto sorgere nuovi problemi relativi alla numerazione degli abbonati, alla qualità di trasmissione e ai sistemi di segnalazione per la commutazione automatica a grande distanza.
Per ottenere che il contemporaneo svilupparsi degli impianti in regioni e in nazioni diverse potesse poi fondersi a costituire un tutto armonico con le dovute possibilità d'interconnessione, è stato necessario provvedere a sempre più precise e approfondite regolamentazioni sia su piano nazionale, sia su piano internazionale.
In Italia con decreto del ministro delle Poste e Telecomunicazioni (decreto n. 321; Gazzetta Ufficiale del 30 dicembre 1957) è stato approvato il Piano regolatore telefonico nazionale. Esso suddivide il territorio nazionale in 215 distretti telefonici e raggruppa questi in 21 compartimenti aventi come centri: Torino, Milano, Verona, Bolzano, Venezia, Trieste, Bologna, Ancona, Perugia, Pescara, Genova, Firenze, Pisa, Roma, Cagliari, Napoli, Bari, Potenza, Catanzaro, Catania, Palermo. Un distretto è diviso a sua volta in settori telefonici, e ciascun settore comprende una o più reti urbane.
Entro ciascun distretto l'abbonato è contraddistinto dal suo numero, e ciascun distretto è poi contraddistinto da un numero indicativo interdistrettuale, che, premesso al numero dell'abbonato, consente di effettuare la teleselezione nell'ambito nazionale.
Il piano regolatore fissa le norme fondamentali per l'istradamento delle comunicazioni; definisce il codice di segnalazione a due frequenze foniche da adottare sui circuiti della rete primaria, colleganti tra loro i centri di compartimento; stabilisce le regole da osservare nella ripartizione dell'equivalente di trasmissione tra le varie parti costituenti le comunicazioni complessive da abbonato ad abbonato; precisa le norme da osservare nei centri di transito con commutazione a 4 fili.
Sul piano internazionale tutta la regolamentazione fa capo all'U.I.T. (Unione Internazionale delle Telecomunicazioni), fondata a Madrid nel 1932, il cui organo supremo è la Conferenza dei plenipotenziarî; nel campo specificatamente telefonico la U.I.T. si vale come organo consultivo del C.C.I.T.T. (Comitato Consultivo Internazionale Telegrafico e Telefonico), che ha il compito di effettuare studî e di emettere pareri sulle questioni tecniche, di esercizio e di tariffe concernenti la telegrafia e la telefonia.
Le concessioni telefoniche in Italia.
Con l'introduzione in Italia del servizio telefonico avvenuta su scala industriale nel 1881, si manifestarono due tesi contrapposte, una favorevole alla gestione privata e l'altra a quella statale. La prima si appoggiava alla prontezza d'azione ed al maggior spirito d'iniziativa proprî dell'industria privata, mentre la seconda poneva l'accento sull'interesse pubblico connesso col servizio.
Agli inizî si ebbe una gestione privata in base a concessioni accordate dal govemo, desumendosi dalla legge sarda 13 giugno 1853, n. 1563, che stabiliva il monopolio dello stato sul servizio telegrafico, il principio dell'esclusiva su tutte le comunicazioni a distanza. Con la l. 7 aprile 1892, n. 184, venne espressamente riservata allo stato l'esclusiva del servizio telefonico e fu conferita al governo la facoltà di accordare la concessione dell'esercizio a privati. Seguì la l. 15 febbraio 1903, n. 32, che risolse la questione sulla convenienza di una gestione statale o privata prevedendone una mista, dando maggiore ampiezza alle concessioni ed autorizzando il govemo a costruire proprie linee. Le sopra citate leggi furono riunite e coordinate nel t. u. 3 maggio 1903, n. 196, che rappresenta la base della successiva legislazione telefonica, e con r. d. 21 maggio 1903, n. 253, fu approvato il relativo regolamento di esecuzione.
