fecondita, tasso di
fecondità, tasso di Indicatore utilizzato in demografia (➔) (ingl. fertility rate). Il tasso grezzo è dato dal rapporto tra il numero di nati vivi (➔ natalità) da donne in età feconda (15-49 anni) e l’ammontare della popolazione residente femminile in età feconda (per 1000). Il tasso specifico si calcola come rapporto tra il numero di nati vivi da donne di una determinata età e l’ammontare della popolazione residente femminile della stessa età (per 1000), considerando solo la popolazione femminile in età feconda. Il tasso totale è dato dalla somma dei tassi specifici di fecondità. Esso fornisce il numero medio di figli, in una coorte fittizia di 1000 donne, non toccate dalla mortalità (➔), che sperimentano, alle varie età della vita feconda, i tassi specifici per età di f., osservati in un determinato anno di calendario. In un’ottica generazionale, il tasso che assicura a una popolazione la possibilità di riprodursi, mantenendo costante la propria struttura, è pari a 2,1 figli per donna (non semplicemente 2, perché si deve tenere conto della mortalità infantile). In Italia, nei primi anni del 21° sec., si è registrato un aumento del tasso di f., che nel 2009 ha toccato il valore di 1,42. Uno dei fattori alla base di tale ripresa è il contributo delle nascite da genitori stranieri. L’altro elemento determinante è il cosiddetto recupero della posticipazione della f.: le generazioni di donne nate a partire dagli anni 1960 realizzano, mediamente, la f. in età più avanzata. Nonostante tale incremento, i valori sono ancora considerevolmente inferiori alla media europea (1,62 nel 2009) e al livello necessario alla stazionarietà, al netto dei flussi migratori, che finora hanno consentito, dato il tasso di mortalità, di evitare al nostro Paese un calo demografico.