Successivamente, affermatasi la tendenza favorevole alla gestione diretta di tutto il servizio telefonico da parte dello stato, con la l. 15 luglio 1907, n. 506, il governo fu autorizzato a riscattare gli impianti delle società concessionarie più importanti e così il ministero delle Poste e dei Telegrafi si trovò a gestire direttamente la maggior parte del servizio. Questioni di ordine economico pregiudicarono, tuttavia, l'attuazione di quello sviluppo del servizio che si era inteso realizzare con la gestione statale. Varie commissioni elaborarono piani tecnico-finanziarî che ebbero solo limitata attuazione, con gravi ripercussioni sul servizio di cui si manifestava una crescente richiesta.
In tale situazione il governo, in base alla delega concessagli dalla l. 3 dicembre 1922, n. 1601, con il r. d. 8 febbraio 1923, n. 399 (modificato con i rr. dd. 4 maggio 1924, n. 837, g aprile 1925, n. 431, e 2 dicembre 1928, n. 2873) decise di cedere la gestione telefonica all'industria privata. Con i citati provvedimenti, infatti, si autorizzò il governo stesso ad accordare concessioni di durata minima di 25 anni e massima indefinita, si stabilì che lo stato aveva facoltà di rinunciare, nell'atto di concessione, al diritto di riscatto per un periodo di 30 anni e si prevìde che il compenso per il riscatto avrebbe dovuto essere commisurato al valore effettivo degli impianti al momento del loro passaggio allo stato. Suddivisa l'Italia in cinque zone territoriali e determinatane una sesta riguardante le linee interurbane principali ed internazionali, furono indette le gare per addivenire alle concessioni, in base ad apposito schema di convenzione che, tra l'altro, prevedeva l'obbligo di sviluppare gli impianti secondo un piano decennale dedotto dal progetto redatto nel 1917 dalla commissione nominata dal ministro Fera, progetto cui lo stato aveva già dato un inizio di esecuzione.
In base alle offerte pervenute dalle Società concorrenti, la I zona (Piemonte e Lombardia) fu aggiudicata alla STIPEL, la II zona (tre Venezie) alla TELVE, la III zona (Emilia, Marche, Abruzzo e Molise e Umbria eccetto il circondario di Orvieto) alla TIMO, la IV zona (Liguria, Toscana, Lazio, Sardegna e circondario di Orvieto) alla TETI, la V zona (Campania, Puglie, Basilicata, Calabria e Sicilia) alla SET. Per la VI zona, risultata deserta la relativa gara essendo stata presentata una sola offerta, la gestione rimase allo stato per mezzo di una speciale Azienda autonoma per i servizî telefonici, costituita con il r. d. l. 14 giugno 1925, n. 884 (convertito nella l. 28 marzo 1926, n. 562), cui fu altresi attribuito il compito di provvedere alla sorveglianza di tutti i servizî, sia ad uso pubblico che privato, dati in concessione. La gestione del servizio concesso alle anzidette società e di quello affidato all'Azienda statale ebbe effetto dal 1° luglio 1925.
La legislazione telefonica fu riordinata con l'emanazione del codice postale e delle telecomunicazioni, approvato con il r. d. 27 febbraio 1936, n. 645, e del relativo regolamento di esecuzione (r. d. 19 luglio 1941, n. 1198).
Nell'imminenza della scadenza del termine di preavviso per il riscatto delle concessioni notificato alle anzidette società, trascorso il quale lo stato, ove non avesse stipulato con le medesime nuove convenzioni, avrebbe dovuto operare il riscatto senza una precisa disciplina della procedura da seguire, il governo emanò il d. l. 6 giugno 1957, n. 374 (convertito con lievi modificazioni nella l. 26 luglio 1957, n. 615), che ha innovato, in aderenza alle direttive del Parlamento, il procedimento per addivenire alla concessione di servizî telefonici ad uso pubblico previsto dal codice e relativo regolamento, colmando altresì le lacune ivi esistenti riguardo alle modalità del riscatto.
In particolare, il suddetto provvedimento legislativo stabilisce che tali concessioni possono essere accordate, senza la formalità della gara, solo a società per azioni il cui capitale sia direttamente o indirettamente posseduto in maggioranza dallo stato. Ciò rappresenta un'originale soluzione del problema telefonico, andandosi ad aggiungere a quelle, sulla cui convenienza mai si erano spenti i dibattiti, costituite dalla gestione esclusivamente privata o esclusivamente statale o mista statale e privata. Il riscatto ha poi avuto una completa e precisa regolamentazione e di notevole rilievo è la disciplina del pagamento del prezzo poiché, essendone l'onere trasferito alle società concessionarie subentranti, non è richiesta la necessità d'iscrizione di fondi nel bilancio statale, salvo ovviamente nel caso in cui lo stato intendesse effettuare il riscatto in proprio.
In applicazione delle vigenti disposizioni di legge sono state stipulate, con effetto dal 1° gennaio 1958, nuove convenzioni con le precedenti società concessionarie, per tre delle quali (STIPEL, TELVE e TIMO) la maggioranza del capitale azionario era già da tempo detenuto dallo stato attraverso l'Istituto per la Ricostruzione Industriale e per le rimanenti era di recente venuto a concretarsi tale necessario requisito.
Il nuovo regime giuridico si prefigge, con l'adozione delle più progredite tecniche, un imponente sviluppo del servizio telefonico, per il quale occorrono capitali talmente ingenti da superare le pur ampie possibilità di società private, che per la loro stessa natura, se non fossero controllate dallo stato, non sarebbero facilmente disposte ad investimenti che dessero profitti a lunga scadenza. Inoltre, la graduale attuazione del piano regolatore telefonico nazionale, che ha per meta finale la teleselezione integrale nell'ambito nazionale, comporta un'armonica e coordinata azione amministrativa, le cui direttive siano ispirate in modo unitario al concetto che il servizio telefonico è un servizio pubblico, in quanto deve rispondere alle esigenze sociali dello stato di soddisfare con la maggiore estensione possibile un bisogno collettivo e deve promuovere lo sviluppo dell'economia e garantire la sicurezza della vita sociale, perseguendo pertanto fini extra economici. È appunto in considerazione di tale concetto di servizio pubblico che i servizî telefonici nella maggior parte dei paesi del mondo sono gestiti direttamente dallo stato, salvo pochi casi di gestione mista (in Europa, oltre che in Italia, in Danimarca, Finlandia, Norvegia e Portogallo) e alcuni casi di gestione privata (Spagna, Stati Uniti d'America, Giappone e Messico), peraltro soggetta a particolari controlli.
Eventi di rilievo nel campo dei servizî telefonici in Italia, oltre alla stipula delle nuove convenzioni, sono stati: la redazione dell'accennato piano regolatore telefonico nazionale, la realizzazione da parte dell'Azienda di stato per i servizi telefonici di un'imponente rete di cavi coassiali e di fasci hertziani; il rifacimento, tuttora in atto, di tutti gli impianti statali di commutazione interurbana ed internazionale; l'inizio della teleselezione da utente, attuata tra Milano e Torino nei due sensi (prossimamente verrà attuata tra altri importanti centri nazionali); il collegamento, con onere a carico dello stato, di tutti i comuni e delle frazioni aventi determinati requisiti; il potenziamento ed il riordino da parte delle concessionarie di tutti i propri impianti.
Per il servizio gestito direttamente dallo stato si e passati da una rete che nel 1935, anno di ultimazione della prima rete nazionale, consisteva in 452 circuiti nazionali ed in 108 circuiti internazionali, con uno sviluppo complessivo di circa 174.000 km ad una rete che nel 1959 può valutarsi in 2790 circuiti nazionali e 590 intennazionali, con uno sviluppo di circa 1.402.000 km di circuito. In corrispondenza, i dati di traffico sono passati da circa 10,5 milioni di unità di comunicazioni nazionali ed internazionali a circa 62 milioni.
Anche per quanto riguarda la telefonia concessa, nello stesso periodo di tempo si è verificato in tutte le cinque concessionarie un notevolissimo incremento, che ha portato dal 1935 al 1959 gli abbonati da 389.000 a 2.785.000, l'automatizzazione dal 57,3% al 96,5% ed i valori del traffico interurbano sociale da poco più di 30 milioni di unità ad oltre 332 milioni. La teleselezione da abbonato nell'ambito di ciascuna zona di concessione, iniziata soltanto nel periodo postbellico, ha raggiunto nel 1961 una ragguardevole estensione in tutte le principali località dell'Italia settentrionale e centrale, negli Abruzzi e Molise e nella Campania e ne è in corso la graduale introduzione nelle altre regioni meridionali.